giovedì 29 gennaio 2009

GETTING TO THE ROOTS AND BEANS&CLAMS SOUP - SCOPRENDO LE RADICI E LA NOSTRA ZUPPA DI FAGIOLI E VONGOLE


Se penso ai miei nonni è come se una cascata di luce gialla mi inondasse. Se penso ai miei nonni non posso non pensare alla mia infanzia, a che stagione magica è stata la mia vita con loro. La memoria ingrandisce i particolari e li mette a fuoco. Sono profondamente legata al ceppo del loro amore.


Mio nonno, eccentrico, con quegli occhi azzurro cielo che parlavano senza bisogno d'emettere parola, estroverso, allegro, viveva prendendo la vita per il bavero della spensieratezza, sembrava che nulla lo preoccupasse mai veramente e forse era così. Sempre distratto, dimenticava le sue cose nel raggio di chilometri e se non le ritrovava sfornava un sorriso ed un'alzata di spalle. "Sono cose da ridere queste!" diceva.



Aveva così tanta fiducia nel prossimo che lasciava la porta di casa aperta, spalancata, aveva così tanta fiducia che sistematicamente non chiudeva mai la portiera della sua automobile e lasciava addirittura le chiavi inserite nel cruscotto. Gliene hanno rubate due nel giro di un anno, ma non ha mai drammatizzato ed ha continuato a lasciare le chiavi inserite. Mi viene da sorridere se ripenso a quella sua frase, un po' il suo motto, "Sono cose da ridere!". Trasmetteva ottimismo, stando vicino a lui mi sentivo al sicuro, convinta che ci fosse una soluzione per ogni cosa.


Amava ballare, cantare e stare in mezzo alla gente, amava raccontarmi episodi del suo passato, dell'infanzia di mio padre, mi raccontava di che peste fosse papà, della sua incostanza, della sua passione per la tromba, la pittura, il pattinaggio e per quella fortunatamente passeggera per la boxe. Non mi piaceva immaginare mio padre con i guantoni, non mi piace la boxe. E poi mi raccontava del periodo della guerra, di quando era soldato al fronte, del fatto che loro non avevano mai vissuto la povertà e gli stenti. Avevano un podere, avevano ogni sorta di animale domestico, mucche, persino i cavalli ed un calesse. Avevano vigne fiorenti ed un negozio, un emporio, dove vendevano di tutto, dagli alimentari ad articoli di merceria, cartoleria, abbigliamento, ad attrezzi di lavoro, di tutto insomma. Dei privilegiati in un certo senso, che però si ammazzavano di lavoro tutto il giorno per poi ritornare a casa la sera tardi e trovare la forza di andare anche a ballare di tanto in tanto.



Dopo la guerra, mio nonno si trasferì a Roma e ci rimase per quasi 5 anni, lavorava nel settore immobiliare ed aveva avuto l'incarico di seguire i lavori di ricostruzione nella Capitale. Mia nonna nel frattempo mandava avanti la famiglia, i campi, l'attività, sacrificando ogni momento libero per il bene di tutti.


Mia nonna, Eurosia, Rosa, Matilde, aveva tre nomi, come tutti nella mia famiglia, ma io la chiamavo semplicemente Nonna, che per me voleva dire anche mamma. Mia nonna, riflessiva, la dolcezza incastonata in tutto il suo essere, occhi scuri, calmissimi, pieni d'amore. La calma, la pazienza, la semplicità e quella sorta di delicato pudore, li portava iscritti nel cuore.
Solitamente si alzava alle cinque del mattino, indossava una vestaglia colorata, con eleganza, piena di grazia e di armonia. Il blu ed il viola erano i suoi colori preferiti. Mi piaceva quando tornava dal parrucchiere, con la piega appena fatta ed indosso l'abito dei giorni di festa, la trovavo bella e la facevo arrossire ogni volta che glielo dicevo.
Mi piaceva spruzzarle la lacca, cosa che facevo anche con mio nonno. Correvo a prendere quella bomboletta, la agitavo con ostentata professionalità, lo facevo sedere e gli dicevo "Nonno, vieni qua che ti sistemo i capelli, guarda come sono ridotti!" Lo pettinavo per bene e gli spruzzavo chili di lacca. Lui mi lasciava fare, divertito, ero il suo orgoglio. Una volta però sbagliai bomboletta e mi ritrovai tra le mani quella del Pronto per i mobili. Non sapevo leggere, avrò avuto quattro anni. Spruzzai a lungo i capelli di mio nonno. Tempo qualche minuto e diventarono verdi, giuro, verdi. Io e mia nonna non ne potevamo più dal ridere, avevamo le lacrime agli occhi. Anche lui per fortuna trovò comica la cosa e per tutto il giorno sfoggiò orgogliosamente la nuova colorazione. E quanti lavaggi ci vollero perchè la sua capigliatura tornasse normale!
Gran parte delle giornate, la passavo a scorazzare nei campi o in giardino. Quest'ultimo era grande e curato, rivedo ancora mia nonna con il rastrello, mentre rivoltava piano la terra o con la falce, intenta ad estirpare le erbacce o a raccoglierne per i conigli. Mia nonna faceva anche il giardiniere, con le cesoie potava, dava vita ad innesti e mi portava con sè. Dopo un po' mi annoiavo, preferivo correre dietro ai fiori selvatici e alle farfalle, ma soprattutto arrampicarmi sugli alberi. Ero abilissima a salire, ma poi non riuscivo più a scendere e dovevo aspettare che qualcuno venisse a salvarmi. Da lassù era tutto così magico che non importava se mi graffiavo le ginocchia e le mani. E nemmeno se mi sgridavano.



Mia nonna era generosa. La sua sensibilità le imponeva di non parlare mai di ciò che la affliggeva, ma di prendersi cura degli altri. Pensava sempre agli altri. Si sarebbe fatta carico dei problemi di tutti, se solo avesse potuto. Lei sopportava in silenzio e sapeva regalare dei sorrisi caldi come un focolare.
Mi ha insegnato a cucinare, a tirare la sfoglia col matterello, che non arrivavo nemmeno al tavolo e dovevo mettermi in ginocchio su una sedia. Mi ha insegnato a riconoscere il bene dal male, ma soprattutto a vivere seguendo il cuore. Porto addosso la sua eredità, ciò che sono lo devo in gran parte a lei. A lei ed a mio nonno. Dall'uno ho preso la profondità, la dolcezza, dall'altro la spensieratezza e quel pizzico di sana follia. Forse anche più di un pizzico.
Se penso ai miei nonni penso immancabilmente ai profumi, a quello forte e penetrante di brillantina, al bagnoschiuma di pino ed ai profumi della cucina di mia nonna. Se chiudo gli occhi lungo le narici sale il profumo del ragù che lentamente cuoce e quello del minestrone preparato con le verdure dell'orto, e poi quello dell'anice, dell'alchermes, delle frittelle. Il vano delle scale emanava una sorta di lieve profumo, dolce e sciroppato, odore di zucchero, di spezie, della farina macinata al mulino del paese. La dispensa era grande come una stanza ed era piena all'inverosimile. Ricordo le ciliegie sotto spirito, le amarene, le maraschine, di cui andavo ghiotta.
Ma l'odore che più mi è rimasto impresso è quello delle frittelle di mele. E' un odore doloroso, è l'odore dell'innocenza e dell'infanzia che forse non merito più.
Quelle frittelle calde, da mordere al centro, non le ho più mangiate. Ricordo le mele colte dall'albero e portate in cantina, allineate dentro cassette di legno. Emanavano un profumo travolgente, che fluttuava nell'aria ed era tutt'uno con l'umidità della cantina e con la penombra che danzava intorno a quella lampadina penzolante.
Che buone quelle frittelle! Quelle di mia nonna erano le più buone del mondo, ma qualsiasi cosa lei facesse era la più buona del mondo.



La sua gioia segreta era sfornare dolci di tutti i generi e biscotti da mettere al forno, brocche di tè, enormi caffettiere di caffé o di orzo. Mio nonno amava il caffé corretto con l'anice ed un sorso me lo faceva sempre bere, suscitando le ire di mia nonna che riteneva non fosse cosa da dare ad una bambina così piccola. Puntualmente litigavano, ma la spuntava sempre il nonno. A me quei sapori nuovi piacevano, ero curiosa, curiosa verso tutto e tutti.
Mio nonno e mia nonna.
Nessuno sapeva rallegrarsi come loro delle piccole cose quotidiane. Amavano tutto e tutti, gli uomini, gli animali, gli alberi, il cielo. Si accostavano a quello che la vita offriva con la serena gioia di chi si sente a casa nel mondo, come se tutto ciò che succedeva, in qualche modo li riguardasse. Con partecipazione. Ecco, partecipazione è la parola giusta.
I miei anni più belli sono quelli che ho vissuto con loro, nella loro grande casa piena di vita, di quadri, di porcellane, di cose belle.
Mia nonna mi ha lasciato, ma mi pare di riudire, da lontano, da molto lontano, la sua voce saggia che suggella quel vincolo.
Quel vincolo di spirito e di sangue.




Figlio di un’operaia e di un impiegato. Nonni d’origine contadine, mezzadri. Nonni che già da un po’ non mi raccontano più le loro storie.
Un nonno ucciso dai fascisti perché nascondeva un maiale. Lo hanno ucciso a bastonate dopo che un prete, diamogli il dubbio dell’innocenza, aveva raccontato loro che secondo lui un mezzadro nascondeva, appunto, un maiale. Mia madre non è mai riuscita a raccontarmi per intero questa storia, ogni volta che lo fa un nodo le stringe la gola e gli occhi iniziano a riempirsi di lacrime, che riflettono il dolore di quei ricordi.
L’altro nonno barbiere. Mestiere che ha imparato in campo di concentramento. Prima in Italia e poi in Germania. Fu catturato alla fine del 43 durante un rastrellamento. Stava andando a cercare lavoro, doveva mantenere una moglie e due figli, mio Padre di nove e mia Zia di sei. Lo caricarono con la scusa di portarlo in centro e ritornò, a guerra finita, dalla Germania. Mia Nonna seppe della sua cattura da un amico di famiglia, uno, come dice lei, vicino al Duce. Vicino ma non abbastanza da liberarlo. Ho cercato di farmi raccontare da lui le “storie di guerra” ma l’unica cosa che mi raccontava era che li mettevano in fila per fare la doccia, un ufficiale iniziava la conta “eins zwei drei vier fünf….Sie es heraus!”. Lui è tornato a casa!
Nella sua bottega ho passato l’infanzia, ho conosciuto la musica. Ho amato la radio. Radio Capodistria trasmetteva musica moderna, allegra, ritmata. Rock and roll, jazz, pop. Chi e quali fossero gli artisti, allora, non importava, ma era bella musica. La schiuma da barba stesa con il pennello, lo scivolare della lama sulla striscia di cuoio, la frase “ragazzo spazzola!” che mi gridava sorridendomi. Prendevo la spazzola, davo tre o quattro colpi fino a poco sopra la cintura del cliente e poi la passavo a lui che completava l’opera. Mi ricordo il primo rasoio di legno con cui giocare, l’odore alcolico e il profumo del vetiver che riempiva il negozio dopo che il viso del cliente era stato rinfrescato. Le ampolle in metallo con la pompetta di gomma rossa, i teli bianchi e i chili di capelli che spazzavo. Sarà da lì che mi è nato il “rito della barba”. La cura con cui mi piace farmela.



Le nonne….persone completamente diverse. Una chiusa, vecchia dentro ancor prima che gli anni le segnassero il viso, ha cresciuto sette figli senza il marito. L’altra molto aperta, si perdeva a parlare con chiunque passasse per strada. Casalinga da sempre, sempre in cucina o nell’orto. I pomodori, l’insalata e non ricordo cos’altro ma l’albero di fichi, quello lo conoscevo ramo per ramo, foglia per foglia. Fichi verdi, dolci e succosi che, se non si spicciavano a raccoglierli, non riuscivano a finire nel tegamone d’alluminio per la marmellata.



Quando la scuola finiva, d’estate, non vedevo l’ora di andare da lei. Il giorno con il nonno in bottega ed il pomeriggio a leggere i fumetti che le regalava per me il figlio del vicino. Il vecchio grammofono con i dischi a 78 giri che gracchiavano melodie, per me, antiche. Il Rigoletto è l’unico titolo che ricordo.
Nel garage il nonno aveva la Bianchina, quella dell’Innocenti, di cui ricordo interminabili viaggi per raggiungere la casa delle vacanze della Zia e i voli di fantasia tra le stelle per combattere i cattivi che regnavano nello spazio, come nei fumetti di Flash Gordon; i voli con i caccia della RAF sparando agli Stuka, cabrando, stringendo in mano quel volante di plastica marrone e usando il San Cristoforo come pulsante per lanciare le bombe.
Assieme a Black Macigno o con Tex Willer correvo nel cortile. Per i cattivi non c’era via di scampo.



Sporco, sudato e coperto di polvere rientravo in casa. “Luca il bagno!” la Nonna mi aveva preparato la bacinella, quella verde di ferro, con l’acqua calda dove m’immergevo e m’insaponavo con quelle mattonelle di sapone da bucato. “hai visto nonna, fin dietro le orecchie!”, “sì Luca, bravo, bravo, sfrega bene…….”




Arrivava la sera e per me c’erano le tagliatelle riscaldate, quelle che non ero riuscito a divorare a pranzo. Le metteva in padella con un filo d’olio e le soffriggeva. Così, croccanti, le divoravo. Devo dire che mi piacevano più così che fresche e che le lasciavo lì apposta.
La zuppa di fagioli che bolliva sulla “cucina economica” è un altro bellissimo ricordo, più per l’atmosfera che creava il rumore del coperchio sulla pentola, mentre ascoltavamo le notizie dalla radio, ma va ammesso che quella di Sabrina è molto più buona.
Il massimo, per me e poi anche per mia sorella, erano le crescentine fritte inzuppate nel caffelatte. Per noi bimbi era d’orzo. Ora come ora non riuscirei più a mangiarle così ammollate ma, si sa, con gli anni si cambia.




ZUPPA DI FAGIOLI E VONGOLE



INGREDIENTI
1 spicchio d'aglio
1/2 carota
1 porro
1 scalogno grande
salvia
prezzemolo
basilico
1/2 kg di code di gambero
2 scampi per guarnizione
300 gr di fagioli cannellini
300 gr di vongole sgusciate
700 cl di acqua
1 dado vegetale
pepe nero
maggiorana
erba cipollina
vino bianco
olio extravergine d'oliva




Facciamo due preparazioni diverse. Cominciamo con il pesce.
In una padella dai bordi alti, versiamo un filo d'olio extravergine d'oliva, aggiungiamo lo spicchio d'aglio intero e facciamo cuocere le code di gambero, le vongole e gli scampi. Uniamo il vino bianco, circa mezzo bicchiere, il prezzemolo tritato e lasciamo sfumare, poi togliamo dal fuoco.
In un'altra casseruola facciamo imbiondire il soffritto di carota, porro e scalogno. Uniamo i fagioli cannellini e subito dopo l'acqua. Mescoliamo ed aggiungiamo il dado vegetale, un pizzico di maggiorana, di erba cipollina ed una bella macinata di pepe. Lasciamo cuocere per un quarto d'ora, poi uniamo il pesce e proseguiamo la cottura. Quando la zuppa ha raggiunto la giusta consistenza, uniamo la salvia, il basilico ed il prezzemolo tritati e togliamo dal fornello. Impiattiamo e ceniamo a luce di candela, assaporando il caldo ed il cremoso.




BEANS AND CLAMS SOUP





INGREDIENTS
1 clove of garlic
half a carrot
1 leek
1 scallion
parsley
basil
sage
500 grams of prawns
2 scampi
300 grams of beans
300 grams of clams
25 oz of water
1 bouillon cube
pepper
sweet marjoram
chive
white wine
extravirgin olive oil

Put some extravirgin olive oil into a pan with a clove of garlic. Let's cook prawns, clams and scampi, just a few minutes. Pour half a glass of white wine and parsley. Let it evaporates and it's ready.
Mince carrot, leek and scallion and put all of them into another pan with some extravirgin olive oil. Fry lightly then add beans, water and the bouillon cube, a pinch of sweet marjoram, one of chive and a bit of pepper. Let's cook for about 15 minutes then add clams, scampi and prawns. Keep cooking until the soup is creamy. Complete with sage, basil and parsley.

43 commenti:

  1. Tu chiamale se vuoi "emozioniiiii"!

    RispondiElimina
  2. Anna, anche tu ce ne hai date di emozioni con quel giochino, ci hai fatto morire!!!!! Ed alla fine siamo qui a morderci le mani, conosco quel manga e....se penso a quante ne abbiamo sparate! Dì la verità, che ti sei divertita a farci soffrire! Un baciotto e buona notte!
    Sabrina&Luca

    RispondiElimina
  3. SABRINA, adesso so da dove ti vengono la sensibilità e la semplicità che ti contraddistinguono (miste a quella "maschiaccitudine", che avevo già intravisto in tanti post, e che ti faceva arrampicare sugli alberi una volta e fare mille altre piccole follie oggi). Non è vero che "non meriti più"; anzi... è proprio la parte "bambina" che c'è in te a renderti così amante della vita e dei ricordi.
    E' sempre un piacere leggerti, con il sorriso (un po' ebete, ammetto) sulle labbra. Ti auguro migliaia di frittelle di mele !!!

    P.s.: m'hai fatto mori' con il nonno dai capelli verdi !!! ^_^

    LUCA: il tuo post è altrettanto bello (ah, Flash Gordon !!!) e pieno di ricordi ma, certo, gli episodi di vita che hai raccontato sono molto più amari (e ti capisco bene perchè anche nella famiglia di mio nonno i fascisti hanno messo "lo zampino"). Peccato non poter mettere quei "personaggi" nel tuo giardino... li avresti sterminati in quattro e quattr'otto !

    Per quanto riguarda la ricetta.....: chapeau !!

    P.s. pensate che anche noi 3 giorni fa abbiamo fatto pasta e fagioli (come una volta: dopo averli messi a mollo una notte intera e con i tagli di scarto di un prosciuttino...)

    RispondiElimina
  4. ... viaggiare dentro sè stessi credo che sia sempre una cosa complicata e che preveda tante fermate ... alcune inaspettate ... che magari avevamo scordato del tutto ma che poi ... vengono spontanee una volta intrapresa la strada ... grazie di aver condiviso il vostro viaggio con noi, tutte e due le vostre storie sono così intense ... testimomi delle persone che siete oggi ... complimenti!
    e questa zuppa? voi dite ... povera ... io la trovo preziosa!!!
    un abbraccio forte
    dida

    RispondiElimina
  5. Bellissime le foto! Ho avuto l'impressione di guardare un vostro "vecchio" album di foto... Complimenti ragazzi, questo è un bellissimo post.
    Buon weekend!

    RispondiElimina
  6. Anche mio nonno è stato prigioniero in Germania....quando me lo raccontava mi sentivo malissimo...anche se li poi era tra i pochi fortunati che dopo 3 anni era riuscito a tornare.....mi sento male anche ora se ci penso...
    Bello questo post.... la vostra è una bella storia accompagnata da queste foto che vi raccontano a loro volta...
    La ricetta è notevole.... gli ingredienti mi piacciono tutti... la voglio proporre alla prossima cena... Grazie, buon Fine settimana

    RispondiElimina
  7. ogni tanto è bello perdersi nei ricordi..sopratutto di persone che ci son state molto vicine e a cui teniamo particolarmente!
    ci è piaciuto questo viaggio nel vostro passato...eh, ragazzi...davvero bellissimi da piccini!!!
    questa zuppa oggi potrebbe essere considerata un piatto di alta cucina...anche se un tempo era il classico piatto povero!!
    davvero molto buona!!!
    bacioni

    RispondiElimina
  8. La zuppa è affascinante, come la vostra apparecchiatura, ma mai quanto le storie che ci avete raccontato: grazie per aver condiviso con noi dei ricordi tanto vividi, mi avete commossa

    RispondiElimina
  9. Che tuffo nel passato e nella tua infanzia ci hai fatto fare... grazie di condividere tutto ciò con noi.. grazie davvero.... La zuppa è strepitosa.. non sarei mai in grado di realizzarla così bene.. ecco.. occasione per un invito a cena da voi? un abbraccio ad entrambi...

    RispondiElimina
  10. Che meravigliosa realtà i nonni e quanto è sconosciuta per me!!!Li descrivete come se fossero lì ancora con voi. Siamo proprio quello che abbiamo vissuto, ora capisco molto più di voi, le origini sono tutto e quello che abbiamo avuto lo portiamo dentro per sempre. A volte inconsapevolmente, ma il nostro passato è sempre lì. Le foto sono deliziose, avete fatto bene a metterle. Praticamente Sabrina non è mai cambiata!!! Leggere quello che già sappiamo di quel periodo può solo aiutarci a capire quanto, per certi versi, siamo fortunati, ancora non abbiamo idea della dittatura, ancora....Il piatto è letteralmente divino!!! Bacioni e abbracci a raffica!!

    RispondiElimina
  11. ....Ma questa è telepatia!!!! Non credevo ai miei occhi quando ho letto questo post. Anche io sto preparando un post, da inserire nell'altro blog, sui miei nonni materni solo che non riesco a pubblicarlo perche',come ho già detto sono incapace in materia,ho bisogno di un aiuto da parte di Jacopo per scannerizzare le foto, caricarle ecc.ecc.Mi piace scoprire che i nostri sentimenti e pensieri coincidono.Bellissima la descrizione che avete fatto dei vostri nonni anche se la seconda ha dei ricordi più cruenti...ma comunque tutto ciò che viene dal passato è avvolto da un alone magico. Buuuuonaa la zuppa!!!!!

    RispondiElimina
  12. Ho trovato pezzi dei miei nonni in ognuno dei vostri racconti. Loro sono la mia grande gioia...li adoro e tingrazio di averli ancora con me!
    Grazie per l'emozione che mi avete fatto vivere
    Un grande abbraccio e buon fine settimana
    fra
    PS la zuppa è divina!

    RispondiElimina
  13. Ma che bello, ancora un racconto che ruba la scena al piatto... ogni volta è una dura lotta!!! In realtà ho imparato a prendervi nella vostra, bellissima, interezza! Grazie :-) N.

    RispondiElimina
  14. un viagiio nel passato è sempre emozionante...:-) i fagioli con le vongole non li avevo mai mangiato...in genere cucino fagioli e cozze...questo piatto è decisamente da provare:-)
    Annamaria

    RispondiElimina
  15. eeeeeh vabbè ma non potete paragonare le pagine del vostro diario dei ricordi con quel folle concorso da me orchestrato!
    Da voi è tutto così... come dire... "sentimentaaaaaaal"!
    da me è il CAOS! :P

    Comunque sì, lo ammetto, più vi torturavate e più mi divertivo! ^^
    iihihih!!!


    PS: Sabrina, secondo te, attualmente, il Pronto fa ancora quell'effetto lì spruzzato in testa???
    Sai com'è, tra un pò è Carnevale... ;)

    RispondiElimina
  16. i nonni sono un tesoro...di cui essere i guardiani gelosi e amorosi, conservarne il ricordo è il minimo che possiamo fare...loro ci hanno marchiato il cuore con un timbro indelebile d'amore che noi possiamo trasmettere....così li sentiremo sempre vicini a noi.

    P.S. ditemi che in primavera tornerete a Veronaaaaa....stavolta ci è andata buca, ma io vi aspettoooo....poi vi racconterò dell'incontro che abbiamo domani
    con altre pazzerellone foodblogger

    RispondiElimina
  17. che belle le foto sono emozionanti come tutti i vostri scritti!!la zuppa poi???uno spettacolo di bonta!!!bacioni imma

    RispondiElimina
  18. volare con voi, trasportati dal vento dei ricordi, delle emozioni!!

    RispondiElimina
  19. Mi avete fatto commuovere e ripensare ai miei carissimi nonni, che mi mancano moltissimo.
    Bacioni

    RispondiElimina
  20. ch ebel tuffo nelle vostre vite e in quello che siete...radici radici radici...forti lunghe corte delicate ...ma poi scorrono crescono ed ecco il riflesso negli occhi...un bacione ad entrambi

    RispondiElimina
  21. quanto sono belli?Bellissimi? Luca già allora che guarda il mondo e sorridendo controlla e Sabrina , dolce sabrina ( abbiamo una foto con la stessa espressione!), guardi il mondo già con occhi di favola .grazie per averci raccontato molto di voi e molto da imparare come solo la storia può insegnare!!ricetta suprema come sempre!un abbraccio

    RispondiElimina
  22. bellissimi i vostri ricordi, grazie ancora di condividere con noi le vostre emozioni e le vostre vite.
    il post di luca mi ha fatto venire i lucciconi e la sensibilità di sabrina è qualcosa di magico, si sente da come parla dei suoi nonni.
    un abbraccio forte!

    p.s. ho problemi con il caricamento immagini, non mi riesce caricare il vostro premio e inoltre ho difficoltà a postare le mie foto...sigh! ma cosa mai sarà successo?

    RispondiElimina
  23. Carissimi, i vostri post sono sempre incredibili, emozionanti, coinvolgenti.
    Evelin

    RispondiElimina
  24. Bellissimni racconti ed in quello di Sabrina mi ci sono trovata in pieno anche se per me non era la nonna ma una zia :-) bella ricetta che scalda il cuore! Buona giornata Laura

    RispondiElimina
  25. C'era una volta.......

    Per Cui......

    Concludo con........

    Un saluto......

    RispondiElimina
  26. Ragazzi mi avete riempito il cuore di dolci emozioni.
    Un bacione

    RispondiElimina
  27. Grazie della visita....quante emozioni,sapori,odori e profumi dal vostro post...
    ps pericolosamente invitanti le ricette...
    Ciao a presto

    RispondiElimina
  28. Con quel vino bisogna staRE MOLTO ATTENTI.
    Si va in brodo di giuggiole e tante coccole poi..

    RispondiElimina
  29. Hey you guys. Please forgive me , I haven't been around lately. Its gets busy. What a lovely post. Thanks for opening up your memeries and sharing a glimpse of your families.

    RispondiElimina
  30. Mi piace perdermi sul filo dei ricordi e questo post è emozionante nelle parole e nelle immagini ... Buona domenica

    RispondiElimina
  31. ragazzi..che emozione mi avete fatto provare. Quando penso al mio nonnino che non c'é più mi viene sempre un magone, ho dei ricordi bellissimi e mi manca da morire..avrei voluto mostrargli cosa sono diventata..
    Io vivo con mia nonna, per qualche giorno ancora..poi tenterò di spiccare il volo..
    Un bacione!

    RispondiElimina
  32. Grazie ragazzi!

    Una botta di romanticismo e dolcezza, e memoria...
    Un abbraccio!!!

    RispondiElimina
  33. Bellissimo il tuo racconto Sabrina, mi ha fatto fare un tuffo nel mio passato e l'emozioni che ho provato sono state tantissime.

    Buonissima la zuppa di fagioli e vongole che preferisco a quella fatta con le cozze.

    Un saluto e buona Domenica a Voi!

    RispondiElimina
  34. che racconti pieni di emozioni....grazie per averci reso partecipi!!!!!

    p.s.: questa zuppa farebbe resuscitare i morti!!!!!! ;-)
    buona domenica ragazzi un bacione Pippi

    RispondiElimina
  35. Complimenti per i ricordi...
    i piatti... un'elisi d'amore

    RispondiElimina
  36. Ciao Sabrina e ciao Luca!
    Bellissimi i ricordi dei vostri nonni ... mi avete fatto correre il pensiero ai miei. Buona domenica!! Marco

    RispondiElimina
  37. Guardare dentro se stessi nei ricordi della propria infanzia crea gioa mista a nostalgia ed un pizzico di malinconia, ma è un tesoro importantissimo per ognuno di noi. La zuppa è favolosa, si sposano diVinamente terra&mare.
    Buona serata ragazzi,
    Stefano

    RispondiElimina
  38. mentre leggevo i vostri racconti, una parte di me ripercorreva con nostalgia il tempo passato con i miei nonni (e tutto per merito vostro): mi è piaciuto molto leggere questo post!!
    e la zuppa????? ne ho provato una simile un po' di tempo fa è mi era piaciuta molto; la vostra deve essere fantastica!
    ciaoooo e buona settimana!
    vi abbraccio

    RispondiElimina
  39. Bravo ragazzi! Ma che belle foto! Come un ritorno nel passato. Baci

    RispondiElimina
  40. Oddio come mi sono commossa, emozionata, divertita (alla scenetta dei capelli verdi quasi cadevo dalla sedia... ma cosa ci sarà mai nel Pronto?).
    Bellissimo post, davvero.

    RispondiElimina
  41. Quanta tenerezza e quanta emozione...

    RispondiElimina
  42. Stupenda!!
    Un giorno mi ritaglio qualche minuto e leggo tutto per bene!
    Baci

    RispondiElimina
  43. Ciao a tutti, mannaggia a fb che vi ha portati via dalle rotte del mio blogghino che gongolava quando vi leggeva, scodinzolava come un cane felice. Sapete già che questi racconti sono il mio nutrimento, non vivo bene in questo presente e queste testimonianze mi confermano quanto più vera fosse la vita un tempo e quanto più vere le persone che sapevano trasformare la sofferenza, come fosse una bacchetta magica, in stimoli per andare avanti con determinazione. Forse Alice Ginevra ha scelto per istinto l'abito da fatina, per poter fare ancora la magia di migliorare le cose.
    Mi sono mancati i genitori e, di conseguenza, non ho avuto i nonni, leggo spesso che i nonni sono stati gli esempi più importanti nella vita di molti, erano il rifugio dopo marachelle che i genitori avrebbero punito severamente, erano la "paghetta" per il gelato della domenica (ma non dirlo a mamma), erano la carezza in più quando i genitori non capivano la sua importanza. Beh, mi stanno venendo le lacrime perchè mi viene in mente quella stramaledetta infanzia negata che è, credo, la causa di questo mio carattere difficile, a volte rancoroso; la causa di questa mia difficoltà a stare con gli altri. Per questo leggere e vedere famiglie come la vostra e la serenità negli occhi di quelle bambine mi conforta. Bravi a voi che le state accompagnando lungo quel cammino dove impareranno ad amare gli animali, la natura, ad apprezzare le piccole cose. Non mi sembra di aver visto telefonini nelle loro mani o di averle viste immobili davanti ai cartoni animati. Le/vi vedo sempre all'aria aperta, in mezzo alla gente, sorridenti e quel sorriso si riflette nei loro grandi occhi.
    Ho commentato qui perchè attirata dalla foto sotto il post ma ti/vi voglio dire che sarebbe ora che ti mettessi a preparare le frittelle di mele così consegnerai l'eredità del ricordo alle tue bambine che un giorno potranno condividere con gli altri.

    Vi abbraccio e vi auguro uno splendido fine settimana.

    RispondiElimina

Chiunque è il benvenuto, dagli anonimi ai griffati....la porta di casa nostra è aperta a tutti, l'importante è il rispetto. Chi non ne ha sarà lasciato fuori assieme alla sua cattiva educazione!!!!
I commenti ci rendono felici.....

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...