
Saranno tutti al lavoro, sarà che è quasi mezzogiorno, sarà che ci siamo presi tutto il tempo per noi, per coccolarci, per iniziare bene la giornata e goderci ogni attimo di quest'isola.
Arriviamo in una Sassari pressoché disabitata.
Il parcheggio sotterraneo, vicino al centro, ci eviterà il disagio delle monetine.
Poca gente, è questo che più ci ha colpito. I locali, bar compresi che chiudono per pranzo, lasciano la città alla mercé dei pochi turisti che intravediamo. Il caffè di rito, una veloce scorsa alle notizie locali alla ricerca di qualche evento in zona e un vano tentativo di spiegazioni su dov'è la “strada dei negozi”. Per noi visitare una città di solito parte dalle vetrine. Ci dà un senso di casa, di appartenenza. Ci divertiamo a confrontare la moda del posto con quella di Bologna e, più gironzoliamo, più ci convinciamo che Bologna sia lenta sia in fatto di moda che di musica. “L'erba del vicino è sempre più...” Sabrina mi blocca subito e non fa nessuna fatica a convincermi che non è una questione di erba del vicino, il fatto, dico io, è che i politicanti della nostra città o ne fumano tanta ed hanno la mente annebbiata da non riuscire ad andare oltre la loro visione statica ed inamovibile delle cose o dovrebbero almeno cambiare tipo di erba per vedere le cose da un punto di vista più “oltre”. Iniziamo a ridere delle pseudo stupidaggini che diciamo mentre arriviamo nella grande piazza con il Palazzo Ducale.




Destra o sinistra? Qui la politica non c'entra ma una direzione dobbiamo pur prenderla. Nel bar ci avevano detto sinistra, dico io, bene, allora si va a destra, nella zona pedonale. Peccato, a mezzogiorno è tutto completamente deserto. I tre locali che incrociamo hanno i tavolini ben apparecchiati ma nessuno che ne approfitti. Si respira aria di vuoto, di non c'è nulla da vedere. Il lungo viale, costeggiato dai negozi chiusi e dalle vetrine spente e spoglie non ci da un gran benvenuto.
“Saranno tutti al mare!” dice Sabrina.
“Mi sa invece che sono tutti al lavoro ed ora stanno pranzando!” replico con una vena di tristezza nelle mie parole.
Cerchiamo di trovare qualche scorcio in cui perderci, vicoli, campanili, insegne.......”Enoteca!” esulto, ma solo poche bottiglie esposte e poco altro.
Riprendiamo la passeggiata senza tante altre aspettative.
Ci inoltriamo in un vicolo e la città vecchia, la zona universitaria, ridà sapore alla giornata.


I muri scrostati, i colori caldi di settembre pennellano le pareti. Finestre semiaperte e colorate. Un portone socchiuso dove Sabrina si infila per curiosare.







Stretti vicoli con la vita stesa ad asciugare all'ombra del primo sole del pomeriggio. L'insegna di un locale ci attira come api al miele. Un'enoteca con cucina ancora aperta. Vino al calice è l'invito sulla lavagna esposta all'ingresso. Ottima scusa per fermarci e saziare la curiosità sui vini dell'isola. Vini che da noi sono poco conosciuti.
Il locale ha il giusto calore e ci accomodiamo ad un piccolo tavolino di legno e chiediamo di farci assaggiare due calici di rosso a quindici gradi alcolici. Sapori e profumi che ci conquistano fin dalla mescita nei bicchieri. Una selezioni di formaggi e salumi per accompagnare il tempo che passa leggero tra un sorso e l'altro. Il tempo di alzarci e saldare il conto ed anche questo locale chiude.

La metà del meriggio, come direbbe un poeta, non è ancora giunta ma la Sassari diurna ha chiuso tutto ed allora ci spostiamo sulla costa. Alghero ci attende. Scendiamo nel parcheggio sotterraneo e Sabrina, appena salita in macchina, ha la bella idea di cambiarsi abito, con quel vestitino bianco che le lasciava la schiena scoperta, per i miei gusti aveva troppi sguardi addosso. Fruga nello zaino e a parte i costumi, estrae qualcosa di minuscolo. In un attimo l'abito bianco cade ai suoi piedi e dopo una breve lotta, cercando di farsi spazio nell'abitacolo, ha indosso un vestito a fantasia.
“Come sto?” mi chiede. “Hai visto come sono stata veloce a cambiarmi?” e mi fa uno di quei sorrisi che mi stendono al tappeto.
Arriviamo ad Alghero e facciamo la prima sosta nella zona dei moderni alberghi dove da un bel terrazzo sulla costa ammiriamo il golfo e le brutture degli architetti che hanno, praticamente diviso la città in due.




La zona vecchia che ancora risuona dei ritmi catalani e quella nuova dove stona anche il cielo, buttata lì, un tanto al chilo. Peccato!
Ripartiamo ed arriviamo alla zona della città vecchia. Lasciamo la macchina a pochi passi dal centro storico e iniziamo la nostra esplorazione. I primi artigiani del turismo iniziano ad aprire le loro porte ma già eravamo rimasti affascinati dalle tante vetrine con gli artistici coralli rossi di Sardegna in bella mostra. Dentro e fuori dai negozi, una giocata al lotto e qualche pietra dura per i polsi di Sabrina. Strade strette scavate tra gli antichi palazzi della piccola Barcellona pavimentata di ciottoli che rendono instabili i tacchi di Sabrina. Un giro per il porto ed uno sguardo alla pescheria ormai completamente svuotata del pescato. C'è una gran voglia di lentezza.
















I ristoranti con le tovaglie bianche fresche di bucato ancora vergini d'avventori e le ombre che iniziano ad allungarsi. Il corpo e la mente si lasciano andare, si rilassano. Ci sediamo sulle mure della città, sulle forti mura del porto.







I riflessi del sole sull'acqua mentre tramonta dietro al “Bambino addormentato”, il promontorio di Capo Caccia sulla linea dell'orizzonte, sono lo spettacolo che la natura ha voluto regalarci in questa estate che è alla fine.










Quasi ci dimentichiamo del tempo che scorre. Abbiamo appuntamento con un ristorante nella piazzetta di Via Principe Umberto.
Due signore si godono il crepuscolo strette nei loro scialli di lana scura chiacchierando in un idioma a noi sconosciuto. Il tempo di girare ed ordinare il vino e già non ci sono più, in compenso si sono accese le luci e i televisori che terranno loro compagnia per la sera.
Non ci alziamo entusiasti e ci convinciamo sempre di più che siamo di fronte ad un tipo di ristorazione troppo votata al turismo dove tutto è uno standard di baso livello. Ancora peccato!
Settembre rende le serate più fresche e la movida del centro storico è ancora assopita. Un ultimo passaggio nel mercatino del lungo mare, qualche acquisto e tanta contrattazione sul prezzo ma, anche questa volta, quello che volevamo è venuto con noi.
Settembre e la sua aria fresca, settempre che sull'isola ha ancora il calore delle sue pietre.
Lasciamo le luci della città, voltiamo le spalle ad Alghero e pensiamo già a quali spiagge vedremo domani.
Il parcheggio sotterraneo, vicino al centro, ci eviterà il disagio delle monetine.
Poca gente, è questo che più ci ha colpito. I locali, bar compresi che chiudono per pranzo, lasciano la città alla mercé dei pochi turisti che intravediamo. Il caffè di rito, una veloce scorsa alle notizie locali alla ricerca di qualche evento in zona e un vano tentativo di spiegazioni su dov'è la “strada dei negozi”. Per noi visitare una città di solito parte dalle vetrine. Ci dà un senso di casa, di appartenenza. Ci divertiamo a confrontare la moda del posto con quella di Bologna e, più gironzoliamo, più ci convinciamo che Bologna sia lenta sia in fatto di moda che di musica. “L'erba del vicino è sempre più...” Sabrina mi blocca subito e non fa nessuna fatica a convincermi che non è una questione di erba del vicino, il fatto, dico io, è che i politicanti della nostra città o ne fumano tanta ed hanno la mente annebbiata da non riuscire ad andare oltre la loro visione statica ed inamovibile delle cose o dovrebbero almeno cambiare tipo di erba per vedere le cose da un punto di vista più “oltre”. Iniziamo a ridere delle pseudo stupidaggini che diciamo mentre arriviamo nella grande piazza con il Palazzo Ducale.





Destra o sinistra? Qui la politica non c'entra ma una direzione dobbiamo pur prenderla. Nel bar ci avevano detto sinistra, dico io, bene, allora si va a destra, nella zona pedonale. Peccato, a mezzogiorno è tutto completamente deserto. I tre locali che incrociamo hanno i tavolini ben apparecchiati ma nessuno che ne approfitti. Si respira aria di vuoto, di non c'è nulla da vedere. Il lungo viale, costeggiato dai negozi chiusi e dalle vetrine spente e spoglie non ci da un gran benvenuto.
“Saranno tutti al mare!” dice Sabrina.
“Mi sa invece che sono tutti al lavoro ed ora stanno pranzando!” replico con una vena di tristezza nelle mie parole.
Cerchiamo di trovare qualche scorcio in cui perderci, vicoli, campanili, insegne.......”Enoteca!” esulto, ma solo poche bottiglie esposte e poco altro.
Riprendiamo la passeggiata senza tante altre aspettative.
Ci inoltriamo in un vicolo e la città vecchia, la zona universitaria, ridà sapore alla giornata.



I muri scrostati, i colori caldi di settembre pennellano le pareti. Finestre semiaperte e colorate. Un portone socchiuso dove Sabrina si infila per curiosare.









Il locale ha il giusto calore e ci accomodiamo ad un piccolo tavolino di legno e chiediamo di farci assaggiare due calici di rosso a quindici gradi alcolici. Sapori e profumi che ci conquistano fin dalla mescita nei bicchieri. Una selezioni di formaggi e salumi per accompagnare il tempo che passa leggero tra un sorso e l'altro. Il tempo di alzarci e saldare il conto ed anche questo locale chiude.


La metà del meriggio, come direbbe un poeta, non è ancora giunta ma la Sassari diurna ha chiuso tutto ed allora ci spostiamo sulla costa. Alghero ci attende. Scendiamo nel parcheggio sotterraneo e Sabrina, appena salita in macchina, ha la bella idea di cambiarsi abito, con quel vestitino bianco che le lasciava la schiena scoperta, per i miei gusti aveva troppi sguardi addosso. Fruga nello zaino e a parte i costumi, estrae qualcosa di minuscolo. In un attimo l'abito bianco cade ai suoi piedi e dopo una breve lotta, cercando di farsi spazio nell'abitacolo, ha indosso un vestito a fantasia.
“Come sto?” mi chiede. “Hai visto come sono stata veloce a cambiarmi?” e mi fa uno di quei sorrisi che mi stendono al tappeto.
Arriviamo ad Alghero e facciamo la prima sosta nella zona dei moderni alberghi dove da un bel terrazzo sulla costa ammiriamo il golfo e le brutture degli architetti che hanno, praticamente diviso la città in due.





La zona vecchia che ancora risuona dei ritmi catalani e quella nuova dove stona anche il cielo, buttata lì, un tanto al chilo. Peccato!
Ripartiamo ed arriviamo alla zona della città vecchia. Lasciamo la macchina a pochi passi dal centro storico e iniziamo la nostra esplorazione. I primi artigiani del turismo iniziano ad aprire le loro porte ma già eravamo rimasti affascinati dalle tante vetrine con gli artistici coralli rossi di Sardegna in bella mostra. Dentro e fuori dai negozi, una giocata al lotto e qualche pietra dura per i polsi di Sabrina. Strade strette scavate tra gli antichi palazzi della piccola Barcellona pavimentata di ciottoli che rendono instabili i tacchi di Sabrina. Un giro per il porto ed uno sguardo alla pescheria ormai completamente svuotata del pescato. C'è una gran voglia di lentezza.

















I ristoranti con le tovaglie bianche fresche di bucato ancora vergini d'avventori e le ombre che iniziano ad allungarsi. Il corpo e la mente si lasciano andare, si rilassano. Ci sediamo sulle mure della città, sulle forti mura del porto.








I riflessi del sole sull'acqua mentre tramonta dietro al “Bambino addormentato”, il promontorio di Capo Caccia sulla linea dell'orizzonte, sono lo spettacolo che la natura ha voluto regalarci in questa estate che è alla fine.











Quasi ci dimentichiamo del tempo che scorre. Abbiamo appuntamento con un ristorante nella piazzetta di Via Principe Umberto.
Due signore si godono il crepuscolo strette nei loro scialli di lana scura chiacchierando in un idioma a noi sconosciuto. Il tempo di girare ed ordinare il vino e già non ci sono più, in compenso si sono accese le luci e i televisori che terranno loro compagnia per la sera.

Non ci alziamo entusiasti e ci convinciamo sempre di più che siamo di fronte ad un tipo di ristorazione troppo votata al turismo dove tutto è uno standard di baso livello. Ancora peccato!
Settembre rende le serate più fresche e la movida del centro storico è ancora assopita. Un ultimo passaggio nel mercatino del lungo mare, qualche acquisto e tanta contrattazione sul prezzo ma, anche questa volta, quello che volevamo è venuto con noi.
Settembre e la sua aria fresca, settempre che sull'isola ha ancora il calore delle sue pietre.
Lasciamo le luci della città, voltiamo le spalle ad Alghero e pensiamo già a quali spiagge vedremo domani.


SCALOPPINE DI POLLO IN SALSA D'ACETO BALSAMICO E MENTA

Ingredienti:
4 fettine di pollo di circa 60 gr l'una
farina (quanto basta per infarinare le fettine)
olio extravergine d'oliva
1 cucchiaio raso di zucchero
30 gr di aceto balsamico
mezzo bicchiere scarso di vino bianco secco
1 bicchiere di brodo vegetale
2 rametti di menta fresca

Ingredienti:
4 fettine di pollo di circa 60 gr l'una
farina (quanto basta per infarinare le fettine)
olio extravergine d'oliva
1 cucchiaio raso di zucchero
30 gr di aceto balsamico
mezzo bicchiere scarso di vino bianco secco
1 bicchiere di brodo vegetale
2 rametti di menta fresca

La preparazione di questo piatto è semplicissima e il risultato è ottimo, queste fettine ci sono piaciute moltissimo perciò ci sentiamo di consigliarle. Non abbiamo aggiunto nè sale nè pepe perchè assolutamente non necessari.
Prima di tutto scaldiamo un paio di cucchiai di olio extravergine d'oliva in una padella, poi vi adagiamo le fettine di pollo che avremo precedentemente infarinato. Le facciamo cuocere per circa 5 minuti. A questo punto trasferiamo la carne in un piatto.
Nella padella dove abbiamo cotto la carne andiamo ad aggiungere lo zucchero, lo facciamo caramellare per un minuto e mescolando continuamente aggiungiamo prima l'aceto balsamico, facendo in modo da fare sciogliere completamente lo zucchero, poi aggiungiamo il brodo ed il vino. Tagliuzziamo un rametto di menta e lasciamo cuocere a fiamma alta per un paio di minuti, continuando a mescolare. Quando il liquido si sarà ridotto, quindi dopo un paio di minuti, abbassiamo la fiamma e riadagiamo nella padella le scaloppine e le facciamo cuocere per 2 minuti. Impiattiamo e completiamo il piatto sminuzzando altre foglioline di menta fresca. Ora non ci resta che sederci a tavola!

Prima di tutto scaldiamo un paio di cucchiai di olio extravergine d'oliva in una padella, poi vi adagiamo le fettine di pollo che avremo precedentemente infarinato. Le facciamo cuocere per circa 5 minuti. A questo punto trasferiamo la carne in un piatto.
Nella padella dove abbiamo cotto la carne andiamo ad aggiungere lo zucchero, lo facciamo caramellare per un minuto e mescolando continuamente aggiungiamo prima l'aceto balsamico, facendo in modo da fare sciogliere completamente lo zucchero, poi aggiungiamo il brodo ed il vino. Tagliuzziamo un rametto di menta e lasciamo cuocere a fiamma alta per un paio di minuti, continuando a mescolare. Quando il liquido si sarà ridotto, quindi dopo un paio di minuti, abbassiamo la fiamma e riadagiamo nella padella le scaloppine e le facciamo cuocere per 2 minuti. Impiattiamo e completiamo il piatto sminuzzando altre foglioline di menta fresca. Ora non ci resta che sederci a tavola!

CHICKEN SCALOPPINE WITH BALSAMIC VINEGAR AND MINT SAUCE

Ingredients:
4 chicken breast fillets (about 60 g each)
flour
2 tbs extravirgin olive oil
1 tbs sugar
30 g balsamic vinegar
half a glass dry white wine
1 glass vegetable broth
fresh mint
Dredge meat in flour. In a large pan heat 2 tablespoon extravirgin olive oil until hot. Brown chicken fillets for 5 minutes. Place on a serving platter, keep warm.
In the same pan add 1 tablespoon sugar and caramelize for 1 minute. Stir in balsamic vinegar, then wine and broth. Stir for 2 minutes over high heat and sprinkle with fresh mint leaves.
When the sauce has reduced by half add meat and continue cooking for about 2 minutes over low heat. Remove from heat and sprinkle with mint. Serve warm.
In the same pan add 1 tablespoon sugar and caramelize for 1 minute. Stir in balsamic vinegar, then wine and broth. Stir for 2 minutes over high heat and sprinkle with fresh mint leaves.
When the sauce has reduced by half add meat and continue cooking for about 2 minutes over low heat. Remove from heat and sprinkle with mint. Serve warm.


PREMI

E ora invece la Stella più luminosa del web, che mi coinvolge nei suoi giochi e mi fa scervellare come solo lei sa, mi ha donato questi due premi che ho sudato fino all'ultima goccia!

Ringraziando Caty per il suo esserci sempre e per la sua sensibilità!
E a Donatella vogliamo dire che le siamo vicini e che col pensiero la abbracciamo forte!
Questo premio in cornice lo doniamo invece a Paola di Fiori del mio giardino, a Chez Denci, a Maetta, a Zucchero e Viole e a Le torte stregate di Emy.
