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mercoledì 27 gennaio 2010

VELVETY CAULIFLOWER SOUP - LA GUERRA DI SABRINA E LUCA A CAUSA DI ROSETTA - VELLUTATA DI CAVOLI CON SALMONE - PANE DI MAIS CON SEMI DI ZUCCA

LA PERSONALE VISIONE DI SABRINA
Luca ed io ci siamo fatti la guerra per colpa di Rosetta.
ROSETTA è stato il nostro pomo della discordia, mi sono infiammata come spesso mi succede quando sostengo le mie idee.



E Luca non capisce che non voglio dare ad esse un valore universale, ma che semplicemente ci tengo a fare conoscere a lui il mio pensiero. E quando mi inerpico in ragionamenti, seppur tortuosi come lo è il cuore, è del mio sentire che parlo, è una parte di me che metto a nudo. E mi infiammo, sì mi infiammo, e sono un vulcano di parole, parlo con lo stomaco, con la testa, con le mie visioni.
Ricordo le discussioni infuocate a proposito de "L'urlo" di Munch, che mi andò persino di traverso tutto quello che avevo mangiato. E quando Luca mi vuole fare arrabbiare mi ricorda quell'episodio. Lo sa quanto mi calo dentro questi argomenti, quanto li vivo con tutto il mio essere, ma in fondo si diverte a dare fuoco alle braci.
Ci tenevo a fare vedere a Luca questo film, un mio cimelio in VHS che custodisco gelosamente insieme alle pellicole dei registi che più amo.

Non mi aspettavo una reazione di caloroso entusiasmo da parte sua, ma non nego che la sua indifferenza, il suo dire "E' un film inutile" mi abbiano in qualche modo delusa. So che non è un film facile, i fratelli Dardenne vengono dal mondo dei documentari ed in un secondo tempo sono approdati ad un cinema impegnato che ruota intorno a tematiche sociali. Le loro opere sono film spogli, essenziali, ma di forte impatto.
"Rosetta" è un grido. E' un volto.

E' mille altri volti, mille altri microcosmi.
La storia è costruita in modo minimalista, intorno al quotidiano, ai piccoli gesti, a quello che è routine, abitudine.
Rosetta è una ragazza che vive ai margini, in una roulotte parcheggiata in un campeggio di una misera periferia belga. Rosetta vive in modo lacerante il problema del lavoro, lavoro che manca, che quando c'è, è comunque precario e si sente tarpare le ali da una società chiusa ed indifferente.
Si aggrappa con le unghie, con la pancia, all'idea di un lavoro. Vuole un lavoro vero e sottolinea più volte questa parola. Non vuole sussidi, non vuole elemosina. Vuole un lavoro vero per sentire di esistere. Per sentirsi normale.
Vive la condizione di lavoratrice sfruttata, ha una madre che è lei ad accudire, che non fa che bere e andare a letto col primo che le capita a tiro. E quando finalmente trova un amico sincero che le dà il suo appoggio, lei finirà per tradirlo pur di sottrargli il suo lavoro.
E' molto intenso il momento in cui Rosetta è stesa sul letto e ripete a se stessa il suo nome, la sicurezza conquistata ora che ha trovato un lavoro, la certezza data dal poter contare su di un amico.
"Mi chiamo Rosetta. Ho trovato un lavoro. Ho una vita normale. Non cadrò nel buco."
Rosetta cammina svelta, è sempre di fretta, non ha tempo. Ogni cosa che fa la fa con una disperata sensazione di urgenza. La regia indugia sui suoi passi, sul percorso che fa da casa al posto di lavoro, sul momento in cui si toglie le scarpe ed indossa degli stivaloni per addentrarsi nel campeggio, indugia sul suo viso mentre litiga con sua madre, con i datori di lavoro. Sembra quasi di sentire il suo respiro, sembra un animale braccato mentre cammina mordendo il tempo, alla ricerca del suo posto nella società, alla ricerca di quella dignità che sente di non avere anche per il solo fatto di non vivere in una casa vera.

E' alla ricerca di se stessa. E' alla spasmodica ricerca della salvezza per sua madre. E' fondamentalmente sola. E' terribilmente fragile, ma ha rivestito la sua spessa corazza di aculei per difendersi da tutti. Vive con la disperazione dei crampi allo stomaco, impaurita dalla sensazione di precarietà che non le fa vedere il futuro.
"Rosetta" è uno di quei film che mi ha umanamente toccata e confesso che non ho ancora trovato nessuno a cui abbia fatto lo stesso effetto. Non mi considero sbagliata. Non ho bisogno di effetti speciali o di repentini colpi di scena per rimanere abbagliata.
Luca dice che nel mondo succedono cose ben peggiori che di sicuro sconvolgono di più. E' certamente vero, ma personalmente penso che non sono solo le catastrofi o i disastri di bibliche dimensioni ad essere degne di notizia, ad essere degne di una solidarietà universale. Esistono microcosmi di cui poco si parla o di cui a volte addirittura ci si limita solo a parlarne.
Terremoti, scandali, disoccupazione, fame, disperazione, l'orrore cresce e diventa un' infuriata richiesta di giustizia. Viviamo l'assurdo di popoli che vanno in guerra per scongiurare la guerra, l'assurdo dei quintali di pane che nelle nostre città vengono buttati mentre c'è gente che davanti alle telecamere urla la disperazione della fame, viviamo l'assurdo di tiranni che sorridono come angioletti, di potenti che hanno perso il lume della ragione ed il senso della misura, di poveri che si perdono dentro tunnel senza uscita, di ricchi che ingrossano i portafogli di chirurghi plastici pur di avere in cambio l'elisir di giovinezza, di terroristi che seminano il terrore ed assurgono allo stato di santità, di scienziati che ci clonano per fare di noi esseri migliori, di figli che vivono dentro videogiochi non-stop per arrivare al punto di, non vivere la vita anche nell'ottica del gioco, del sapere giocare, ma di scambiarla proprio per un gioco. E allora una vita vale quanto il costo di una tanica di benzina.

Si può rimanere toccati da tutto questo, ma si può anche scegliere di rimanere alla periferia di tutto. Pensare che questo non ci riguarda. Che il dolore degli altri non è importante. Perchè non è toccato a noi. E allora siamo fortunati. E allora se siamo fortunati meglio non pensarci. Tanto abbiamo il telecomando per cambiare canale, per passare a ben altri programmi. Perchè preferiamo vivere sotto l'effetto di tranquillanti-non pensieri.
Ed è per questo che mi arrabbio con Luca se ritiene che un film come "Rosetta" sia inutile. E così mi infilo sotto le coperte e mi giro dall'altra parte, con le guance che sono ancora papavero.
Mi giro, ma non resisto più di un attimo e allora mi sfogo mordendolo sul collo e dappertutto, fino a quando lo sento dire "Ma in fondo non era così male!"
"Rosetta?" gli chiedo io, con la luce che si fa largo nei miei occhi, pronta ad assaggiare in silenzio una fetta di trionfo.
"No, tu mentre mi mordevi" mi dice ridendo.
LA PERSONALE VISIONE DI LUCA
Io questa recensione non la volevo scrivere. Non tanto perché è stata una lunga discussione ma perché non mi piace passare per superficiale o qualunquista.
E' vero, siamo una coppia affiatata ma è anche vero che i nostri gusti non collimano sempre.
Un lunedì, come tanti. Un lunedì dove anche la televisione ha da proporre solo trasmissioni trash.
Sabrina sta cercando di acculturarmi anche nel mondo del cinema. Film lontani dai luoghi comuni. Film di “qualità”.
Di Rosetta sono settimane che me ne parla ed è giunta l'ora di vederlo.
Trama: una ragazza viene licenziata perché è finito il suo periodo di prova. La ragazza si inc***a ed arriva la polizia per allontanarla.
La ragazza continua a cercare lavoro, rinuncia ad avere un sussidio di disoccupazione perché è “inutilmente” orgogliosa ma soprattutto perché vuole un lavoro vero (nobile).
Trova un nuovo lavoro ed un “amico” che poi tradirà “rubandogli” il lavoro, dato che lei è stata nuovamente ed ingiustamente licenziata.
Rosetta è una ragazza che vive all'estremo limite della povertà assoluta. Una madre alcolizzata che si prostituisce per una bottiglia d'alcol e per pagare l'acqua della roulotte dove vivono.
Rosetta è decisamente una ragazza “combattiva” e, appunto, denuncia di truffa al datore di lavoro, l'unico vero amico che incontra pur di avere un lavoro. Il lavoro dell'amico.
Il film finisce con Rosetta che rinuncia al lavoro avuto, vuoi per il rimorso di quanto ha fatto, vuoi perché la madre se non seguita attentamente rischia il coma etilico.
Ecco, scritto così sembra sicuramente un brutto film ma, soprattutto, è un brutto modo di fare una critica.
Si dovrebbe parlare di quanto è difficile per un giovane trovare un lavoro ed ancora più difficile mantenerlo senza prostituirsi.
Il film finisce, guardo Sabrina negli occhi e me ne esco con un “film inutile...” Sinceramente non ho saputo descriverlo meglio.
Ho cercato di farle capire che in un film, la sola denuncia non basta, che ci vuole più coraggio nel raccontare, che non si deve rimanere sempre e solo sulla superficie, che si dovrebbe entrare di più all'interno del dramma.
Sabrina mi fa presente che l'attrice ha vinto un premio ed io le ho ribadito che quasi mai un film comico, puramente comico, ha mai vinto premi. Anche un film come Forrest Gump ha sì, vinto l'oscar, ma il personaggio interpretato da Tom Hanks è un personaggio, a modo suo, drammatico.
Le ripeto che i falsi documentari sulle sfortune altrui non mi piacciono. Sanno di falso anche se descrivono un mondo che esiste, ma la realtà è molto peggiore di quello che viene mostrato. Basta scendere per le strade della Bolognina e si vedono cose peggiori.
Certo, denunciare lo stato di povertà delle vite che ci passano accanto è nobile, certo che usare una regia fatta con una telecamera a spalla è di grande impatto (in alcuni casi anche per lo stomaco), certo che raccontare una trama cruda e scarna come quella di Rosetta è anche quello di forte impatto. Certo che l'ambiente costantemente plumbeo del film sottolinea la durezza e la tristezza della vita. Certo che come film è....inutile.
Sarà che la vita che mi scorre accanto è peggio e che vederla in un film non mi va. Ma la cosa che più mi scontra con Sabrina è la definizione di capolavoro. La cosa è soggettiva. L'urlo di Munch a me non piace, non mi trasmette nulla. Ironicamente le dico che a me ricorda un uomo con un forte mal di denti, che i colori che a lei ricordano la disperazione che dovrebbe essere sull'orizzonte del quadro, per me sono i colori di un povero cristo che ha bisogno assoluto di andare dal dentista. Qualcuno si ricorda del dolore che si prova quando un dente del giudizio fa male?
L'arte come la concepisco io deve darmi magia. Quando l'arte è fatta dai critici che te la spiegano, non è arte, è mercificazione dell'opera dell'ingegno umano. Poi, per come la vedo io, più un opera è osannata dai critici meno mi piace. Non so, ma ci vedo solo una persona che sa fare i propri interessi. Guardare una tela strappata e cercarvi all'interno la drammaticità, il senso di rottura.....Sì, il senso di rottura nel guardare una cosa, per me indubbiamente, brutta.
La regia, osannata dai critici è fatta in un solo modo. Non c'è ricerca, non c'è profondità. Guardo un film e durante il film devo anche capire quello che il regista vuol dire con le sue inquadrature? Se la regia fosse di qualità, a parer mio, non lo devo pensare, mi deve entrare dentro con naturalità, mi deve arrivare alla pancia, mi deve scarnificare l'anima. Non debbo essere io che durante la proiezione mi devo fermare a capire. Il bello dell'invenzione del cinema è l'immediatezza e se un regista tratta un racconto come un documentario, quello che vedo è un noiosissimo documentario.
C'è un solo punto, in tutto il film, dove è pura poesia sia nell'immagine che nel dialogo, quando Rosetta prima di addormentarsi in un letto di fortuna a casa dell'amico che poi tradirà, enuncia tutta la sua solitudine.
Rosetta è una storia come mille, raccontata per immagini e, sicuramente minimalista.
Tutte le emozioni che Sabrina ci legge e che cerca di svelarmi non le ho avute.
Il giorno dopo ho cercato dentro me il perché quel film non mi sia piaciuto e, l'unica risposta che mi è venuta è perché sono un superficiale.
Ma io non mi sento un superficiale.
Ho cercato di entrare in quel film ma di quel film c'è stato poco o nulla che mi sia piaciuto.
Ma perché devo vedere quanto quel film sia di denuncia, sia un film crudo. Per me è stato come aver in mano il copione di uno spettacolo teatrale, sedermi in platea e leggermelo da solo senza pubblico. Quello che mi ha lasciato è la pochezza della regia, la scarsa ricerca dell'inquadratura, la superficialità del dialogo. La semplicità, quasi scontata della trama. Mano a mano che le scene si susseguivano, immaginavo già quello che sarebbe avvenuto dopo. Ho sperato, fino alla fine, che la denuncia fosse almeno forte ,ma quello che mi è arrivato è stata la superficialità con cui è stato trattato il tema della disperazione di una ragazza che con tutta la sua buona volontà, la sua determinazione, cercasse di realizzarsi nella vita e trovasse una soluzione anche per sua madre. Forse lo scopo del regista era solo quello di far pensare la gente. Beh, in quello c'è sicuramente riuscito. Allora devo dire che è un bel film? No, non mi è piaciuto!
L'unica cosa che è sempre bello fare quando guardo un film con Sabrina è quello di averla vicina e di poter affrontare una discussione in serenità.




ABBIAMO SUPERATO LE 100.000 VISITE

Con questa ricetta partecipiamo alla raccolta di Alessia di Timo e Maggiorana!


VELLUTATA CON TRIPUDIO DI CAVOLI, SALMONE E CANNOCCHIE


Ingredienti:

300 gr di cime di cavolfiore
300 gr di cime di broccoli
300 gr di cavoletti di Bruxelles
2 spicchi d'aglio
4 patate
300 gr circa di salmone fresco in trancio
6 cannocchie
1 costa di sedano
1 cipolla
brodo vegetale
maggiorana
sale e pepe
semi di finocchio
olio extravergine d'oliva


In una padella capiente mettiamo un bel po' di olio extravergine d'oliva a scaldare insieme ai due spicchi d'aglio leggermente schiacciati. Uniamo le cimette di cavolfiore e di broccoli e i cavoletti di Bruxelles.Facciamo rosolare, aggiungiamo un po' d'acqua e facciamo cuocere finchè saranno al dente.
In un tegame facciamo lessare quattro patate di media grandezza.
Nel frattempo puliamo le cannocchie, tagliamo il salmone a pezzetti e tritiamo il sedano e la cipolla.
Mettiamo sul fornello un tegame di coccio, vi versiamo un filo d'olio extravergine d'oliva e facciamo soffriggere la cipolla ed il sedano tritati. Una volta che saranno ben dorati, uniamo i pezzetti di salmone fresco e dopo un paio di minuti le cannocchie.
Frulliamo le patate ed i cavoli insieme ad un po' di brodo vegetale e versiamo la purea ottenuta, nel tegame di coccio ed andremo ad aggiungere del brodo vegetale, noi ne abbiamo aggiunto ad occhio, all'incirca un litro e mezzo.

Regoliamo di pepe, aggiungiamo un pizzico di sale, la maggiorana e lasciamo cuocere per circa 40 minuti, fino ad ottenere la consistenza che desideriamo.
Prima di impiattare, completiamo con un cucchiaio raso di semi di finocchio, che conferiscono al piatto un delicato profumo ed un'aroma che ben si lega con la nostra vellutata.

L'abbiamo accompagnata con delle fettine di pane fatto in casa, del pane ai semi di zucca.

PANE DI FARINA DI MAIS AI SEMI DI ZUCCA


Ingredienti:

270 ml d'acqua
200 gr di farina di mais
250 gr di farina 00
2,5 cucchiaini di lievito madre disidratato
1,5 cucchiaini di sale
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino di succo di limone
180 gr di semi di zucca

Abbiamo inserito tutti gli ingredienti, nell'ordine in cui li abbiamo riportati, nella macchina del pane, ad eccezione dei semi di zucca che abbiamo aggiunto successivamente, dopo il primo bip.
Semplicemente delizioso!

VELVETY CAULIFLOWER SOUP WITH FRESH SALMON AND FENNEL SEEDS


Ingredients:

300 g head cauliflower, chopped
300 g Brussels sprouts
300 g head broccoli
1 medium onion, chopped
1 celery rib, sliced
2 garlic cloves
4 medium potatoes
5 cups vegetable broth
300 g fresh salmon (cut into cubes)
6 Mantis shrimp
1/2 teaspoon dried marjoram
1/2 tbs dried fennel seeds
salt
coarsely ground pepper
extravirgin olive oil

Heat extravirgin olive oil in a saucepan and add garlic. Add cauliflower, broccoli and brussels sprouts and simmer for 10 minutes or until the vegetables are tender. Remove from the heat.
Meanwhile, in a saucepan, saute the onion and celery until tender, add salmon and mantis shrimp. Cook and stir for 2 minutes.
Bring potatoes to a boil, cook until they're tender. Puree all the vegetables in a blender with half of the broth.
Add the vegetables mixture to the fish and stir. Add broth, marjoram, salt and pepper. Cover and simmer, stirring frequently. Continue stirring until the soup is hot and well blended. Remove from the heat and garnish with fennel seeds.


CORN FLOUR BREAD WITH ROASTED PUMKIN SEEDS


Ingredients:

270 ml water
1 tbs extravirgin olive oil
1 tsp lemon juice
200 g corn flour
250 g white bread flour
2,5 tsp flaked dried yeast ( Easy Bake or Fast Action yeast)
1,5 tsp salt
1 tbs sugar
180 g roasted pumpkin seeds

1 tbs=15 ml

We made our own freshly baked bread at home using a Breadmaker.
Carefully follow the order of ingredients and quantities indicated in the recipe. First the liquids, then the solids. Yeast should not come into contact with liquids, sugar or salt.
It is important to measure the quantity of flour precisely.
You have to add roasted pumkin seeds after the beep for additional ingredients.
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