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mercoledì 27 ottobre 2010

ORISTANO, CABRAS E LO STAGNO INCANTATO - INSALATA DI PESCE SPADA AFFUMICATO CON MELOGRANA, FINOCCHIO E RUCOLA


E mentre ottobre affonda gli artigli dentro un paesaggio sempre più bagnato di pioggia e mentre la luce del giorno si affievolisce per dissolversi irrimediabilmente nel grigio, non è facile ricordare i giorni delle vacanze, che pur distando un mese o poco più, in verità a me pare che in mezzo sia intercorso un secolo o quasi.
Stintino, Oristano, Cabras e tutti i paesaggi che abbiamo incontrato quel giorno sono fermi nella mente e per noi profumano ancora di sole e di vento.
Stintino mi fa tornare alla mente il primo languido caffè della giornata, quel piccolo porto con l'andirivieni liquido e tranquillo delle barche, con le reti da pesca dispiegate sul molo, la voglia matta di gelato alla frutta e il volo ampio dei gabbiani, ma a dire il vero anche una collanina di corallo di cui mi ero innamorata fin dalla prima volta che l'avevo vista in una vetrina affacciata sulla strada principale e che successivamente le mani grandi di Luca hanno saldamente allacciato al mio collo.Stintino mi fa tornare alla mente tutte le mete che ogni giorno pigramente
disegnavamo nell'aria, Luca ed io, e che abbiamo ogni volta raggiunto, lasciandoci alle spalle l'ombra solida del paese.
Ancora una volta siamo in viaggio, abbiamo fissa la destinazione finale, ma a frastagliare la sponda delle certezze sono tutte le deviazioni che possiamo e potremmo fare e questa è sempre la parte che preferisco.
Lasciare la strada principale per risalire il corso del fiume Tirso è la prima concessione che strappiamo di netto alla giornata. Luca vuole raggiungere la diga e chissà se poi riusciamo ad avvistare anche qualche fenicottero, dice. Non importa se non ne vedremo, ciò che conta è credere nella possibilità e raccoglierla lesti, senza bisogno di pensarci.
Ci facciamo strada tra carreggiate strette ed impervie, mentre intorno a noi incombe un paesaggio metafisico e surreale, dominato dal serpeggiare verde del fiume e da rocce candide sospese sopra alle nostre teste. Ci sentiamo dentro una sorta di limbo, oserei dire sperduti in uno spazio che pare senza fine, senza la sagoma di una casa che si profili all'orizzonte, senza incrociare nessun segno di vita.
Poi finalmente in lontananza intravediamo un'insegna, forse è un bar, forse una trattoria, qualunque cosa sia decidiamo di fermarci lì per una sosta. Non abbiamo visto i fenicotteri, ma di spettacoli naturali ci siamo riempiti gli occhi e la fame comincia a farsi sentire, soprattutto al pensiero che abbiamo ancora tanta strada da fare.
Per un attimo temiamo che il locale sia chiuso tanto è tutto così silenzioso qui intorno, ma appena varchiamo il cancello che non c'è, ecco che vediamo una coppia di turisti francesi seduti ad un tavolino, con un bel tagliere di salumi e di pane carasau sul quale affondano voluttuosamente le mani. Questo ci rincuora. Ordiniamo un caffè e scambiamo quattro chiacchiere con la ragazza che ci serve. Parliamo del più e del meno, delle nostre impressioni sulla Sardegna, dei luoghi che abbiamo visitato, della Costa Smeralda e della delusione che ci ha riservato, considerazione alla quale lei fa seguire la sua. In parole spicce ci dice che non ama quella zona in quanto, sue testuali parole, "lì sei considerato niente di più che un carrello della spesa!". Poi ci racconta di questo suo locale, una trattoria, l'unica nel raggio di quaranta chilometri, dove chiunque attraversi questa parte di Sardegna è costretto a fermarsi, così che la cucina è aperta non stop, per turisti, camionisti o gente che si è persa.
Alla fine decidiamo di fermarci anche noi a pranzo e ci lasciamo tentare da una magnifica tagliata di manzo e da una serie di contorni, verdure grigliate e patate al forno. Acqua e vino e una zuppa inglese da dividere. Abbiamo mangiato divinamente, possiamo dire che in assoluto questo è uno dei posti in cui abbiamo mangiato meglio durante la nostra vacanza. Il trono va invece ad un ristorante in cui ci siamo fermati a cena quello stesso giorno, a notte fonda.
Ci rimettiamo in viaggio rinvigoriti dal calore del vino e dalla bontà del cibo. Prossima tappa è Oristano.
Oristano è quasi una scusa per andare lontano, per attraversare altri chilometri di natura selvaggia, per fare nostro il giallo della terra riarsa che si fonde col verde della macchia mediterranea, per immergerci a piene mani dentro la quiete del paesaggio, tra muretti a secco, strade polverose e campi resi ondulati dalla forza del vento.

Oristano è la scusa per andare alla ricerca di qualche fine maiolica bianca dipinta a mano, di qualche pregiato manufatto, anche se alla fine, il mio primo acquisto è un paio di All Stars in velluto blu alle quali ho ceduto, dopo averle provate e riprovate, dopo avere stentato a credere alla cifra in euro che avevo letto sul cartoncino. Praticamente regalate, quindi ho pensato bene che le maioliche potevano anche aspettare qualche altro minuto.Oristano sono le sue vie suggestive, adorne di pietre segnate dal tempo e di piccoli locali affacciati su graziosi cortili, coi tavolini all'aperto e gli ombrelloni a riparare dal sole.
Oristano si dispiega lentamente nella danza dei nostri passi. Non abbiamo fretta, camminiamo col naso rivolto all'insù, con la macchina fotografica pronta a mettere la cornice intorno ad ogni piccolo particolare che attira la nostra attenzione ed io continuo ad essere attratta dai muri, dalle pietre. Un vero peccato che parecchi vicoli siano completamente imbrattati da scritte e da orrendi graffiti, purtroppo un male comune di molte città, come la nostra, le cui strade storiche, sotto ai portici del centro, sono state violentate e deturpate per chilometri e chilometri.
Ripartiamo alla volta di Cabras, distante una decina di chilometri, e ci ritroviamo all'interno di un borgo molto suggestivo, costeggiato da casupole basse basse, da piccoli negozi che sanno d'antico e nei vicoli che si irradiano lungo la strada principale incrociamo i volti di persone sedute davanti all'uscio di casa e quasi sembra di essere catapultati dentro un altro tempo. Malinconia e fascinazione si fondono in me in questo momento. Cabras, la patria della bottarga che non ci faremo mancare, è una città lagunare incastonata nella selvaggia penisola del Sinis. Poco distante da qui c'è San Salvatore, la città polverosa e quasi fantasma dove sono stati girati tantissimi film western e non stentiamo a crederlo, lo scenario è perfetto. Poco distante da qui ci sono anche tantissimi complessi archeologici, ma visitare tutto in un solo giorno ci sembra quasi impossibile. Torneremo è la parola che dicono le nostre labbra. Forse domani.
Raggiungiamo invece lo stagno, subito fuori dal paese, il più grande stagno d'acqua dolce della Sardegna, che comunica col mare attraverso una serie di pittoreschi canali.
Qui, dove la natura strega ed incanta col suo splendore, ci concediamo una lunga sosta, seguendo un sentiero che conduce ad un pontile e poi oltre, all'interno di un canneto. Qui, proprio in questo momento, il sole sta tramontando e coi suoi riflessi ammanta ogni cosa. Rossi come ogni cosa viva e pulsante, come un'emozione che si rinfocola.E quando decidiamo che si è fatta l'ora di imboccare la strada del ritorno, in verità ci diciamo una bugia. Tutta colpa dei finestrini abbassati, dell'intenso profumo di carne alla griglia, di quelle nuvole di fumo che imbiancano il cielo, di tutta quella gente che si sta accalcando lungo i cigli della strada.Stiamo attraversando un paese in festa, a prima vista ci sembra una sagra. Ci scambiamo una serie di sguardi Luca ed io, nessuno dei due osa dire nulla e l'automobile nel frattempo continua ad allontanarsi. Poi io non resisto, non trattengo le parole.
"Però sarebbe stato bello fermarci anche poco, anche solo mezzora a quella sagra!" dico sottovoce, lasciando trasparire forse un po' di rammarico.
Però mi rendo anche conto che sono arrivati a parcheggiare fin quaggiù, mai vista tanta folla messa insieme.
Luca rallenta alla ricerca di un posticino dove parcheggiare.
Che però sarebbe bello andare a quella festa di paese lo sta pensando anche lui in questo momento e, a sorpresa nonché a strapiombo su di un fossato, troviamo lo spazio sufficiente per posteggiare la nostra macchina. Sappiamo bene che dovremo farci qualche chilometro a piedi per raggiungere la sagra, che non resteremo solo mezzora e che poi ci aspetteranno almeno tre ore alla guida per tornare a casa, ma l'incoscienza prevale sulla razionalità.
E ci immergiamo tra la folla, tra bancarelle a non finire di torrone, il famoso torrone di Tonara, di formaggi, di cesti e di oggetti in legno, lasciandoci trasportare dalla notte. Riesco a scovare uno stampo per le seadas e qualche grazioso stampino per biscotti. Poco dopo compriamo anche una forma di ottimo pecorino. Sono felice, soprattutto per gli stampi.
In fondo allo spiazzo si sta consumando una grigliata, la grigliata a cielo aperto più grande, che abbiamo mai avuto modo di vedere in vita nostra. Il profumo del pesce azzurro, da una parte, riempie le narici e gli stand sono presi d'assalto, tutti in coda per accaparrarsi una porzione di mare.
Dall'altra parte invece stanno arrostendo i maialini, centinaia di spiedi che girano sulle braci roventi. Rimango senza parole. Non immaginavo che fossero tanto piccoli. Non immaginavo. Mi passa davanti una coppia e sento che dicono "Che ne dici se ne prendiamo uno intero?".
Luca mi guarda e ride. Non immaginavo che fossero tanto piccoli, gli dico io. Non ho fame e quasi quasi è meglio che torniamo alla macchina.
Ci incamminiamo avvolti da una coltre di buio totale, quasi assordante se solo avesse voce e se non fosse per i fari delle automobili che ogni tanto rischiarano la strada non sapremmo nemmeno dove stiamo appoggiando i piedi. Non ci sono lampioni, c'è solo la notte fonda e nera e quando risaliamo finalmente in macchina mi sento di nuovo al sicuro. Avrebbero potuto attaccarci i cinghiali tanto è selvaggio qui, dico a Luca, poi scoppiamo entrambi a ridere.
"Hai fame?" mi chiede Luca.
Non ho fame gli dico. Ma dopo qualche decina di chilometri sto letteralmente morendo di fame e anche lo stomaco di Luca comincia a brontolare.
Ed è così, che in una località di cui non sappiamo nemmeno il nome ci imbattiamo nel ristorante che abbiamo collocato sul nostro personale trono. Ristorante Da Enzo. L' ambiente è talmente elegante che per un attimo penso di essere vestita in modo non adeguato, ma mi basta scorrere il menu situato all'ingresso, con tutti quei piatti a base di pesce, che mi dimentico di come sono vestita e di tutto il resto.
Entriamo e ci lasciamo sedurre da una serie interminabile di antipasti e da una sfilata di crostacei, la cui bontà rasenta il sublime.
E così anche oggi ho accarezzato la pelle del mare.






INSALATA DI PESCE SPADA AFFUMICATO CON MELOGRANA, FINOCCHIO E RUCOLA


Ingredienti:

200 gr di carpaccio di pesce spada affumicato
il succo di un limone
mezza melograna
1 finocchio
un mazzetto di rucola
pepe nero
un pizzico di sale
olio extravergine d'oliva


Prepariamo una marinata con l'olio, il succo di limone, un pizzico di sale e qualche macinata di pepe nero. Con la marinata irroriamo il carpaccio di pesce spada e lo lasciamo riposare un paio d'ore in frigorifero, coprendolo con della pellicola trasparente. Andremo poi ad impiattarlo accompagnando il pesce con il finocchio tagliato a rondelle, i chicchi di mezza melograna e la rucola spezzettata. E' un piatto leggero e profumato che abbiamo voluto accompagnare con una eccellente bottiglia di Vermentino Is Argiolas, una delle nostre preferite tra quelle che abbiamo portato a casa dalla Sardegna.



SMOKED SWORDFISH CARPACCIO WITH RUCOLA, POMEGRANATE AND FENNEL


Ingredients:

200 g smoked swordfish carpaccio
rucola
1 fennel
1/2 pomegranate
ground black pepper
a pinch of salt
1 lemon juice
extravirgin olive oil


Combine extravirgin olive oil, salt and pepper and lemon juice. Sprinkle the marinade over the fish. Cover with plastic and refrigerate for 2 hours or until ready to serve.
When ready to serve complete with pomegranate, fennel (cut into rings) and fresh rucola.







Risponde Luca:
1- quando da piccoli vi veniva chiesto cosa volevate fare da grandi, cosa rispondevate?
Il Pompiere! (Ricordate il draghetto grisù?)
2- quali erano i vostri cartoni animati preferiti?
Goldrake, Gig Robot d'Acciaio, Svicolone, Barbapapà, Braccobaldo, I Pronipoti, Mototopo e Autogatto, Yoghi Bubu ed il mitico Ranger Smith.
3- quali erano i vostri giochi preferiti?
Soldatini, automobiline, Ruba bandiera, Palla Avvelenata
4- qual è stato il vostro più bel compleanno e perchè?
Tutti quelli passati con Sabrina
5- quali sono le cose che volevate assolutamente fare e non avete ancora fatto?
Una, nessuna e centomila.
6- qual è stata la vostra prima passione sportiva o non?
Baseball e Pallacanestro poi l'atletica leggera nel Fondo, mezzofondo e maratona.
7- qual è stato il vostro primo idolo musicale?
I Queen.
8- qual è stata la cosa più bella chiesta ( ed eventualmente ricevuta) a Babbo Natale, Gesù Bambino, Santa Lucia
Sabrina.
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