A quest'ora del mattino il mio corpo sotto le lenzuola è un ammasso di incertezze, non vorrei nemmeno andare al lavoro, al solo pensiero del turno delirante che mi aspetta, mi si chiude lo stomaco. Va sempre peggio, la qualità del servizio ospedaliero si fa ogni giorno più scadente e chi decide e chi organizza continua a tenere nascosti verità e problemi. Nessuno ha il coraggio di affrontare le cose e di provare a risolverle. Si continua a far finta che vada tutto bene ed io provo una gran rabbia. Rimango a galleggiare sopra al letto, a fluttuare dentro pensieri più leggeri.
Riprendiamo il nostro viaggio in Sicilia e ripartiamo dall'Etna.
Appena arrivati a Catania, una delle prime cose che Luca ed io avevamo deciso d'organizzare, era proprio un'escursione sull'Etna, con tanto di guida. Tante erano le proposte, le offerte, dal tour al tramonto, a quello con assaggi di vini, ma a questi ultimi avevamo preferito il tour classico con visita alle Gole dell'Alcantara e scalata del vulcano fino ai primi crateri.La mattina della partenza per l'escursione siamo elettrizzati; Luca a dire il vero, si sente giù di allenamento e mi appare un po' timoroso, forse teme di avere perso quel suo passo da stambecco di quando, fino a qualche anno fa, scalava e attraversava i valichi delle Dolomiti. Io invece non vedo l'ora di iniziare l'arrampicata e vivo questi attimi d'attesa con l'urgenza estrema di vivere e con una sana dose d'incoscienza.
Scendiamo a pianterreno e facciamo colazione in fretta, tanto non ho fame, ho solo voglia di partire e poi la Jeep con il resto del gruppo, ci sta aspettando là fuori, in vicolo della Lanterna. A guidare la nostra spedizione è Aurora, una ragazza solare, simpatica e alla mano che ci dà il benvenuto a bordo con un sorriso. Ci sistemiamo sui sedili posteriori e facciamo la conoscenza di due ragazzi che sono uno spasso, Ciro e Massimo. Un napoletano ed uno svizzero che vivono a Zurigo e coi quali si instaura subito un bel feeling. Dobbiamo andare a Giarre a recuperare altri tre escursionisti e poi ci dirigeremo verso le falde dell'Etna dove ci uniremo ad un altro gruppo e ad un'altra guida.
Lungo il tragitto scopriamo che Massimo è uno chef e non possiamo non metterlo alle corde affinché ci sveli qualche suo segreto. A dire la verità non si sbottona molto, ma ci delizia con una serie di racconti sulla cucina svizzera, sulle salse che ama preparare e che a sentire Ciro, sono il suo forte. Massimo è un ragazzo forse un po' introverso, molto misurato ed emana una dolcezza che è rassicurante. Ciro invece è egocentrico, è vulcanico, esuberante, è molto più impulsivo ed è incredibilmente stiloso. Ama il mondo della moda e si cimenta come stilista, ha un sacco di idee per la testa e si illumina mentre ne parla, idee un po' folli, eccentriche, ma raffinate e questo ci tiene a sottolinearlo. Ridiamo per tutto il tempo, ho quasi le lacrime agli occhi. Luca è comicissimo e la sua ansia si è già disciolta. Arrivati a Giarre facciamo salire a bordo della Jeep una famigliola siculo-venezuelana. Lei, Anna, è una siciliana verace, ma l'amore ha pensato bene di portarla a migliaia di chilometri di distanza dalla sua terra, in Venezuela per l'esattezza. Con lei ci sono suo marito Guillermo, il tipico uomo latino, un formidabile ballerino di salsa, dice sua moglie, e poi c'è Mario, il figlio, un diciottenne biondo e capelluto, alto quasi due metri, che parla poco e continua a mandare messaggi alla sua ragazza che studia negli Stati Uniti. Ci stringiamo sui sedili per accoglierli e per conoscerli meglio. Le battute di Ciro si fanno sempre più ficcanti, fatico a trattenere le risate anche quando dovrei. Continuiamo a macinare chilometri di strada e finalmente arriviamo a Milo, almeno un caffé ce lo meritiamo, la giornata si preannuncia lunga e faticosa. In piazza incrociamo un'altra Jeep con a bordo Marco, l'altra guida, ed il suo gruppo, composto da due ragazze di Manchester, una vera forza della natura moltiplicata per due, ed una giovane coppia di Milano, entrambi si riveleranno molto simpatici oltre che infaticabili. Da questo momento ha inizio l'avventura.
La prima tappa è quella che più temo. Ci fermiamo nella radura di un bosco, un luogo incantato, circondato da alberi di castagni che si estendono a perdita d'occhio. Le guide ci consegnano un casco ed una torcia e dopo esserci agghindati per l'occasione, ci dirigiamo a piedi verso delle grotte naturali. Luca sa benissimo come mi sento, soffro di claustrofobia e l'idea di entrare in una grotta e di strisciare dentro uno stretto cunicolo fino all'uscita non mi alletta nemmeno un po'. Il mio primo pensiero è quello di dire che passo questo giro, ma la curiosità ed il mio spirito avventuroso, mi portano a discendere quei ripidi gradini scavati nella terra. Luca è davanti a me e regge la torcia. Dietro di noi scende il resto della spedizione. Mi ritrovo all'improvviso in un antro oscuro costellato da una cascata di stalattiti, è davvero emozionante, ma mi rendo conto che non riesco a godermi appieno lo spettacolo che questa grotta ci offre. Il mio istinto lotta prepotentemente con la mia parte razionale pur di farmi risalire in superficie, sotto la luce piena e calda del sole. Comincio a muovere i primi passi verso l'apertura dalla quale sono scesa, ma una mano prontamente mi trattiene, è quella della guida che mi dice "Signorina, ma dove pensa di andare?" ed io candidamente rispondo " Sto uscendo da qui, non abbiamo già visto tutto?".
Mi risponde che usciremo passando da un altro cunicolo, perchè c'è altro da vedere. Mi sporgo per mettere a fuoco il cunicolo di cui parla, facendo luce con la torcia e quando mi rendo conto che è piuttosto lungo e che è così basso che bisognerà inginocchiarsi per attraversarlo, mi sento sopraffare dal panico. Dico sottovoce a Luca che voglio uscire in fretta da lì, presto, subito, ora, gli stringo la mano fino a farmi male, mentre mi scendono fiumi di lacrime silenziose, non riesco a trattenerle. Eppure non mollo, cerco di vincere la paura e continuo ad asciugarmi gli occhi con il dorso della mano. Per fortuna è buio pesto e nessuno mi vede, per fortuna c'è Luca che mi accarezza il viso. Mi armo di coraggio e mi faccio strada con la torcia. Man mano che mi avvicino alla luce del giorno il sorriso titubante che mi si sta lentamente disegnando sulle labbra si fa sempre più aperto. Risalgo in superficie con uno slancio ritrovato e Luca mi si avvicina e mi sussurra all'orecchio che è orgoglioso di me. Perchè ho affrontato la paura, perchè ho resistito e non sono scappata. Non posso certo dire che sono guarita dall'opprimente senso di claustrofobia, posso solamente dire che la paura la si può dominare, contrastare.
La sensazione di ritrovarmi finalmente in mezzo al bosco è magnifica e liberatoria; se non fosse che dobbiamo partire immediatamente, rimarrei qui a rotolarmi tra gli alberi, le cui braccia in cerca d'appiglio prendono al laccio il cielo, smagliante di luce dorata.
Ci dirigiamo in seno alla montagna, affrontiamo una serie di tornanti e saliamo, continuiamo a salire. Raggiungiamo quota 1800 metri con la Jeep. Da qui inizierà la nostra scalata. Ci arrampicheremo a piedi fino a toccare quota 2400. Sono euforica, lo siamo tutti mentre ci mettiamo in marcia. Davanti a noi l'Etna si staglia sullo sfondo in tutta la sua regalità, difficile descrivere le mie sensazioni, provo rispetto per questo "tempio" che scruta dall'alto il volgere instancabile del tempo, per le sue pietre nere, quasi violacee, memori d'incandescenti ricordi, per le tracce lasciate sulla terra, sulla sabbia pece, da altri passi, da altre anime inquiete, da altri sognatori. Sognatori come noi, che vogliamo salire sul tetto del mondo per illuderci che stiamo toccando il cielo, che vogliamo sentirci tutt'uno con la terra e col fuoco che arde sotto i nostri piedi. Seguiamo le guide turistiche e ci soffermiamo un attimo davanti ad una casa rimasta sepolta sotto la lava. Si riesce a vederne solo il tetto.
Man mano che saliamo di quota ci ritroviamo ad essere parte di uno scenario quasi irreale che emana bellezza e gravità. Siamo circondati da un tappeto di lava nera che ricopre il terreno scosceso. Dall'impenetrabile oscurità delle rocce, che non rifrange né riflette la luce, ma la assorbe e la racchiude in sé. La strada che attraversa questo paesaggio si attorciglia con un'indecisione serpentina. Si inerpica, esita, scende a precipizio, curva e poi si avvolge su se stessa. Quei picchi all'orizzonte e le nuvole che ne nascondono le cime danno a questo scenario un aspetto stranamente preistorico. Ad interrompere la sfilata del nero, scheletri d'alberi, candidi come la neve. Tutto questo mi commuove nel profondo.
I bordi dei sentieri sono orlati di fiori gialli e fucsia che risaltano in modo così appariscente da risultare quasi irreali. Grilli neri come il carbone si mimetizzano col contesto e saltellano da uno stelo all'altro. L'orizzonte è costellato da cime di montagne scure, ci sentiamo come sospesi tra le viscere della terra, le sue aperture e la nostra avventura. Andiamo alla scoperta di territori senza nome, non abbiamo sponde, non abbiamo limiti. Tutti i muscoli del corpo sono percorsi da fremiti.
La spedizione prosegue il cammino senza sosta, Luca ed io ci attardiamo insieme a Massimo e a Ciro perchè vogliamo bearci di questi panorami. Camminiamo da ore sotto ad un sole cocente e l'acqua che abbiamo nello zaino sta finendo. Sento i muscoli dei polpacci tesi all'inverosimile, ma dobbiamo affrettare il passo per ricompattarci col gruppo. Le ragazze inglesi tengono un passo per noi irraggiungibile. Sollevano polvere e metri di distanza. Mi impongo di raggiungerle, ma di tanto in tanto mi devo fermare per aspettare Luca, che rimane indietro, con la sua andatura lenta e cadenzata. Un passo dopo l'altro, senza mai fermarsi, mi raggiunge assieme al resto della tribù. Ciro sta inveendo a pieni polmoni contro Marco e i milanesi perchè corrono come dei dannati e noi, i fanalini di coda, ci stiamo perdendo qualcosa di prezioso, forse.
"Se qualcuno di noi stramazza a terra e ci lascia le penne, quelli nemmeno se ne accorgono!" sbotta Ciro. "Continuano a correre, guardateli!". Riesco a scorgere solo la bandana di Marco ed i calzoncini neri dei milanesi. Magari anche una dose di sana invidia, la nostra, per le loro doti atletiche.
"Se qualcuno di noi si sente male...." continua a dire Ciro.
La salita si fa sempre più erta, eppure nonostante la fatica e le orecchie che mi ronzano, mi sento benissimo. Il percorso è talmente scosceso che avverto sotto ai piedi tutte le irregolarità del terreno, inoltre la sabbia che calpestiamo è infuocata, talmente infuocata che la suola delle scarpe che indossa Ciro comincia a scollarsi. All'inizio sembra non darci peso, poi gli monta la rabbia e ci informa che a quelle scarpe è molto affezionato, che le ha comprate a Barcellona e che, fanno parte di una collezione a tiratura limitata, aggiungo io. Mi rendo conto subito che sto alimentando il suo nervosismo, così lo rassicuro dicendogli che un bravo calzolaio gliele saprà rimettere a nuovo. Questo sembra rasserenarlo, almeno per un po'.
Mi soffermo ad accarezzare le pietre che incontro, già carezzate da chissà quante altre mani, ne infilo qualcuna in tasca, sembrano pepite d'oro. Mi soffermo ad accarezzare la quiete qui intorno. Il silenzio è arredato solo dalle nostre voci. Laggiù invece si estendono boschi di castagni che fanno da contrasto alla natura brulla, dalle sembianze quasi lunari del paesaggio. Nere acrobazie geometriche.
Lungo i sentieri incontriamo raccoglitori di funghi con cesti pieni all'inverosimile di porcini.
Gli ultimi tornanti sono i più difficili, lo sono sempre, siamo stremati, fiaccati da ore di cammino , ma trionfanti raggiungiamo la cima ed ecco spalancarcisi davanti i primi crateri dell'Etna, voragini spaventose che si aprono a strapiombo a pochi passi da noi. Il nero della roccia è frastagliato da venature rossastre, il fuoco ha lasciato il suo segno indelebile. A poca distanza da qui c'è un pozzo sotto al quale arde il magma, in ebollizione costante. Marco cerca qualcuno interessato a godere di questo spettacolo. Sono l'unica che si fa avanti. Mi prende per mano e mi accompagna lungo un cordolo a strapiombo nel vuoto e in quel momento ho avvertito un brivido che mi ha scosso profondamente alla vista di quel magma ardente, di quella manifestazione di così primitiva forza. L'Etna dorme tranquillo, ma sotto, dentro, è in continuo fermento. E' impressionante prenderne coscienza. Ho inabissato lo sguardo dentro le viscere della terra, dentro lo squarcio della sua anima e questa vista mi ha turbata. Rimaniamo ancora qualche minuto in silenziosa contemplazione, il tempo di scattare qualche foto, di fissare nella mente queste immagini, il tempo di respirare a pieni polmoni.
Dobbiamo ridiscendere e per farlo, imbocchiamo un percorso ripidissimo, fatto di sassolini finissimi che scivolano sotto ai piedi e che s'infilano dentro le scarpe. Il rischio è quello di cadere rovinosamente e per ben due volte fatico non poco a mantenere l'equilibrio. Il sentiero scende a picco di qualche centinaio di metri e decido che la tattica migliore per arrivare in fondo è quella di immaginare di avere un paio di sci ai piedi. Così affronto la discesa facendo lo slalom, tagliando in modo secco le curve e mentre acquisto velocità mi rendo conto di quanto sia divertente. Arrivo in fondo ridendo a crepapelle, ho i piedi roventi, che scottano e devo immediatamente togliermi le scarpe perchè sono piene di sassolini. Ne tolgo un'infinità, mi tolgo anche i calzini, neri come la pece. Luca arriva poco dopo, lui non ama le discese, ma ha apprezzato il mio stile, però ribadisce che lui preferisce ,sempre e di gran lunga, arrampicarsi. Le sue caviglie sono provate, ma riprende subito il cammino. Mentre tutti sembrano correre, sia noi che i nostri due amici, ce la prendiamo con calma e per un attimo inveiamo ancora contro il resto della spedizione perchè con quel passo non riescono neanche a godersi il panorama. Ormai ci hanno distanziato di qualche centinaio di metri, quindi per tutta risposta il nostro gruppetto rallenta ancora il passo.
Ci fermiamo lungo ad un sentiero tappezzato di more selvatiche e cominciamo a raccoglierle e a mangiarle a piene mani. Hanno un sapore delizioso e ne voglio ancora. Luca si addentra tra i rovi a cercare le more più grosse e più carnose, ne raccoglie diverse e me le porge a fior di labbra fino a riempirmi la bocca. In compenso si riempie un polpaccio di sangue e di spine. La sua smorfia di dolore mi fa capire quanto male gli facciano quelle ferite.
"L'avevo detto", ribadisce Ciro, "Se qualcuno ci lascia le penne i maratoneti là davanti nemmeno se ne accorgono!". Per fortuna Luca le penne ce le ha intatte e le stringo forte a me.
Arrivati al parcheggio cerco di estrarre le spine ad una ad una dalla gamba di Luca, ma sono talmente fini ed invisibili, che solo quella sera riesco a liberarlo da tutti quei pungiglioni, usando la mia pinzetta per le sopracciglia. Mi sento quasi un chirurgo.
Arrivati al parcheggio andiamo a dare un'occhiata ai negozietti di souvenir disseminati lungo la strada principale e dopo avere toccato ogni oggetto, finisce che compro un elefantino ed un braccialetto in pietra lavica. Luca si sarebbe fortemente meravigliato se fossi uscita a mani vuote. Perchè deluderlo?
Ritorniamo sulla Jeep e decidiamo di andare alla ricerca di una radura dove consumare un lauto picnic. Trovato il posto giusto, stendiamo una tovaglia a quadretti sopra il grande tronco d'un albero e apparecchiamo la tavola rotonda con pane, focacce, salami, formaggi, mozzarelle, verdure sott'olio, olive nere, pomodori secchi di Pachino, qualche bottiglia di Etna Rosso e dei dolcetti di pasta di mandorle. Siamo affamati e ci tuffiamo sul cibo riempiendoci i piatti. Un cagnolino ci si avvicina attratto ed incuriosito dalla scia dei profumi ed io e Ciro lo sfamiamo con quello che abbiamo. Qualcuno ci lancia qualche occhiata di traverso, forse perchè stiamo dividendo il cibo con quella creatura, ma ce n'è abbastanza per tutti e quel cagnetto ci fa proprio tenerezza. In compenso rifiuta il pane e preferisce il resto. Soprattutto il salame. Qualche fetta non gli farà poi male. Qualche fetta diventa un intero salamino. Siamo degli attentatori.
Ci rimettiamo in marcia dopo una tazza di caffé Brasibecca, il caffé senza pecca. Ora ci aspettano diverse decine di chilometri. La nostra prossima meta sono le Gole dell'Alcantara, lì ci ritempreremo, affondando i piedi nelle sue acque gelide. La verità è che non ci aspettavamo che fossero tanto gelide. Il primo impatto con l'acqua è addirittura scioccante, dopo qualche secondo quello che avverto è dolore puro, acuto, tagliente, insopportabile. Dire che c'era da battere i denti è un eufemismo. No, devo uscire, tirare fuori i piedi da lì. Anche Luca saltella da un punto all'altro e mi fa morire dal ridere con le sue espressioni di dolore. Massimo invece sembra perfettamente a suo agio, nonostante la temperatura glaciale dell'acqua, lo stesso vale per le girls from Manchester. Riprovo più volte a immergere i piedi e stringendo i denti ed aggrappandoci l'uno all'altro, Luca ed io, riusciamo a raggiungere l'altra sponda. Incrociamo un gruppo di escursionisti che calzano stivaloni di gomma, avremmo dovuto attrezzarci allo stesso modo e risalire il percorso fluviale, ma per il momento ci accontentiamo di quello che ci stiamo godendo.
Si è fatto tardissimo, per ritornare alla Jeep ci aspetta l'ennesima salita, che sembra non finire mai e siamo tutti in riserva di energie. Tutti tranne Aurora, che è abituata a tenere questi ritmi di marcia e organizza almeno tre escursioni a settimana. Sorridendo ci propone di andare a bere qualcosa di fresco in un locale di un suo conoscente, questa notizia ci motiva dandoci un nuovo slancio.
Appena varchiamo la soglia di questo posticino, sperduto tra i monti, ci ritroviamo in un giardino disseminato di tavoli e di alberi di limoni. Ci sediamo o meglio roviniamo sulle sedie e optiamo per delle spremute di arance siciliane. Il proprietario, che nel frattempo mi aveva scambiata per una sudamericana, è molto loquace, ci racconta della sua famiglia, del diabete che si è abbattuto impietoso su sua moglie tedesca, della sua attività, del più e del meno, e nel frattempo spreme le arance sotto ai nostri occhi e ce le serve a temperatura ambiente, cioè calde. Sembra più un brodo d'arance e anziché dissetarci, abbiamo ancora più sete di prima e Ciro fa il suo show, lamentandosi per la bevanda che non ha affatto gradito. Morale, il tipo che non dimostra alcuna simpatia per il vulcanico Ciro e non fa niente per nasconderlo, ritorna a spremere e questa volta ci riempie i bicchieri con del succo di limone servito con qualche misero cubetto di ghiaccio. Non cambia molto rispetto a prima, ma trangugiamo la bevanda ruspante. Ciro vorrebbe esplodere, ma si trattiene a fatica. Non ci resta che alzarci e rimetterci in viaggio. Dobbiamo tornare a Giarre per lasciare i venezuelani e poi proseguire per Catania. La stanchezza non ha fiaccato i nostri animi e riprendiamo a scherzare e a tratti, a vagare dentro i nostri pensieri. Luca ed io sogniamo il nostro letto, a cornice di appassionati e lunghissimi abbracci. Ciro e Massimo sognano un fine settimana a Londra ed un calzolaio. Aurora sogna un amore appena sfiorato, che ha i colori caldi dell'India ed il profumo di mille spezie.
Difendo gli ultimi minuti che restano, mentre ci attraversiamo l'un l'altro con la leggerezza ovattata dei desideri appena tratteggiati. Un semaforo, uno stop, una svolta ed è Catania, nel suo abito da sera, che ci invita a cena alla luce soffusa di una candela.
Con questa ricetta partecipiamo alla raccolta Afro...Dida indetta da Dida.
1) Postare una ricetta che per voi sia afrodisiaca con foto e procedimento, vanno bene anche ricette già postate nel blog, basta riproporle con il logo della raccolta
2) Inserire il logo del peperoncino (scusatemi se è un logo come dire...un pò miserello ma...non so far di meglio) e il link a questo post
2) Inserire il logo del peperoncino (scusatemi se è un logo come dire...un pò miserello ma...non so far di meglio) e il link a questo post
3) Lasciare un commento a questo post con il link della vostra ricetta.
Scadenza: 31 ottobre!
SPAGHETTI FRESCHI DI MARE E DI TERRA
Il mare e la terra.
L'acqua che leggera sfiora rive in cadenzate carezze. Ritmo Jazz dove il ritmo è eufemismo, atto solo a dare piacere. Onde lente, che scivolano sulla battigia accarezzando la sabbia, facendo rotolare i sassolini. Onde impetuose che tutto travolgono e che spostano i limiti oltre il piacere.
La terra e il mare sono il completamento della vita.
Ci siamo ritrovati a pensare a cosa rende, per noi, un cibo afrodisiaco e siamo giunti alla conclusione che, non è tanto quello che mangi, ma con chi lo mangi, con chi lo prepari e con chi lo sogni.
Abbiamo scelto questo piatto per la sua complessa semplicità.
Per la cura con cui abbiamo preparato gli ingredienti.
Il tempo lento che necessita il preparare le vongole ed i fagioli cannellini. La notte che è servita aspettando che il mare spurgasse la sabbia e che la terra si ammorbidisse. Il lungo tempo di cottura dei fagioli e, al contrario, il breve per cuocere le vongole. Gli estremi che devono toccarsi per completarsi.
Il mare e la terra avvolti in un abbraccio sontuoso dove profumi, sapori e piaceri si sciolgono avvolti tra le dita della forchetta e che ti lasciano in bocca quel sapore di voglia di fare il bis.
L'acqua che leggera sfiora rive in cadenzate carezze. Ritmo Jazz dove il ritmo è eufemismo, atto solo a dare piacere. Onde lente, che scivolano sulla battigia accarezzando la sabbia, facendo rotolare i sassolini. Onde impetuose che tutto travolgono e che spostano i limiti oltre il piacere.
La terra e il mare sono il completamento della vita.
Ci siamo ritrovati a pensare a cosa rende, per noi, un cibo afrodisiaco e siamo giunti alla conclusione che, non è tanto quello che mangi, ma con chi lo mangi, con chi lo prepari e con chi lo sogni.
Abbiamo scelto questo piatto per la sua complessa semplicità.
Per la cura con cui abbiamo preparato gli ingredienti.
Il tempo lento che necessita il preparare le vongole ed i fagioli cannellini. La notte che è servita aspettando che il mare spurgasse la sabbia e che la terra si ammorbidisse. Il lungo tempo di cottura dei fagioli e, al contrario, il breve per cuocere le vongole. Gli estremi che devono toccarsi per completarsi.
Il mare e la terra avvolti in un abbraccio sontuoso dove profumi, sapori e piaceri si sciolgono avvolti tra le dita della forchetta e che ti lasciano in bocca quel sapore di voglia di fare il bis.
300 gr Farina di grano tenero (doppio zero)
100 gr farina di semola di grano duro
4 Uova
Ingredienti per il condimento:
1 Kg di Vongole
400 gr di fagioli cannellini
½ Bicchiere di Brandy
2 Spicchi d'Aglio
Olio Extra Vergine d'Oliva
1 Rametto di Rosmarino
1 Rametto di Timo
1 Rametto di Maggiorana
Sale
Pepe
Si prepara la pasta, noi abbiamo scelto di fare dei tagliolini “grossi”, praticamente degli spaghetti alla chitarra.
Mentre l'acqua nella pentola raggiunge il bollore, in una padella abbiamo messo un filo d'Olio Extra Vergine d'Oliva con i 2 spicchi d'Aglio puliti e schiacciati e li abbiamo fatti leggermente rosolare. Abbiamo aggiunto le Vongole e le abbiamo coperte con un coperchio. Venti o trenta secondi e abbiamo aggiunto i Fagioli Cannelini, abbiamo rimesso il coperchio ed atteso ancora un paio di minuti prima di aggiungere il Brandy e farlo sfumare per poi completare il tutto con le erbe aromatiche. Abbiamo lasciato cuocere ancora per alcuni minuti stando attenti a non far asciugare il sughetto rilasciato dalle Vongole e dai Cannelini. Assaggiamo ed eventualmente regoliamo di sale.
Nel frattempo, l'acqua ha raggiunto il bollore ed abbiamo “buttato la pasta”. La scoliamo molto al dente e conserviamo un po' d'acqua di cottura. Versiamo la pasta nella padella assieme al sughetto e saltiamo il tutto, completando la cottura della pasta eventualmente utilizzando alcuni cucchiai di acqua di cottura.
Ingredients for the sauce:
300 g spaghetti
extravirgin olive oil
2 clove garlic
black ground pepper
salt
1/2 glass Brandy
1 Kg small clams
400 g beans
chopped fresh rosemary
chopped fresh sage
chopped fresh marjoram
chopped fresh thyme
300 g spaghetti
extravirgin olive oil
2 clove garlic
black ground pepper
salt
1/2 glass Brandy
1 Kg small clams
400 g beans
chopped fresh rosemary
chopped fresh sage
chopped fresh marjoram
chopped fresh thyme
Spaghetti with clams are, according to us, an afrodisiac dish. We have omitted the tomatoes because we think that they overshadow the flavour of the fresh clams.
First of all you have to scrub the clams well and to let them sit in salted water for several hours so they can purge themselves of sand. Any open or broken clams should be discarded.
In a large saute pan heat the extravirgin olive oil over medium heat. Add the garlic and salt and cook until fragrant and golden. Add the clams, cover and cook, shaking occasionally until the clams open. Add the beans, salt and pepper to taste and the Brandy and cover until it evaporates. Add all the aromatic herbs, then toss well. Simmer the sauce for about 7-8 minutes.
In a large pot of salted water cook the spaghetti until al dente. Drain, add the cooked pasta to the sauce and stir well to combine and warm the pasta. Serve very hot and have a good night!
Complimenti per avercela fatta, a me prende il panico ancor prima di entrare... altro che riuscire ad uscire da un altro lato!!!
RispondiEliminaBella escursione e bella ricetta!
Sabrina & Luca. Buongiorno miei cari amici. Il tuo articolo e le foto sono super come sempre. Ho aggiunto il tuo blog al mio "Lista blog". Cordiali saluti da Cipro! Felipe.
RispondiEliminaGood morning my dear friends. Your artice and photos are super as always. I have added your blog to my "Blog List". Warm regards from Cyprus! Philip
Anche io ho visitato l'Etna,è posso confermare che è uno spettacolo davvero unico.Vivo ai piedi del Vesuvio ma la visita all'Etna è stata una cosa indimenticabile,ancora oggi ho i brividi,anche perchè il vulcano fremeva,faceva sentire la sua voce,la terra tremava e il fumo avvolgeva l'aria,preannunciava in serata la sua eruzione,anche questa uno spettacolo da togliere il fiato per la sua bellezza.Le Gole poi sono l'immagine della potenza del vucano,di come riesce a plasmare e modificare il paesaggio al suo passaggio.Acqua freddissima e pensare che c'era chi faceva il bagno....
RispondiEliminaSono troppo contenta per avervi conosciuto!!!Beati voi...che escursione...complimenti per avercela fatta!!!!!Un abbraccio e buon fine settimana!
RispondiEliminache bel racconto!
RispondiEliminaIo sono stata sono una volta in sicilia, con stefania piccolina e più di tanto non abbiamo potuto vedere... un'altra volta ci torno in incognito perché altrimenti i parenti siculi del mio compagno ci sequestrano e non ci fanno manco andare a mangiare una pizza!
che foto splendide!! la ricettaa ha conquistato anche mio marito..."quando me li fai???" ah bellissimo anche il piatto di presentazione!!
RispondiEliminaciao e buon w.e.
che beòl viaggio e che meraviglia quella grotta... postate sempre delle foto meravigliose, fanno venir voglia di prendere e andare!!
RispondiEliminaQuesto spaghettino non è da meno, fa venir viglia di... prendere e mangiare :-P!!!
un abbraccio e buon w.e. a voi.
Ciao ragazzi!
RispondiEliminaMi piace molto la prima foto dove siete insieme e così allegri :)
Buon weekend e tante belle cose!
sempre alla prese con i fornelli e con i vostri ricordi vacanzieri..... bravi !! buon fine settimana ....
RispondiEliminaun'escursione fuori dal solito..non c'è che dire, io nella grotta non ci sarei nemmeno entrata, brava!!!
RispondiEliminadi sicuro avrei lamentato per la fatica e avrei fatto da eco a Ciro..però i paesaggi visti lì sono un vero spettacolo da godersi forse con un po' più di calma per metterli a fuoco...... ehmm ehmm...a fuoco forse non è la parola adatta, visto dov'eravate, ma per goderseli appieno.... comunque una bellissima avventura e un racconto piacevolissimo, baci baci!
Mai andata sull'Etna.. però dalle vostre foto e dal vostro resoconto.. mi pento di non averlo ancora mai fatto!!!! buonissimi gli spaghetti vongole e fagioli!!!! baci ragazzuoli :-)
RispondiEliminapost da leggere e rileggere...
RispondiEliminaBellissima ricetta, dev essere sensorialmente goduriosa, con quesi profumi e sapori..mmhhh..^^
RispondiEliminaSabrina, bravissima! Hai dimostrato una forza d'animo davvero notevole!! Complimenti, ci crediamo che Luca si sia sentito orgoglioso!
wow sabrina che bel racconto...mi hai fatto rivivere i momenti magici passati in quei luoghi, l'Etna con il suo paesaggio lunare, la potenza della lava che scendeva lungo il crinale, l'escursione nelle gole dell'Alcantara con la tuta da sub troppo larga che imbarcava acqua gelida...grazie!
RispondiEliminaE la ricetta è assolutamente afrodisiaca...bravissimi
Ultima cosa...sono riuscita a fare una bruschettina per la vostra raccolta ecco il link
http://quelfottutobianconiglio.blogspot.com/2009/09/bruschettiamo.html
baci
fra
ancora una volta siete riusciti a rapirmi con i vostri racconti!!!bravi e affascinante piatto ....baci e abbracci dalle pendici dell'etna!!!!
RispondiEliminaAhhhhh mi sono totalmente immersa in questa lettura (sarà che sogno di visitare la Sicilia) che ho bruciato il risotto.... ora il mi marito è qui che senza lamentarsi mangia il risotto bicolor con sfumature sul nerastro.... ma ne è valsa la pena! Ho vissuto questa splendida giornata insieme a voi!!!
RispondiEliminaBella ricetta ho giusto delle vongole da utilizzare! Buon sabato Laura
Ragazzi che buono questo piatto!! ed è sempre piacevole"viaggiare con voi... Un bacione
RispondiElimina...vedo che abbiamo paure in comune , non credp sarei stata così brava ( niente da fare, è più forte di me!) però avete compito una bellissima escursione. un abbraccio e complimenti per la ricetta!!
RispondiEliminale foto sono fantastiche!!!! la ricetta fa venire un'acquolina!!!!!
RispondiEliminaSono daccordo con te..la paura si può dominare. Sei stata grandiosa, una chiara dimostrazione di coraggio. Brava. Che foto. Le Gole sono fantastiche e i piatti altrettanto. E' bello leggervi. ciao e buon fine settimana.
RispondiEliminaE bravi i miei arrampicatori: lo spettacolo che si ammira in cima all'Etna, come in cima allo Stromboli, è mozzafiato. Un Bravissima a Sabrina per aver resistito alla voglia di fuga nelle grotte: anche Claudia soffre di claustrofobia ma riesce spesso a vincerla con la forza di volontà e la voglia di godere di spettacoli affascinanti delle grotte, nella quale continuo a trascinarla :-D
RispondiEliminaEd ora sono curioso di sapere se vi sia piaciuta Stromboli :-D
E bravi i miei arrampicatori: lo spettacolo che si ammira in cima all'Etna, come in cima allo Stromboli, è mozzafiato e merita un po’ di fatica. Un bravissima a Sabrina per aver resistito alla “voglia di fuga” nelle grotte: anche Claudia soffre di claustrofobia ma riesce spesso a vincerla con la forza di volontà e la voglia di godere degli spettacoli affascinanti delle grotte, nella quale continuo a trascinarla :-D
RispondiEliminaEd ora sono curioso di sapere se vi sia piaciuta Stromboli :-D
P.s.: mi dispiace che la situazione lavorativa sia ancora così negativa...
Carissimi,
RispondiEliminagrazie di cuore, come al solito siete generosissimi nelle vosttre preparazioni e questa mi piace particolarmente, soprattutto perchè avete preparato anche la pasta insieme!!! cosa c'è di più afrodisiaco che impastare ...impastare...impastare...???
aggiorno subito il post della raccolta con il vostro link e poi con calma ripasso per la lettura del post, per ora posso solo dire che capisco Sabrina al 100%, ho lo stesso problema anche io, venuto fuori quando in viaggio di nozze in Egitto, al Cairo siamo entrati in una delle piramidi da un cunicolo che ci permetteva di camminare solo inginocchiati...
un abbraccio e buona domenica anche a voi!
dida
Ciao! ma che splendida gita1 anche a noi sarebbe piaciuto visitar el'Etna..con tutta quella terra nera!!
RispondiEliminaFantastici questi spaghettini: fatti in casa prendono sicurmante meglio tutti i sapori..e l'accoppiata cannellini e vongole..non ci è nuova e ci incuriosisce moltsimmo!
Un bacione
carissimi leggo i vostri reportages di sicilia con interesse e coinvolgimento,
RispondiEliminaun bagaglio di ricordi che col tempo diventerà un forziere prezioso e che in seguito vi farà trasalire quando meno ve lo aspetterete!
anche per noi catania fu il battesimo siciliano e la porto appassionatamente nel cuore
un abbraccio per voi!
Che bello ragazzi, leggervi e come essere con voi, brava Sabry devi essere veramente fiera ed orgogliosa di te, la claustrofobia è una brutta " bestia" e per saperla dominare ci vuole veramente tanta forza di volontà e carattere!!
RispondiEliminaCannellini e vongole? Mai provati mi lasciano un pò interdetta...i fagioli li vedo meglio con un paio di salsicce....ma per una volta si pò fà...poi magari se piace si ripete altrimenti torno a cucinarli con le salsicce, no???un baciotto :-))
Everything looks great, cave and food.
RispondiEliminaLooks like a really fun day :)
Che immagini bellissime, e che poesia anche questo piatto. Siete fantastici!Veramente felicie d'avervi incontrato in questo universo che è la "blogsfera".
RispondiEliminaBaci Alessandra
Ciao ragazzi..sempre emozioni qui:-) Mi avete fatto venire in mente (un secolo fa) quando andammo a visitare la grotta di Crissolo sotto il Monviso per vedere la sorgente del Po..ce ne capitarono di tutti i colori, oltre a fare dei cunicoli piegati ci perdemmo:-) Non lo dimenticherò mai:-)
RispondiEliminaGrazie per il vostro commento da me, è sempre un piacere leggervi, sono daccordo con voi per quanto riguarda l'abito che non fa il monaco...A dire il vero è impossibile avere certezze, si dice tutto ed il contrario di tutto, ma quando le "cavolate" arrivano dall'alto viene ulteriore disgusto.
Sai Sabri, come ti avevo scritto, ho una cara amica che lavora alle Molinette di Torino e me ne racconta di storie a dir poco "allucinanti", ma lei è un pò come te, ama il suo lavoro, si arrabbia, manifesta quando è il momento, ma va avanti perchè ci mette l'anima, tu puoi capire..
Insieme siete una forza della natura, foto, racconto,ricette, siete vulcanicissimi:-))
Vi abbraccio
Io non avrei mai potuto..la mia claustrofobia mi attanaglia...bravissima Sabri!! Molto bello il racconto belle le foto e il piatto!! Ciro mi è molto simpatico, sarà il nome?:))))
RispondiEliminaanch'io tesoro soffro leggermente di claustofobia pero ammiro il tuo coraggio di essere stata tosta e aver dominato il panico!!!
RispondiEliminacmq le foto sono tutte bellissime e leggere i vostri racconti e come immergersi con voi e vivere la vostra stessa avventura!!bacioni grandi imma
sabrina sei grande...ma hai mai pensato di scrivere....sei fantastica....buonissimi questi spaghetti...un bacio...da me c'è un premio che vi aspetta:-)
RispondiEliminaAnnamaria
wow wow! meravigliose spaghettate!!!
RispondiEliminaanche io quando vedo che il lavoro mi stressa e mi delude, penso alle vacenze, che sono sempre periodi felici!
sei stata davvero coraggiosissima! il mio Kevin non serebbe per niente stata orgogliosa di me... io solitamente quando c'è troppa avventura, mi tiro indietro... O_O
belle scarpinate davvero! trekking pesante!!!
sono stata anche io in quesi posti... in sicilia ci vado una volta l'anno... quindi... sono capitata quasi dappertutto.... mi dispiace per i disastri che avvengono in questi giorni....molto...
le gole dell'alcantara però le ho fatte... ed anche sull'etna sono stata tre volte e solo la prima mi sono avventurata a fare un giro di un cratere, ma andavo con una giuda...
per quello che riguarda TDF... la situazione è complicata, ma io vedo già all'orizzonte una possibile soluzione positiva...
RispondiElimina^_____________^
buona domenica
vedo che se anche i soliti problemi lavorativi vi attanagliano e lo sconforto e il nervosismo la fannoda padroni il ricordo delle vostre belle vacanze vi sostiene costantemente e spero vi aiuti un po' a buttare le cose dietro le spalle.Mi ha fatto star male il racconto dell'ispezione in grotta...perchè Sabrina, anche io ho questo problema anche io cerco di superare ma l'ultima volta napoli sotterranea non sono riuscita a visitarla : neanche sono entrata , jacopo non ce l'ha fatta a convincermi.in attesa della prossima puntata e della prossima ricetta vi saluto a presto...
RispondiEliminaCari mi sembrava di essere lì con voi... :)
RispondiEliminaHo sentito un caldo tremendo vicino alla bocca di quel cratere e freddo ai piedi quando siete entrati nel torrente ^___^
Esilarante il lamentone del gruppo e la spremuta di "brodo" d'arance!!!
Un abbraccione!!!
Sabrina e Luca, o que é mais belo em seu post? Imagens, texto ou essa deliciosa receita? Tudo!!!!!!!
RispondiEliminaBoa viagem , amiga!
Luísa.
Che racconto meraviglioso!!!
RispondiEliminaIo vivo vicinissimo a quei bei posti ed ancoran on ci sono mai nadata...però l'escursione sull'Etna è da un pò che mi frulla in testa...se riesco l'anno prossimo la faccio, ache se non so se riuscirò ad avere il fegato di Sabrina..io sarei scappata a gambe levate, altrochè!
La ricetta è bellissima, le ricette di pesce sono quelle che più mi piacciono e che faccio, quando possibile! :-)
E' sempre bellissimo leggervi cari ragazzi!!!
bacissimi
Ago :-D
Grazie Sabrina! ancora una volta mi hai fatto rivivere la gita che feci in Sicilia circa 10 anni fa....sei grande...scrivi magnificamente...e i spaghetti golosi buona settimna Luisa
RispondiEliminaCome sempre i vostri post mi leggo i vostri resoconti e mi assaporo ogni parola e ogni attimo!
RispondiEliminaSono estasiata, sia dal racconto che dalla ricetta!!!!
Che bello iniziare la settimana con Voi ^__^
che bella escursione anche se a dire il vero io sono abbastanza fifona su queste cose! la pasta dev'essere buonissima, una mari e monti rivisitata! bacissimi
RispondiEliminaSplendido reportage e bellissime immagini... Gli spaghetti poi sono da applauso :)
RispondiEliminaCaspita, che bell'escursione..impressionante quella casa sommersa!
RispondiEliminaSpaghetti copiati!
Carissimi, i vostri racconti di viaggio sono sempre belli, esaurienti e interessanti, ma soprattutto sono pieni di voi, del sorriso di Sabrina e del vostro modo di stare insieme, che è bellissimo.
RispondiEliminaCOmplimenti
E poi non ci pensate alle diete, che si rischia di intristirsi e poi i sorrisi?
Anna
E' sempre un piacere andare in giro con voi, anche solo attraverso le foto!
RispondiElimina.. i vostri racconti di viaggio sono magnifici, miei cari! Siete davvero straordinari, avete pensato di pubblicare qualcosa?
RispondiEliminaSiete apaci di far viaggiare con voi chi vi legge, mi è parso di sentire la paura di Sabrina nel cunicolo ( sarà forse perchè anch'io son claustrofobica? ), la meraviglia dello spettacolo che s'è aperto dinanzi ai vostri occhi, il sapore delle more selvatiche, il freddo dell'acqua e il fastidio per l'inadeguatezza del barista.. e quel cagnolino è delizioso :D
La vostra pasta di mare e di terra la preparerò prestissimo, forse oggi stesso..
Un bacio e un abbraccione circolare,
Luisa
PS: ma Ischia è saltata? Vi aspettavo....
Purtroppo non solo in ospedale la qualità è pessima ma ormai dappertutto,si risparmia su tutto senza pensare alla qualità... Bello in tuo racconto della visita all'etna,e brava per la paura affrontata,non sono claustrofobica ma avrei la stessa tua reazione se non di peggio con qualche attacco di pazzia,pensare di prendere l'aereo...Ma passiamo alle cose belle come questi spaghetti che hanno l'aspetto invitante e pronti per essere mangiate in 2.... magari con ottime bollicine giusto per alleggerire la testa e sdraiarsi insieme sul divano non appena finiti di mangiare....
RispondiEliminaRagazzi ciaooooo da quanto tempo non vi scrivo e non vi sento!!!
RispondiEliminaChe posti splendidi e quanti ricordi....le stesse passegiate le ho fatte anche io...l'etna stupendo, a dire il vero tutta la Sicilia è splendida!!!
Gli spaghetti...SU-PER-LA-TI-VIiiii
vi abbraccio forte forte Lidia
Bello... bello ... bello!!!!
RispondiEliminaE che descrizione mentre leggevo tutto d'un fiato lo vivevo!!!
I brividi... perbaccolina!!!
Mi compiaccio con te Sabrina per aver superato la tua fobia... capisco come ci si sente!!!
E cmq... si stanchi ma avete goduto di un panorama mozzafiato!!!
Siete speciali!!!
Ottima anche la ricettina semplice e veloce... good!!!
Ciao ragazzi se passate da me trovate un omaggio gentilmente
offerto da Marianna... si!!!
Oltre che averlo donato a me lo dona anche ai miei lettori...
Ci sono anche delle viole che se gradite... mi piacerebbe le
donarlvele...
Buona serata ed uno smackkkkkkone!!!!
Sempre superlativi i vostri racconti.
RispondiEliminaBravissima Sabrina sei stata in gamba a trattenere il panico.
Gli spaghetti sono una delizia li proverò a fare pure io...ciao un abbraccione
carissimi Sabrina e Luca vi ringrazio tanto della vostra presenza in questo periodo triste per me..un bacione Tittina
RispondiEliminaMi ha colpito il paesaggio irreale che si osserva sulle pendici dell'Etna: la natura arsa, pressoché inesistente, gli arbusti secchi e bianchi e i fiori sgargianti ai margini del sentiero ........
RispondiEliminaUna bellissima esperienza: se mai un giorno dovessi viverla, mi ricorderò delle vostre peripezie :))
Mi avete deliziata con i vostri racconti e foto molto attraenti...
RispondiEliminaciao ragazzi,sono samanta,passo per ringraziarvi, i vostri complimenti mi hanno fatto enormemente piacere,ed eccomi unita a voi nel vostro blog, da oggi ci sarò ank'io! a presto.
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