lunedì 31 gennaio 2011

UN URAGANO EMOTIVO - LA DONNA CHE CANTA - ASPETTANDO CARNEVALE - SFRAPPOLE DI CARNEVALE


Il telegiornale fa l'eco alle cose che succedono, che non succedono, che lasciano tutto com'è, dentro ad una melma che ormai ha del parossistico. Le solite notizie mi vanno ancora una volta di traverso, un bla bla masticato e rimasticato, più consumato delle suole di un paio di scarpe consumate. Internamente mi ribello.
E immediatamente sposto i pensieri alla periferia di queste insulsaggini, scivolando tra la schiuma di un bagno caldo, allentando una metaforica cravatta, ascoltando solo lo sciabordio dell'acqua e il mormorio di qualcosa che è più profondo e più mio. E poi mi lascio accogliere dentro l'arancio vivo dell'accappatoio, dentro la voce di Luca che mi esorta a fare presto, che mi concede mezzora di tempo e poi usciamo e andiamo al cinema.
"Non te ne sei dimenticata, vero?" mi domanda, lasciandosi per un attimo attraversare dal dubbio.
"Certo che no" gli rispondo.
Semplicemente mi dimentico spesso del tempo quando scivolo dentro la vasca, perché l'acqua è liscia, avvolgente, senza angoli e tutto quel vapore caldo che appanna i vetri e lo specchio fa da isolante con il resto del mondo, sigilla le sensazioni e ammorbidisce ogni cosa.
Ogni settimana scegliamo un film da andare a vedere e questa volta abbiamo votato entrambi per La Donna che Canta, un film del regista Villeneuve. Ammetto d'averlo caldeggiato e d'aver detto un paio di volte che secondo me sarebbe stata la scelta giusta, ammetto d'aver detto che avrei voluto assolutamente vederlo, ma al momento di decidere, Luca era a sua volta convintissimo e ha decretato che saremmo andati al cinema Rialto, per la visione delle tre. Adoro i cinema piccoli, trovo che i film più belli passino proprio da lì, rispetto alle sconfinate multisala solitamente più votate al commerciale.
La prima sorpresa, una volta scostata la pesante tenda rossa di velluto, è scoprire che il cinema è quasi al completo. Di sedere nelle prime due file non se ne parla nemmeno, ne usciremmo col collo ingessato, come è successo quando siamo andati a vedere La Versione di Barney, ma siamo fortunati perché scoviamo due posti liberi nella parte alta della sala e anche se non sono centrali li facciamo nostri senza un attimo d'indugio. Ci lasciamo sprofondare nelle poltrone.
Di lì in poi, per la mezzora successiva, è tutto un succedersi di persone che entrano, si fanno varco nella penombra, si rendono purtroppo conto che il cinema è pieno e che rimangono solo pochi posti disseminati qua e là, tra le prime due file. A questo punto prima di accomodarsi si interrogano, indugiano, fanno per sedersi, poi si rialzano e gettano un ultimo sguardo speranzoso al resto della sala, sperando di avvistare un buco qualsiasi tra teste e cappotti. Nulla.

Per fortuna siamo seduti, per fortuna siamo arrivati un attimo prima di loro.
La Donna che Canta è un film intenso, duro, coinvolgente dall'inizio fino all'epilogo, sconvolgente. E' costruito quasi come un giallo, perché si svela poco alla volta, aprendo possibilità, svolte e scenari. E' la storia di una donna libanese che alla sua morte affida ai figli gemelli due lettere che dovranno essere consegnate rispettivamente al padre che non hanno mai conosciuto e al fratello che non sapevano di avere. Intorno a questa trama si snoda una storia drammatica che vede prima la figlia, poi anche il fratello, partire alla ricerca delle loro radici, alla ricerca di frammenti di vita della loro madre, ricalcando i suoi passi in una terra martoriata dalla ferocia della guerra, dal sangue, dalla condizione di sottomissione in cui sono costrette a vivere le donne. Inizia un viaggio segreto, un percorso sotterraneo, un'esplorazione, tra mille voci e altrettanti silenzi. E piano piano, senza compromessi né protezione, un puzzle comincia a prendere forma e la verità sta per affiorare, per quanto terribile, quasi insopportabile.
A fare da colonna sonora, tra gli altri, ci sono brani dei Radiohead, che da soli, insieme alla forza delle immagini riescono a trasferire sensazioni molto forti, la separazione, l'amore ucciso, la prigionia, l'alienazione, il senso di abbandono e altro non voglio svelare di questo film che mi ha accompagnato anche una volta usciti dalla sala.
Mi aspettavo tanto da questa pellicola e sono stata ripagata delle mie aspettative e la cosa che più mi ha fatto piacere è stato sapere che anche Luca l'ha amato, forse quanto me. E mentre ci avviamo verso la macchina parcheggiata lontano, camminando frettolosamente per vincere l'indigesto freddo, rivedo ancora scorci di quei paesaggi amari e brulli e mi pare di sentire un odore affumicato, come quello del tè nero, mentre la voce di Thom Yorke, fragile come una porcellana, ricama il suo uragano emotivo, tra luci ed ombre.


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SFRAPPOLE DI CARNEVALE DI SABRINA E LUCA

Anche se il Carnevale non è ancora arrivato, abbiamo deciso di preparare le prime sfrappole dell'anno e il risultato è stata una parentesi golosa più che soddisfacente.

Ingredienti:

3 tuorli d'uovo
3 cucchiai colmi di zucchero
2 cucchiai di liquore all'anice
la scorza di un limone non trattato
100 gr di burro
500 gr di farina 00
1 dl di latte (corrispondono a 103 gr)
abbondante olio di semi d'arachidi per friggere
zucchero a velo per spolverare


In una terrina capiente sbattiamo i tuorli con lo zucchero, il liquore, la scorza di limone grattugiata e il burro fuso freddo. Poco a poco incorporiamo la farina e aggiungiamo il latte (se il composto non dovesse essere abbastanza morbido, aggiungere altro latte, ma noi ci siamo attenuti alla ricetta di famiglia). Impastiamo e trasferiamo l'impasto su un tagliere. Lo continuiamo a lavorare fino a che sarà liscio e compatto.


A questo punto si tratta solo di stendere la pasta con un matterello o eventualmente con la macchinetta per la pasta. Noi abbiamo usato la nostra Marcato per fare prima. Abbiamo tirato delle strisce di pasta dello spessore di 1mm circa e via via siamo andati a tagliarle in losanghe e triangoli, utilizzando una rotella dentata.
In un tegame abbiamo scaldato abbondante olio e raggiunta la temperatura (basta immergervi una briciolina di pasta, se sfrigola significa che è stata raggiunta la temperatura ideale) abbiamo cominciato a friggere, poche sfrappole alla volta. Appena hanno cominciato a diventare dorate le abbiamo sgocciolate e posate in un vassoio su carta assorbente.
Le abbiamo lasciate raffreddare e poi spolverizzate con zucchero a velo. Noi personalmente abbiamo spruzzato le sfrappole anche con un goccio di anice, che conferisce loro profumo e freschezza. Deliziose!


A CARNIVAL DESSERT : THE ITALIAN SFRAPPOLE

Ingredients:

3 egg yolks
3 tbs sugar
2 tbs anise liqueur
a fresh lemon grated rind
100 g butter, softened
500 g flour
1 dl milk (103 g milk)
1 liter oil, for frying
confectioners' sugar


In a large bowl combine yolks, anise liqueur, butter, grated lemon rind and sugar. Add the flour and mix well to form a dough. Set aside, covered, for a while.
Turn the dough out onto a floured work surface and cut it into pieces.
Roll each piece out (using a pasta machine) until 1mm thick, then using a pastry wheel cut the dough into strips.
In a tall-sided pot, heat the oil to 375 degrees F. Carefully drop the sfrappole into the oil and cook until golden brown. Remove them carefully with a slotted spoon and drain on paper towels. Sprinkle with confectioners' sugar (and anise liqueur if you like) and serve.

mercoledì 26 gennaio 2011

SETTECOSECHE.......- INSALATA DI MOSCARDINI CON CECI E PATATE


Questo nuovissimo Premio lo abbiamo ricevuto dalla esplosiva Federica di Note di Cioccolato, che ovviamente ringraziamo, perchè ci ha fatto davvero piacere riceverlo da lei! Il regolamento prevede che si raccontino 7 cose di sè e che venga passato ad altri 10 blog!


Sabrina
Di noi abbiamo raccontato tanto e continuiamo a farlo un po' con ogni post, tra le righe, ma anche in modo molto esplicito, personalmente non ho problemi a svelarmi e a dire quello che penso, ovviamente rimanendo entro i limiti della decenza. Prima di lasciare la parola a Luca, la prendo io e in modo molto sintetico di me posso dire che.....
1)Sono molto esigente con me stessa, sono curiosa e sento sempre il bisogno di andare oltre la superficie delle cose.
2)Devo nutrire costantemente i bisogni dei miei sensi. La mia vita è fatta di bisogni e di desideri, la cosa importante è non confonderli mai, ovvero, non fare mai dei desideri, bisogni.
3)Sono molto sensibile, tanto che mi ci vorrebbe un make-up a prova di lacrime spesso e volentieri.
4)Sono molto fisica e mi viene spontaneo esprimermi col linguaggio del corpo, con gli occhi, con gli sguardi.
5)Non mi spaventano le difficoltà, se credo in qualcosa o qualcuno vado fino in fondo.
6)Adoro le pause, i momenti di tregua, soprattutto se improvvisati, per interrompere il correre continuo, per staccare da tutto.
7)Adoro le parole e il mio regno di carta, fatto di libri e parole in libertà.




Luca
Sette cose su di sé? Mi sto ripetendo alla nausea questa domanda. Parlare di sé per uno come me non è facile, perché preferisco ascoltare gli altri. Sarà che ho e abbiamo già scritto e riscritto di noi già tante volte che mi sarebbe più facile fare un copia incolla che trovare altre parole da disseminare su questo foglio (elettronico che sia).
1) Sono permaloso. Questo è quanto di più vero io mai possa dire. Un difetto che con gli anni ho smussato e che tutt'ora continuo a cercare di limare. Interiorizzo la rabbia, il nervosismo, che se non riesco a sfogare prima o poi esplode. Certe volte mi ritrovo ad urlare a squarciagola tra la carrozzeria della mia auto con un tuono (sì tuono, non tono) di voce che solo chi mi conosce e chi mi ha visto in teatro sa che possiedo.
2) Ecco, la mia voce. Dicono che la so usare. Ne conosco i toni caldi e profondi che, da quando conosco Sabrina, uso solo per lei e con lei. Quelli ironici e strafottenti che uso per ribadire a certi personaggi che con me c'è poco da fare, che per farmi inc arrabbiare ce ne vuole molto di più ma tanto di più, tantissimo. Mi devono portare al livello di esplosione come per il Pinatubo ed allora sentiranno il mio tuono di voce come quei quattro figli di papà su una BMW ultimo modello che hanno cercato di soffiarmi il parcheggio dopo oltre mezzora d'attesa.
Questi quattro impuniti, con una manovra di alta scuola guida, mentre mi faccio indietro per consentire a chi usciva dal parcheggio di far manovra, mi saltano davanti, fanno retromarcia e mettono la freccia. Appunto, mettono la freccia! Secondo loro bastava il cicalare della loro lampadina per essere dalla ragione. E' stato come sventolare un mantello rosso difronte ad un toro inferocito. Sono scattato come una furia, con il sangue agli occhi, con le vene del collo gonfie. Sono quasi un metro e novanta per poco più di un centinaio di chili. Mi ritengo grosso ed imponente. Li minaccio, cerco di fare loro capire che hanno superato il limite, che la loro presupponenza, l'arroganza del loro agire mi ha fatto esplodere, che non mi devono prendere in giro, che non devono continuare a sfottermi.
Mi rendo conto che la piazza, il parcheggio è silenzioso, solo la mia voce risuona. Anche loro alzano i toni, ma nulla è in confronto del mio. Quasi una gara, dove chi ci sta rimettendo sono io. Lo spettacolo che sto dando non è dei più belli.
Uno dei quattro continuava a ripetermi che non gli facevo paura e che se solo lo avessi toccato.....ovviamente mi sono divertito a rispondergli che di sicuro non mi sarei sporcato le mani a toccare una merda come lui...e questo lo faceva inc cavolare moltissimo. Lentamente poi, il tutto si è sgonfiato. Di certo non ci ho fatto una bella figura ma, almeno, ho riconquistato il parcheggio.
3) Altro difetto la generosità. Per principio sono quello che ti da fiducia fino a che non mi accorgo che mi stai fregando. Sarà che l'ho preso in quel posto fin troppe volte e, sarà, che ci ho rimesso parecchio ma almeno, magra consolazione, la mia coscienza, al momento di andare a dormire, è sempre stata serena.
4) Sono un amico fidato, mi puoi confessare qualsiasi segreto che nemmeno sotto la più efferata tortura mi puoi strappare informazioni.
5) Sono sincero e diretto.
6) Amo la logica ma adoro l'impulsività. Lo so, è una contraddizione che è dettata dal fidarmi troppo del mio istinto che poi, come già detto, mi ha portato enormi fregature, ma anche fantastiche emozioni come quando chiesi a Sabrina il suo nome facendola rifugiare prima dentro una cabina telefonica e poi tra le mie braccia per un bacio.
7) Sotto sotto sono timido e Sabrina, il mio tornado, sa come farmi arrossire.







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Ed ora una ricetta della quale ci stavamo quasi dimenticando, che abbiamo preparato i primi di gennaio, quando ancora in cucina avevamo l'albero di Natale, come si può notare dalla foto all'inizio del post. Si tratta di un'insalata di mare, che avevamo deciso al volo di preparare, approfittando dei moscardini freschi appena acquistati.
Con questa ricetta abbiamo pensato di partecipare alla raccolta di Valerio Scialla, raccolta dal titolo IL MARE NEL PIATTO, alla quale non potevamo mancare, considerando la nostra passione per il pesce.


INSALATA DI MOSCARDINI CON CECI E PATATE
Ingredienti:

1 kg di moscardini freschi
400 gr di ceci ( noi abbiamo usato i ceci in scatola)
4 patate di media misura
8 pomodorini Piccadilly
prezzemolo fresco
sale e pepe
2 spicchi d'aglio tritati
olio extravergine d'oliva
1 peperoncino essiccato
1 bicchere di vino bianco secco


Lessare le patate e tenerle da parte. Nel frattempo in una padellina versare un filo d'olio extravergine d'oliva e fare tostare i ceci per qualche minuto, fino a che saranno dorati. Regolare di sale e cospargere con uno spicchio d'aglio finemente tritato. Tenere da parte.


Scaldare un filo d'olio extravergine in un tegame capiente insieme ad uno spicchio d'aglio schiacciato. Unire i moscardini, che abbiamo precedentemente pulito, lavato e tagliato a pezzi. Li facciamo rosolare per una decina di minuti, girandoli spesso, lasciando che prendano colore e che la loro carne cominci a cuocersi e a questo punto uniamo i ceci. Mescoliamo il tutto e sfumiamo con il vino bianco, aggiungendo anche il peperoncino sbriciolato. Prodeguiamo la cottura a fiamma bassa, coprendo il tegame con un coperchio. Quando il vino sarà completamente evaporato, i moscardini saranno già cotti a puntino. Togliamo dal fuoco e nel frattempo tagliamo a fette le patate e i pomodorini, che condiremo con sale, pepe ed un filo d'olio extravergine d'oliva. Andiamo a impiattare, aggiungendo infine i moscardini con i ceci e cospargendo il piatto con del prezzemolo fresco sminuzzato grossolanamente.



MOSCARDINI SALAD WITH CHICKPEAS AND POTATOES


Ingredients:

1 kg fresh moscardini (little octopuses)
400 g canned chickpeas
8 cherry tomatoes
4 potatoes (boiled)
2 clove garlic
extravirgin olive oil
salt to taste
pepper to taste
1 dried jalapeno chile
1 glass white wine


First of all boil the potatoes and set aside.
Wash and throughly clean the moscardini, removing eyes, beak and skin, then cut into pieces. Heat extravirgin olive oil with the garlic, add the moscardini and cook for about ten minutes, stirring occasionally, so they don't stick to the bottom of the pan.
In a skillet heat extravirgin olive oil, add chickpeas and sautè for a few minutes, toasting them. Sprinkle with a clove of garlic, finely minced. Season with salt.
Add them to the moscardini and sautè for a few minutes, then pour in the wine and the jalapeno chile, finely minced. Cover with a lid and continue to cook for 30 minutes or so, until the fish is tender. Season with salt if necessary.
Slice the potatoes and the cherry tomatoes, season with extravirgin olive oil, salt and pepper, and serve with the moscardini and chickpeas. Complete sprinkling with fresh parsley.



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Vogliamo segnalarvi il Blogcandy di Puffin, organizzato in occasione del suo primo blogcompleanno, invitando tutti a partecipare.

venerdì 21 gennaio 2011

COME PROFUMANO LE PAROLE - BIGNE' RIPIENI DI ORANGE CURD - ORANGE CURD-FILLED BEIGNETS




Come profumano le parole e i nomignoli inventati per te, al momento, mentre fuma nelle tazze il tè col miele all'acacia. Che me le strappi di dosso, prima le parole, poi la sciarpa e il cappotto, intrappolandomi le labbra in gesti di tenerezza e di tempo condiviso. Che mi guardi in quel modo e stemperi l'arancio succoso del sole su ogni mia curva di pelle.
Metto su il primo cd dei Tindersticks e comincia a girare intorno al pomeriggio una voce vellutata, calda e vibrante, in questa giornata di pioggia che sa di muschio e di vento. Forse anche di neve perché i colli stamattina erano tutti imbiancati. Freddo fuori e sensazione di calore dentro, dopo il fuggi fuggi da gocce grosse come monete, dai marciapiedi inargentati come specchi.
Apriamo la porta di casa e finalmente ci rotoliamo nel quotidiano, tra il divano imbottito e il tappeto che ancora non c'è, ma che ogni tanto ti ricordo lo stesso, raccomandandoti di toglierti le scarpe. E tu ridi e mi dici che allora me lo posso scordare il mio tappeto peloso e io mi arrabbio e ci rimango malissimo e allora tu dici che sì, ho vinto. Che ho vinto un tappeto bellissimo sul quale cammineremo, è sicuro, a piedi nudi. E poi provi a capire se ho voglia di farlo finalmente.
Abbiamo tutto il necessario in casa per preparare quel curd all'arancia di cui vagheggiamo da giorni. Sì, ho voglia di farlo, so già che tu lo vorrai assaggiare quando è ancora caldo, bollente, io invece affonderò il dito solo quando si sarà completamente raffreddato. E mentre io rompo le uova, tu pesi lo zucchero e mentre io sbatto le uova, tu fai fondere il burro e in sottofondo ancora la voce sensuale dei Tindersticks, che riempie gli orli delle nostre parole.





BIGNE' RIPIENI DI ORANGE CURD

Ingredienti:

12 bignè
4 tuorli
2 uova
110 gr di zucchero semolato finissimo
la scorza grattugiata di un'arancia Tarocco di Sicilia
130 ml di succo di arancia Tarocco di Sicilia
150 gr di burro


Ingredienti per la glassa

200 gr di zucchero al velo vanigliato
1 albume
3 o 4 gocce di succo di limone


In un tegame, sbattiamo con la frusta le uova e i tuorli, aggiungiamo lo zucchero e la scorza d'arancia grattugiata finemente. Mescoliamo gli ingredienti fino ad amalgamarli. Uniamo il succo e il burro fuso e a fiamma bassa mescoliamo con la frusta per qualche minuto, fino a quando il curd giunge quasi a bollore e si addensa. Togliamo dal fuoco e trasferiamo il curd in una ciotola di vetro. Lo facciamo raffreddare e una volta che si è intiepidito con una siringa riempiamo i nostri bigné. La quantità di curd che abbiamo ottenuto è sufficiente a farcirne in modo ricco dodici.
La preparazione della glassa è semplicissima. Abbiamo mescolato l'albume con il succo di limone, aggiungendo gradualmente lo zucchero a velo, mescolando fino a ottenere un composto omogeneo e morbido che abbiamo steso sulla calotta superiore dei bigné, per poi riporli in frigorifero affinché si addensasse.
Poi non resta che lasciare salire l'acquolina e affondare infine i denti su questi deliziosi bigné.
Con questa ricetta partecipiamo al contest indetto da Il ricettario di Cinzia!



ORANGE CURD-FILLED BEIGNETS

Ingredients:

12 beignets
4 egg yolks (lightly beaten)
2 eggs (lightly beaten)
a grated orange rind
110 g sugar
130 ml fresh orange juice
150 g butter

Ingredients for Icing sugar:

200 g powdered sugar
1 egg white
3-4 drops of freshly squeezed lemon juice


In a saucepan combine sugar and orange rind, whisk in lightly beaten eggs. Gradually whisk in fresh orange juice and melted butter.
Bring to a boil (5-6 minutes) whisking constantly. Cook, whisking constantly, until mixture reaches a pudding-like thickness. Remove from heat and transfer in a bowl. Cover, placing plastic wrap directly on curd, and chill.
Place the orange curd in a pastry bag and inject into each beignet. Sprinkle with powdered sugar or prepare an icing sugar.
Mix the sugar, egg white and lemon juice in a small bowl until smooth and creamy. It should have the consistancy of heavy cream.







mercoledì 19 gennaio 2011

DALLE STALLE ALLE STELLE - VALSELLUSTRA E L' OSTERIA DEGLI INSEGUITI - RAVIOLI VERDI AGLI SPINACI E PECORINO CON PINOLI E BURRO DI MALGA


Certi giorni vorresti che non finissero mai, certi giorni fanno arrivare la sera troppo presto. Stai lì, seduto e la guardi avanzare, ondeggiando come una modella in sfilata, coperta di volant, di organze, di tessuti pregiati. La sera ti viene incontro perfetta in ogni sua piega, in tutta la sua perfezione, elegante e seducente. Ma anche questa giornata, del giorno non ha più nulla e ti porta verso le emozioni, quelle semplici, quelle sempre più difficili da provare, da trovare.
Passo a prendere Sabrina subito dopo il mezzogiorno. Andremo in Romagna. Il tempo di cercare in rete un ristorante che avesse i canoni che noi amiamo.
Ne trovo cinque o sei e poi lascio la scelta finale all'intuito di Sabrina, che la fa cadere sull'Osteria degli Inseguiti. La maggioranza delle critiche sono oltre il positivo, ma alcune ci lasciano titubanti, vere e proprie denigrazioni. Certo che, dopo la pessima esperienza vissuta l'ultimo dell'anno al ristorante Valsellustra, locale iperblasonato, dove anche il nostro caro amico “Il bevitor sincero” aveva detto che era il miglior locale dove avesse mai mangiato e ce lo consigliava, nulla ormai ci spaventa.
Ci è difficile parlar male di un locale, anche perché cerchiamo sempre di pensare a tutto il lavoro che c'è in una cucina e che tutto non possa piacere a tutti, ma al Valsellustra con un menù di questo tipo ci aspettavamo almeno il minimo sindacale.

Tortino di pane con caponatina di melanzane e pistacchi di Bronte. Spuma di gorgonzola e composta di fichi. Piatto freddo, ma dai sapori ben bilanciati. Quantità da nouvel cuisine.
Speck d’anatra su medaglione di polenta bianca e lamelle di tartufo bianco. Il tartufo? Chi l'ha visto! Per il resto decisamente anonimo. Quantità da nouvel cuisine.
Crema di porri con cappelletti alla barbabietola ripieni di formaggio di Fossa e cannella. Crema, purtroppo, fredda da frigorifero e 4 cappelletti 4, troppo saporiti, veramente troppo. Freddi anch'essi. Ahh...dimenticavo, la cannella la stanno ancora cercando!
Tagliatelle di nocciole del Piemonte con burro fuso e glassa di parmigiano e tartufo bianco. Del tartufo nemmeno il profumo, con una e se dico una, intendo proprio una letterale forchettata, non si poteva certo riuscire a trovare sapori diversi dalle nocciole.
Gnocchi di patate blu al guanciale di mora, radicchio di Milano e riduzione di spumante. Un vero schifo, solo la puzza che saliva dal piatto era una cosa disgustosa. Nella parte di locale dove eravamo seduti noi, c'erano altre 13 persone, con noi 15. Solo in 4 hanno mangiato questa schifezza con delle facce disgustate, ma a quanto pare sono abituati che quello che c'è nel piatto, dal momento che lo paghi, lo devi mangiare. Tutti gli altri non lo hanno, compresi noi, nemmeno toccato. Ma vi garantisco che la puzza di rancido, di grasso vecchio e bruciato era insopportabile.
Filetto di vitello in crosta, con spinaci e Castelmagno e fantasie di verdure alla maggiorana. La fantasia era quella di vedere le verdure. La crosta del filetto era fradicia per via del liquido rilasciato dagli spinaci e il filetto era di pessima qualità e cotto male. Del Castelmagno né il sapore né il profumo.
Patate duchessa ripiene di cotechino e lenticchie. Sarebbe meglio sorvolare anche qui. Di cotechino c'erano tre cubetti tre con lato inferiore ai 5 millimetri. Le lenticchie erano asciutte ed insipide.
Mousse di cioccolata Amadei con crema di carote e polvere di amaretto. Questa è stata la barzelletta della serata. Mousse di cioccolato bianco così compatta da risultare più simile ad una panna cotta. La mousse era di un cioccolato bianco più adatta ai diabetici, dato che di dolce non c'era praticamente nulla. Dell'amaretto c'era la polvere sul piatto per decorazione e la crema di carote si limitava ad una decorazione, poco più di una pennellata.
Vini abbinati
Ribolla gialla 09 az. Ronco dei Tassi. Un bicchiere.
Sangiovese riserva I Probi 07 az. Probi di Papiano. Buono e di qualità
Brindisi con Rotari brut 28. Da buttare. Sembrava di bere della birra poco gasata con un sapore di lievito esagerato, tant'è che dopo aver brindato all'anno nuovo con un sorso che per educazione non abbiamo sputato, tutti i commensali sono ritornati al rosso.
Costo tutto compreso € 70,00 a testa.

Detto questo, ci stupisce che un ristorante così quotato, con tante stelline Michelin, segnalato dal Gambero Rosso, vincitore di premi ogni anno, si possa essere abbassato a degli standard così miseri, vogliamo pensare, per quanto sia triste che sia colpa dell'ultimo dell'anno, quando forse si pensa di dovere dare da mangiare a cani e porci, senza badare alla qualità. Bisognerebbe tornare in questo locale in un giorno qualsiasi della settimana, ma confessiamo d'essere rimasti decisamente scioccati per pensare di rimetterci piede dentro.

Mentre ripassiamo quest'ultima esperienza siamo ormai arrivati a Forlimpopoli dove devo fare un brevissimo intervento, pochi minuti per un codice e per ribadire le istruzioni sull'uso dell'impianto.
Sabrina si perde all'interno del Bennet a caccia di occasioni, di cose belle per il nostro nido.
Si perde così tanto che dopo aver tentato per quasi mezz'ora di chiamarla sul cellulare mi decido ed entro anch'io per cercarla di persona.
Quando la trovo è in fila ad una delle casse con il suo bottino di acquisti.
Letteralmente la rubo, la porto via da quel luogo di perdizione. Voglio visitare il centro di Forlimpopoli.

Il centro storico è avvolto dalla nebbia. La rocca si sta illuminando e la poca gente in giro per il paese cerca rifugio sotto al portico che corre per tutta la via principale della città. I negozi sono ancora chiusi ed i bar non ci invitano ad entrare, nemmeno per riscaldarci un po'. Gironzoliamo perdendoci tra le stradine del centro senza una meta precisa. Cerchiamo solo di far scorrere le lancette dell'orologio per poi raggiungere la meta che ci siamo prefissati.
L'Osteria degli Inseguiti a Cesenatico.
“Luca hai poi prenotato?” mi chiede Sabrina appena risaliamo in macchina.
“No, ma lo faccio subito!” rispondo, mentre cerco il mio cellulare in una delle cinque tasche del mio giaccone. Certo, cinque tasche e lui è nella quinta. Ma è ovvio, se partivo da quella in cui l'ho trovato, il mio telefono si sarebbe fatto trovare comunque nell'ultima. Lui è fatto così, si diverte a nascondersi nell'ultima tasca in cui lo cerco.
“Mi sa che ancora non c'è nessuno.” Le rispondo dopo aver ascoltato almeno venti squilli. “Comunque non penso che questo venerdì ci sia il pienone. Partiamo e quando arriviamo prenotiamo sul posto, male che vada ci sono altri ristoranti.....” Sabrina non sembra convinta, oppure è solo infreddolita, tant'è che scompare dietro il bavero del suo cappotto.
Nebbia, nebbia e solo nebbia. Il panorama è solo quello illuminato dai fanali dell'auto. Un lungo tunnel grigio dove bianchi fantasmi bordati di rosso ti vengono incontro benevoli, per avvisarti, per darti messaggi che bisogna saper leggere.
Avvicinandosi alla costa, la cappa lentamente si solleva un po', così come si allenta la tensione delle mani che stringono il volante.
Il porto canale di Cesenatico è uno stretto specchio d'acqua illuminato da lampioni gialli che si riflettono distorti dal lento moto della marea che risale. Barche appisolate si lasciano cullare sonnacchiose, in pace dopo le grida ed il continuo vociare dei vacanzieri estivi.

Come due scolaretti in gita passeggiamo per le stradine acciottolate sbirciando dentro negozi dove donne neutre ed uomini eunuchi sono vestiti con gli abiti dei saldi. Anche qua sono tutti chiusi. Strano per un venerdì, strano vedere locali allestiti di tutto punto, ma con le luci al minimo, dove solo i contorni sono evidenziati dalle forme dei manichini senza vita.
Abbracciati, stretti, per tener lontano il freddo umido che ti violenta nelle ossa risaliamo via Garibaldi, sul lato destro del Porto Canale.
“Ecco! Siamo arrivati! L'Osteria degli Inseguiti!”
Guardo Sabrina. La guardo mentre lei sta cercando sulla parete la targa che ricorda che Anita e Garibaldi, appunto, inseguiti, si rifugiarono tra le mura di questo palazzo. Lei si accultura mentre io inizio a farmi quattro risate coi cartelli ironici posti all'ingresso, dove sono sottolineati gli strafalcioni di alcuni avventori. Alcuni esempi, “ Il cocktail di gamberi non è un drink”, “Nella nostra enoteca non troverete il Brunello di Montecitorio, la Ribollita Gialla e il Fiato di Avellino”, “Se nel ristorante accanto non vi servono gli spaghetti allo scoglio, ve li facciamo noi e saranno i più buoni del mondo” e altri che ora ci sfuggono.
Dentro stanno preparando il locale per la serata ed allora entro per prenotare.
Ti sorridono e questo è stato il primo e positivo biglietto da visita.
“Grazie! Allora ci vediamo per le diciannove e trenta.....”
Cerchiamo un bar aperto per berci un aperitivo, la scusa per stare al caldo e per non arrivare al momento della cena con troppa fame.
Senza fretta, ma sfidando gli Svizzeri in fatto di puntualità, ci presentiamo in perfetto orario pronti a verificare quanto letto nelle recensioni.
Molto gentili ci fanno accomodare. Sabrina ed io, quando ci chiedono di scegliere un tavolo, cerchiamo subito quello dove possiamo sederci vicini vicini, ma ci rendiamo ben presto conto che non è possibile. Tavolini e sedie sono posizionati per sfruttare al massimo il piccolo locale. Molto accogliente, con travi a vista sul soffitto e colori e addobbi alle pareti che ricordano il caldo del Marocco. Tavolini e sedie in legno come deve essere un locale che si fregia del titolo Osteria.
Subito i due menù e la carta dei vini. La lista dei vini è completa con marche note e di ottimo livello e con prezzi sotto alla media. Scegliamo con immenso piacere un bianco che adoriamo della cantina Donna Fugata, il Lighea.
Un antipasto, insalata di mare con polipi, seppie e gamberoni, su letto di insalatina e melagrana per Sabrina e gnocchetti agli scampi per me poi, a seguire, spiedini di calamari e gamberi per Sabrina e Frittura dell'Osteria per il sottoscritto.
Nelle recensioni c'era chi asseriva che le porzioni fossero abbondanti, chi invece che fossero scarse. Curiosi aspettiamo di vedere le quantità nei nostri piatti. Nel frattempo ci portano il cestino del pane dove non manca l'ottima piadina calda.
Ci servono l'antipasto ed il primo contemporaneamente e già la cosa segna un punto a loro favore, ma la cosa impressionante è la grandezza, la quantità e la bontà dell'antipasto di Sabrina. Decisamente abbondante. Stessa cosa per il mio piatto di Gnocchetti agli Scampi. Piatto grande e pieno con tre grossi scampi, messi lì non solo per bellezza, infatti sono belli carnosi.

Profumi e sapori ben mescolati, tanto che cerchiamo subito di immaginarci gli ingredienti per poi chiedere al “direttore di sala” (un bellissimo ragazzo che sicuramente attira moltissime turiste e non solo) se poteva farci avere la ricetta dei magnifici gnocchetti. Una volta fuori ho chiesto poi a Sabrina se avesse notato la bellezza del direttore di sala. Mi risponde distrattamente con un “Un ragazzo normale”. Non ci posso credere, allora insisto e lei dice “Ma sì, non era male”.
“Solo un non era male?” faccio io, che pur essendo geloso non voglio darglielo a vedere in questo momento, ma avrei dovuto stare zitto perché Sabrina mi fa “Te l'ho detto, è un bel ragazzo, coi lineamenti mediterranei, ben disegnati, due belle labbra carnose, begli occhi scuri, bel fisico, bel modo di fare, bel sorriso....ma l'ho appena guardato, non ho notato altro!”.
E meno male che non ha notato altro, meno male che mi stampa un bacio sulle labbra e mi dice che non mi cambierebbe con nessun altro. E poi con un sorriso malizioso aggiunge “Non hai motivo di fare il geloso!”. Ma torniamo a noi.
Ci gustiamo fino in fondo questi due ottimi piatti disquisendo anche sugli altri primi e antipasti che non abbiamo assaggiato, per esempio gli spaghetti alla chitarra fatti in casa con cozze e peperoni, i loro famosi spaghetti allo scoglio, la zuppa di pesce.
“Sai Luca, avrei voluto prendere il fritto misto anch'io, ma mi sa che ho fatto bene a prendere gli spiedini, almeno quelli sono due, sono già sazia così” ma Sabrina non fa a tempo a finire la frase che arriva il suo piatto. Quattro enormi spiedini di calamari e gamberoni e Sabrina strabuzza gli occhi. Passano sì e no cinque secondi ed ecco che si palesa il cameriere con un grande piatto in cui una vera e propria montagna di frittura di pesce e verdurine (zucchine e carote) svettano. Guardo il cameriere e con tono preoccupato gli dico “Ma ...e questo chi lo mangia tutto?” Il ragazzo ci sorride e ci augura nuovamente il buon appetito.

Sabrina è entusiasta di quanto siano teneri i suoi spiedini ed io di come è croccante e asciutta la mia frittura. Alla faccia di chi sostiene che le porzioni fossero scarse, certo che c'è gente che è sfondata nello stomaco. Per la prima volta in vita mia non finisco un piatto di frittura di cui sono golosissimo, ma è talmente abbondante che non ce la faccio proprio a finirlo.
Ecco fatto, il dolce non ce la facciamo proprio ad ordinarlo. Siamo già sazi all'inverosimile. Ci sarebbe giusto un po' di spazio per un piccolo flute di sorbetto al limone, tanto per chiudere in bellezza. “Il dolce?” dice il bel Capo sala “Se c'è, un sorbetto al limone!” gli risponde Sabrina. “No, al limone non c'è ma, se posso....faccio io...” Certo che ci fidiamo, fino ad ora non ha sbagliato nulla...
Arrivano due coppe colme di una crema delicata agli agrumi di Sicilia, fresca, dolce quanto basta ma anche qui la porzione è più che abbondante. Mentre ci gustiamo con grande lentezza questi sapori vediamo passare un enorme piatto di crostacei. Enorme il piatto ed altissima la montagna di crostacei, alta come il colle di San Luca, dice Sabrina.
Ma cosa sarà?, Per quante persone? Quando arrivano per ritirare le coppe del sorbetto lo chiediamo, e la risposta è “Una catalana di crostacei per due......” il tutto detto come se fosse la cosa più normale del mondo. Sabrina ed io ci guardiamo negli occhi e su ambedue appare un' espressione inebetita, stupita. “Per due?! Ma con quella quantità ci si mangia almeno in quattro e si fatica a finirlo.......” ci diciamo quasi all'unisono.

Siamo oltre il sazio e l'oltre l'aver mangiato bene, ma per nulla appesantiti. Siamo felici. L'ambiente, i sorrisi di chi ci coccola al tavolo, e della felicità che traspare dai tavoli degli altri commensali che hanno riempito il locale ci riempiono di gioia. Si sta bene e non ci si vorrebbe alzare più. Cerchiamo di immaginarci il locale in piena stagione estiva, con i tavolini all'aperto con la vista del Porto Canale, con le sue barche, con il vociare dei turisti. Ma forse lo preferiamo così, raccolto ed accogliente in questo inizio d'inverno fatto di nebbia.
Stiamo per prendere la decisione di alzarci quando ci vediamo arrivare un piatto che non abbiamo ordinato. Un bicchiere di Passito superiore di Sicilia sempre della Cantina di Donna Fugata accompagnato da pezzetti di un dolce al cioccolato di straordinaria bontà, che abbinato a questo Passito rende il tutto un sublime connubio. Poi pezzetti di cioccolato e fragole.
Ora giunge il momento del conto: 65 euro in due.

Certi giorni vorresti che non finissero mai, certi giorni fanno arrivare la sera troppo presto. Stai lì, seduto e la guardi avanzare, ondeggiando come una modella in sfilata, coperta di volant, di organze, di tessuti pregiati. Sabrina mi viene incontro perfetta in ogni sua piega, in tutta la sua perfezione, elegante e seducente. Anche questa giornata, che del giorno non ha più nulla ci ha portato emozioni, quelle semplici, quelle sempre più difficili da provare, da trovare. Un bacio di Sabrina, la nebbia con i suoi fantasmi bordati di rosso e Sabrina accanto.
Osteria degli Inseguiti. Via Garibaldi, 56. Cesenatico ritorneremo......





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RAVIOLI VERDI AGLI SPINACI E PECORINO CON PINOLI E BURRO DI MALGA



Ingredienti per l'impasto:

300 gr di farina di grano tenero
100 gr di farina di semola
2 uova+1 tuorlo
una manciatina di spinaci precedentemente bolliti e strizzati
1 pizzico di sale


Ingredienti per il ripieno:

200 gr di ricotta mista
150 gr di pecorino toscano stagionato
scorza di limone grattugiata
1 pizzico di sale
una manciata di spinaci bolliti ben strizzati

Ingredienti per il condimento:

40 gr di pinoli tostati
burro di malga quanto basta
pecorino toscano grattugiato



Tutti ormai sanno che abbiamo una passione particolare per la pasta ripiena e che di tanto in tanto la prepariamo. Questa volta abbiamo realizzato dei semplici ravioli verdi, con gli spinaci nell'impasto, oltre che nel ripieno e in quest'ultimo abbiamo voluto abbinare all'immancabile ricotta, dell'ottimo pecorino toscano che avevamo in casa, che alla fine abbiamo anche grattugiato sul piatto finito. Per il condimento abbiamo pensato a qualcosa di molto semplice, che non andasse a coprire il sapore dei ravioli, quindi pinoli tostati e burro di malga, un dono arrivato dalle cime delle Dolomiti.

Per prima cosa abbiamo lessato gli spinaci e una volta raffreddati li abbiamo strizzati per bene, cercando di togliere tutta l'acqua in eccesso. Una parte l'abbiamo usata per l'impasto, a dire il vero non l'abbiamo pesata, ma era una piccola quantità che stava nel mio pugno (di Sabrina).
Abbiamo amalgamato la farina, le uova, il pizzico di sale e gli spinaci, fino a formare un impasto compatto, nel nostro caso abbiamo aggiunto una modesta quantità di farina successivamente. Abbiamo formato una palla e l'abbiamo avvolta nella pellicola trasparente e lasciata riposare in frigorifero per mezzora.
Nel frattempo abbiamo preparato il ripieno mescolando in una ciotola, la ricotta, il pecorino grattugiato, un po' di scorza di limone, non troppa, gli spinaci e alla fine abbiamo regolato di sale.
Siamo andati a stendere la pasta, formando delle strisce sottili sulle quali abbiamo deposto in mucchietti il ripieno. Abbiamo ripiegato la metà della striscia di pasta libera sulla parte con il ripieno e con uno stampo quadrato per ravioli siamo andati a dare loro forma. Fino a terminare impasto e ripieno.

Abbiamo cotto i ravioli in acqua bollente salata e una volta scolati li abbiamo fatti saltare in una padella d'alluminio con il burro di malga fuso e i pinoli precedentemente fatti tostare. Una volta impiattato, abbiamo cosparso di pecorino toscano grattugiato. Buonissimi!


SPINACH AND RICOTTA GREEN RAVIOLI WITH BUTTER AND PINENUTS


Ingredients for the pasta:

400 g flour
2 eggs and a yolk
a handful of boiled and processed spinach
1 pinch of salt

Ingredients for the filling:

200 g ricotta cheese
150 g grated Pecorino cheese
a little bit of grated lemon rind
salt
2 c. chopped cooked spinach

Ingredients for the sauce:

good quality butter
40 g toasted pinenuts
grated Pecorino cheese


First of all mix the eggs with the boiled dry and processed spinach and gradually add the flour. Complete with a pinch of salt. Knead until it is an elastic bun and if it is sticky, just add a little bit of flour. When a soft dough has formed turn out onto a floured board, knead for a few minutes and form a ball, then wrap it in plastic. Let rest in the fridge for 30 minutes.
Prepare the filling. In a large bowl blend all the ingredients, that is ricotta cheese, grated Pecorino cheese, spinach, grated lemon rind and season with salt.
Divide dough into four pieces. Roll out each piece with a pasta machine until thin, number 6 setting on the machine. Divide the filling into equal-sized portions and place these portions two inches apart on one sheet of pasta. Cover with the other sheet of pasta and cut ravioli apart.
Bring a large pot of lightly salted water to a boil, add ravioli and cook for 3-4 minutes, until al dente. Drain well with a colander.
Meanwhile in a frying pan melt butter over medium heat, add the toasted pinenuts ( in another skillet over medium heat add the pinenuts and sauté until just beginning to brown. Do not burn.) and pour the drained ravioli.
Sauté for a while and serve hot, sprinkling with grated Pecorino cheese on top.




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E finalmente possiamo mostrare i libri che abbiamo ricevuto da Rorì, grazie al contest organizzato da Anna The Nice. Siamo rimasti entusiasti di questi due volumi, il primo scritto da Ian Marchant è stato amore a prima vista. Si intitola "Isole, Incontri, Pub, soprattutto Pub" e narra di questo viaggio stravagante compiuto dall'autore, insieme ad un amico fotografo, partendo da delle isole al largo della Cornovaglia per arrivare fino alle Shetland, ovvero in prossimità della Scozia. Attraversando le strade tortuose della Gran Bretagna si passa da un pub all'altro, alla ricerca del locale perfetto e ovviamente, insieme alla birra che scorre a fiumi vi è tutta la commedia umana a farle da contorno, storie, disgrazie, fortune, sentimentalismo, nostalgia. E' un romanzo davvero molto affascinante.
Il secondo volume invece è un modo dolcissimo per accarezzare i peccati di gola, tutto dedicato ai cup cakes, di sicuro diventerà protagonista di molti nostri esperimenti e già abbiamo messo la linguettina a parecchie pagine, laddove l'acquolina si è fatta sentire più forte.
Grazie Rossella, a proposito, anche il té era speciale!

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