Scorrono uno dopo
l’altro i nomi dei paesi, insieme a chilometri di cielo e a macchie di verde
che sbiadiscono lungo i pendii. A corpi selvatici di piante che si arrampicano verticalmente.
A distese di terra secca, madre di sugosi fichidindia e di plotoni di ulivi.
Nel primo
pomeriggio abbiamo lasciato la coscia calabrese, tagliando con una diagonale
sghemba il sud geografico, fino a ritrovarci ora, a risalire la schiena della
Puglia. Da Taranto a Trani, dove ci fermeremo per una lunga e intensissima
notte. Ci aspettano amici, un tavolo a lume di candela con vista sul porto, un
letto grande, ma non troppo, ed un lettino formato Alice Ginevra da grande.
Infiliamo un
dedalo di strade cittadine avvolte da un’ arcata di luce, pigramente sdraiata
sotto agli ultimi raggi di sole della giornata; strade barricate da palazzi
tutti uguali, ingentiliti da vasi di fiori sui balconi e ahimè, da uno sciame
di zanzare assassine. Giro giro tondo per riuscire a trovare albergo alla nostra quattro ruote, parcheggiamo e con
un salto tutti giù per terra. Scarichiamo una valigia, anzi due, i padroni di
casa ci vengono festosamente incontro, baci e abbracci che durano dal
marciapiede fin dentro casa, inframezzati da “Che bello rivedervi qui”, “Ma
quanto è cresciuta Alice Ginevra”, “Finalmente siete arrivati”. Siamo a dir
poco frastornati. Alice Ginevra scola con sonora soddisfazione il suo biberon
pieno di succo d’ananas, saltella e si lascia andare ad esibizioni ginniche su
e giù, in lungo ed in largo, mentre mamma e papà si godono un giro panoramico della casa, un caffè preparato
con una mokona, che date le dimensioni, lascia presagire una tazzina bis, se
non addirittura tris. Caffè che per l’occasione
chiama un dolcetto e a seguire un ammazza caffè, ma non per me, poi tante
chiacchiere intorno al rettangolo del tavolo fino a che in un attimo si fa
sera. Fino a che ci docciamo, ci cambiamo d’abito e usciamo per scoprire Trani
by night.
Attraversiamo il
paese, le botteghe, i marciapiedi, la gente e quanta gente, è tutto un
brulicare di visi, di piedi, di frammenti di discorsi colti di straforo. L’aria
è piena di voci che si abbassano e si sollevano come un’ondata fiammeggiante. E’
piena di odori. Il salmastro del mare che si infila fin dentro le narici.
Lo scenario è straordinariamente bello, lasciata la piazzetta ci dirigiamo verso il porto e i suoi numerosi locali pulsanti di vita. C’è un mare di gente che passeggia come noi, anche solo per respirare l’odore di una sera di settembre, tra le voci che smuovono il silenzio e lo strisciare ripetitivo dell’acqua contro la banchina. E’ una notte suggestiva, ritagliata così, nella luce calda dei lampioni, quando ogni cosa comincia ad apparire sfumata nei suoi contorni, quasi fosse calata una pellicola sospesa magicamente a mezz’aria. E’ una notte che crea intimità, che fa precipitare le voglie tra le mani.
Alice Ginevra si incanta a guardare quelle aureole di luce, quel filare di lampioni che sciabolano d’arancio il buio. Riflessi ambrati tremano sullo specchio di acqua scura, disseminato di barche e pescherecci addormentati, che il mare lecca amorevolmente; di reti da pesca ammassate sul molo l’una sull’altra, mentre farfalle notturne corteggiano con foga arcobaleni di luce. Sullo sfondo, case pitturate di bianco, una luna nuda ed appariscente, Alice Ginevra, Luca ed io, stretti stretti nelle nostre confidenze mentre cerchiamo, tra i tanti, il ristorantino che ci hanno consigliato.
Alice Ginevra, bimba di azione, si stanca però presto di osservare ciò che le si muove intorno, stando comodamente seduta sul trono del suo passeggino e fa chiaramente capire, con fare risoluto, che vuole camminarci a fianco. Esaudito il suo desiderio, dobbiamo di rimando affrontare una tournèe di mille mini soste davanti a tutti i locali illuminati che incontriamo. Lei osserva, valuta, commenta con il suo curioso vocabolario e poi riparte come un treno. Volano, lei e la sua innocenza. Lei e la sua capacità di esprimere stupore di fronte alle cose più semplici. Una luce, una candela accesa, una schiera di ragazzi con i jeans bucati sul ginocchio e i palloncini che fanno con la gomma da masticare. Cento metri più in là abbraccia con tanto e tale vigore un cavalletto zoppo con annesso menu della casa, illuminato in multicolor come un albero di Natale, che per poco non crolla tutto a terra, lei compresa. Goffamente rimettiamo in piedi il cavalletto addobbato e alle nostre spalle avvistiamo il locale che stavamo cercando. Tavolo all’aperto apparecchiato per due, Alice Ginevra che si destreggia tra il suo seggiolone e le mie gambe e nonostante abbia già cenato, decide di condividere parte del mio piatto.
“Ti va un po’ di insalata di mare?” le chiedo, sapendo già come risponderà. “Va, vaaa” fa lei convinta e armeggiando con la forchetta riesce a portarsi succulenti pezzi di polipo alla bocca. Comprendiamo il suo piacere perché è anche il nostro, per noi reso ancora più pieno da calici di un bianco celestiale. Cerchiamo, la portata successiva, di tenerla lontana dalla nostra rispettiva frittura di pesce, con ragionamenti logici, ma ben poco assimilabili a quattordici mesi, infatti lesta come un prestigiatore, riesce ad afferrare un anello di calamaro e tenendolo ben stretto tra le sue manine, se lo gode fino all’ultimo morso, con il piacere decuplicato dalla consapevolezza che quel bocconcino le era stato vietato. Due enormi fette di torta babà sono il dessert che senza indugio scegliamo e che mordiamo in tre, godendo della sensualità cascante della panna, del sapore dolce che ci rimane a lungo in bocca.
Lo scenario è straordinariamente bello, lasciata la piazzetta ci dirigiamo verso il porto e i suoi numerosi locali pulsanti di vita. C’è un mare di gente che passeggia come noi, anche solo per respirare l’odore di una sera di settembre, tra le voci che smuovono il silenzio e lo strisciare ripetitivo dell’acqua contro la banchina. E’ una notte suggestiva, ritagliata così, nella luce calda dei lampioni, quando ogni cosa comincia ad apparire sfumata nei suoi contorni, quasi fosse calata una pellicola sospesa magicamente a mezz’aria. E’ una notte che crea intimità, che fa precipitare le voglie tra le mani.
Alice Ginevra si incanta a guardare quelle aureole di luce, quel filare di lampioni che sciabolano d’arancio il buio. Riflessi ambrati tremano sullo specchio di acqua scura, disseminato di barche e pescherecci addormentati, che il mare lecca amorevolmente; di reti da pesca ammassate sul molo l’una sull’altra, mentre farfalle notturne corteggiano con foga arcobaleni di luce. Sullo sfondo, case pitturate di bianco, una luna nuda ed appariscente, Alice Ginevra, Luca ed io, stretti stretti nelle nostre confidenze mentre cerchiamo, tra i tanti, il ristorantino che ci hanno consigliato.
Alice Ginevra, bimba di azione, si stanca però presto di osservare ciò che le si muove intorno, stando comodamente seduta sul trono del suo passeggino e fa chiaramente capire, con fare risoluto, che vuole camminarci a fianco. Esaudito il suo desiderio, dobbiamo di rimando affrontare una tournèe di mille mini soste davanti a tutti i locali illuminati che incontriamo. Lei osserva, valuta, commenta con il suo curioso vocabolario e poi riparte come un treno. Volano, lei e la sua innocenza. Lei e la sua capacità di esprimere stupore di fronte alle cose più semplici. Una luce, una candela accesa, una schiera di ragazzi con i jeans bucati sul ginocchio e i palloncini che fanno con la gomma da masticare. Cento metri più in là abbraccia con tanto e tale vigore un cavalletto zoppo con annesso menu della casa, illuminato in multicolor come un albero di Natale, che per poco non crolla tutto a terra, lei compresa. Goffamente rimettiamo in piedi il cavalletto addobbato e alle nostre spalle avvistiamo il locale che stavamo cercando. Tavolo all’aperto apparecchiato per due, Alice Ginevra che si destreggia tra il suo seggiolone e le mie gambe e nonostante abbia già cenato, decide di condividere parte del mio piatto.
“Ti va un po’ di insalata di mare?” le chiedo, sapendo già come risponderà. “Va, vaaa” fa lei convinta e armeggiando con la forchetta riesce a portarsi succulenti pezzi di polipo alla bocca. Comprendiamo il suo piacere perché è anche il nostro, per noi reso ancora più pieno da calici di un bianco celestiale. Cerchiamo, la portata successiva, di tenerla lontana dalla nostra rispettiva frittura di pesce, con ragionamenti logici, ma ben poco assimilabili a quattordici mesi, infatti lesta come un prestigiatore, riesce ad afferrare un anello di calamaro e tenendolo ben stretto tra le sue manine, se lo gode fino all’ultimo morso, con il piacere decuplicato dalla consapevolezza che quel bocconcino le era stato vietato. Due enormi fette di torta babà sono il dessert che senza indugio scegliamo e che mordiamo in tre, godendo della sensualità cascante della panna, del sapore dolce che ci rimane a lungo in bocca.
Alice Ginevra sta
crollando dal sonno, il mondo scivola fuori dalla fessura dei suoi occhi semichiusi,
tra poco le rimboccheremo il lenzuolo e manderemo la sua notte a dormire. La
nostra invece, rimarrà ancora sveglia. Luca, io e questa notte in amore, incipriata di luna.
Luca, io e questa notte con i gomiti mollemente appoggiati sull’acqua.
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Con questa ricetta vogliamo contribuire ad arricchire l'Abbecedario Culinario che staziona in Emilia Romagna e terminerà qui, domenica, il suo lungo viaggio.
PASSATELLI CON TARTUFO SU FONDUTINA CAPRINA
Ingredienti:
Per i Passatelli:
150 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
150 gr di pangrattato
4 cucchiai di farina di semola
3 uova grandi
un pizzico di sale
noce moscata
una grattugiata di scorza di limone (non trattato)
Per il Condimento:
200 gr di caciotta di capra dell'Appennino Modenese
80 ml di latte
1 tartufo nero del peso di circa 30 gr (in parte grattugiato, in parte a scaglie) del territorio modenese
Per quanto riguarda i passatelli, sono solita prepararli senza pesare gli ingredienti, regolandomi ad occhio, comunque in questa occasione ci siamo muniti di bilancia.
In una ciotola capiente mescoliamo il pane grattugiato (consigliabile grattugiare del pane raffermo, piuttosto che comprare il pane già grattugiato) con il Parmigiano reggiano, aggiungiamo la noce moscata, la scorza del limone grattugiata e un pizzico di sale.
Completiamo con la farina di semola che serve a fare sì che il composto rimanga bello compatto e che i passatelli non si rompano durante la cottura.
Uniamo le uova e mescoliamo il tutto, fino ad ottenere una palla bella compatta. La dividiamo in pagnottelle e la passiamo con l'apposito strumento a buchi larghi.
Per la preparazione della fonduta, tagliamo a cubetti piccoli il formaggio di capra. Mettiamo in un pentolino il latte ed il formaggio e a fuoco molto basso lasciamo fondere il formaggio, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Si otterrà una cremina densa, ma non troppo.
Prendiamo il nostro tartufo e dopo averlo spazzolato con cura, in modo da rimuovere le tracce di terra, ne grattugiamo una parte e la uniamo alla fonduta, fuori dal fuoco. Il resto lo affettiamo a scaglie con l'apposito affetta-tartufi e lo andremo poi a cospargere sui passatelli impiattati.
Cuociamo i nostri passatelli nel brodo per circa 3 minuti.
Li scoliamo e li andiamo ad adagiare nei piatti caldi sul cui fondo abbiamo adagiato la nostra fonduta.
Completiamo con una generosa spolverata di scaglie di tartufo.
vado matta per il tartufo, questa ricetta fa proprio per me, sempre più bella la vostra bimba, un abbraccio SILVIA
RispondiEliminasiete bellissimi,la vostra piccola è una meraviglia...
RispondiEliminaNotte dolce, incantata che ti culla, come quelle che riescia goderti solo al sud.Che bello soffermarsi un attimo nei ricordi che mi avete evocato!
RispondiEliminaEd i passatelli in questa versione sono irresistibili!
cari amici
RispondiEliminapur rimanendo incantata sulle foto della ricetta devo lasciarla alle spalle e soffermarmi su quello scritto in apertura di post.....siete passati di qui, avete fatto lo struscio sul quello che è il mio di quasi ogni sera, avete goduto della vista della nostra "signora bianca" illuminata dalla calda luce dei nostri lampioni.....siete passati dalla mia Trani!!!!
Che malinconia non aver potuto godere della felicità di incontrarvi tutti e tre!!!!
Avete conosciuto la Trani casciarola e spero non vi abbia delusi...se mai dovesse esserci una nuova opportunità vi farei conoscere tutto del nostro "salotto sull'Adriatico"
baci e abbracci
Ma che bella signorina che è diventata Alice Ginevra..sempre più bella.
RispondiEliminaMolto invitante questo piatto.
ciao
Accidenti siete venuti qui vicini vicini a me e non me lo fate sapere??? quando mi ricapita di avervi a tiro per abbracciarvi tutti e tre?
RispondiEliminamannaggia.
Un bacio
Anna
bel post e splendide foto! trani incanta specie di sera ed ancor di piu' di notte.la prossima volta che siete da queste parti fatemi un fischio io sono a pochissimi chilometri da trani e ci potremmo conoscere. Complimenti per la ricettina molto sfiziosa. Saluti, Peppe.
RispondiEliminaWow!! che bel post!!! m'avete fatto sognare un pò anche a me!!! Bei posti.. buon cibo.. e Alice Ginevra che manfgia polpo e un anello di frittura ed il babà sono il massimo! ahahaahahah quant'è bbbbona!!!!! Ottimi invece i passatelli... Sapete quanto mi piace il tartufo.. ed il formaggio di capra!!!! Baci a voi 3.. :-) che possiate trascorrere una serena giornata
RispondiEliminaCiao, quanto lontane sembrano quese immagini delle vacanze estive! ormai vediamo solo ggrigio e nebbia...tranne qualche poche splendide e soleggiate giornata, in cui i colori dell'autunno catturano lo sguardo!
RispondiEliminaMa che primo piatto da gourmet! Una pasta fatta in casa così saporita condita in modo eccelso: siamo delle amanti del tartufo e dei formaggi di capra!
Insomma un primo piatto di nostro gradimento ;)
baci baci
Ciao piacere di conoscerti...volevo farti i complimenti per il tuo blog e le tue ricette...a presto
RispondiEliminaMa che bello leggervi!!! E che piacere la vostra piccola che assaggia e gradisce proprio tutto!!
RispondiEliminaBella ricetta!
Ciao bella famiglia! I passatelli mi piacciono molto, se troverò il coraggio di farli copierò la vostra ricetta.Come sempre belle immagini, bella pagina di vita e bellissima Alice Ginevra.Ciao!!!!!
RispondiEliminaOttima ricetta!
RispondiEliminaVi auguro una felice e serena serata.
che notte limpida! bellissime le foto!
RispondiEliminae la ricetta è fantastica. i passatelli sono perfetti e quel tartufo.. a quest'ora sarebbero l'ideale :-D
ciao!
Che amore di bambina, è irresistibile comme Sara...
RispondiEliminaBacioni a tutti e tre.
Ottima ricetta!
Che bel post e che bella ricetta.Come sempre il tutto condito con tanto amore.
RispondiEliminaVi abbraccio con affetto tutti e tre.
Ma quanto mi piace leggere dei vostri viaggi e di questa bellissima vacanza che avete vissuto, foto stupende, complimenti al fotografo, ricetta che mi sta facendo venire il languorino di mezzanotte passata!
RispondiEliminaun abbraccio a tutti e tre
Che bello leggere questo post, sono ancora in piagiama oggi, sono a casae mi gusto un po della vostra compagnia.... Sensazioni ed emozioni meravigliose in queste righe... E i passatelli poi, li ho gustati in questi giorni a Modena e devo dire che nulla è più buono.... Il tartufo poi rende unico questo piatto! Baci
RispondiEliminaMa questa bimba quanto si diverte a farsi fotografare ?Sorrisi meravigliosi ci regala come tante cartoline di un'estate passata : A vedere le belle foto col freddo fuori viene tanta voglia di mare ( quasi come il menù...) un abbraccio a voi
RispondiEliminama quanto cresce questa bella bimba? quanto è bella la sua famiglia? equanta fame m e venuta con questa ricetta???un abbraccio
RispondiEliminache piatto profumato e meraviglioso...diverse consistenze e sapori uniti insieme divinamente. E che dire della pupattola...?! Una meraviglia unica!
RispondiEliminaAlice Ginevra è cresciuta tantissimo, è bellissima, felice e serena da spupazzare di bacini e baciotti! Ottimo piatto di pasta! Anche se è la una di notte in fondo in fondo una bella porzione notturna la gradirei!
RispondiEliminail vostro racconto mi ha rapita:-) come desidero fare i passatelli ma purtroppo non ho l'apposito attrezzo...sono anche andata in giro a vedere se lo trovavo ma niente...mi hanno semplicemente detto che per fare i passatelli si usa lo schiacciapatate ma....a me non convince e infatti...vedo che esiste un apposito attrezzo a fori larghi....dovrò provare a napoli se avrò un pò di tempo quando vado:-) un bacione a tutti voi..
RispondiEliminaannamaria
Carissima......si avvicina il natale ed è stato sempre simpatico partecipare ad uno Swap.....scambio regali.....che ne dici....se ancora non lo ha organizzato nessuno potrei farlo io....chiaramente per organizzare ho bisogno almeno di 10 adesioni...minimo....rispondi sul mio blog se sei daccordo...se mi ritrovo almeno 10 adesioni lo organizzo:-) io spero che si faccia...vi aspetto numerosi:-) ti mando un bacione:-)
RispondiEliminaAnnamaria
E' da un po' che non passavo, la tua Ginevra è diventata molto bella !!!
RispondiEliminaMi ricorda la mia piccola quando aveva la sua età, mangiava..mangiava e diventò una polpetta. Adesso è un'acciuga.
Un bacio a te e alla tua polpettina.
Inco
mamma mia che piatto!
RispondiEliminache belle foto!
baci
bella Trani vero? noi ne conseviamo un ricordo indimenticabile grazie anche all amia amata Pagnottella che ha reso quel soggiorno unico! Alice ginevra e la sua curiosità sono giusto quel che vi mancava per arrichire ancora di più i vostri racconti di viaggio sempre poetici e precisi...la perfezione di voi tre...io non vedo l'ora di potervi riabbracciare!
RispondiEliminami piacerebbe anche venire a trovarvi nella vostra Bologna e assaggiare un piattp dei vostri come questo che presentate nel post ma ... credo che per il momento sia un progetto molto lontano dal realizzarsi per cui migodo solo la vista!!!
I love you!
dida
Un piatto divino! E che belle foto di famiglia!
RispondiEliminaBuonissimo questo piatto, ricco e gustoso! Un piatto per una sera che scivola in una notte d'oro
RispondiEliminaSiete proprio belli e tanto!
RispondiEliminami hai fatto tornare all'estate...
RispondiElimina:-)
baci alla pupattola, e a voi!!!