lunedì 1 giugno 2015

IO E TE E L'AVVENTURA DI ALICE GINEVRA - MAZZANCOLLE FRESCHISSIME ALLE FRAGOLE

La tensione si taglia con il coltello, quello, il più affiliato, quello che dovresti usare con i guanti in maglia d'acciaio. Il più pericoloso, quello, quello che non tieni a portata di mano, quello che usi soltanto se ci sono io e quando le bambine sono lontane.
Quello che taglia solo con il pensiero, quello che anche un chirurgo non userebbe perché troppo tagliente.
Si tratta solo di una gita. “Ok!” mi dici forse con il pensiero, un pertugio mentale senza il pollice alzato. Non sei convinta della cosa. Analizzi ogni mia parola come se il mio verbo fosse sempre sbagliato.
Purtroppo l'estate è ancora lontana e se ne sta ben nascosta dentro gli armadi.
I colori che avevi pensato per la nostra principessa quasi quattrenne, non sono ancora adatti a questa primavera birichina che sgocciola ad ogni tre per due.
Apri l'anta e sfiori i colori, le mezze maniche, i pantaloncini a pinocchietto, le gonne colorate, i leggins di cotone leggero, l'allegria delle magliette.
Ancora non è il tempo di sfilarle una dopo l'altra, allora le spieghi e le ripieghi, le affianchi e studi l'armonia dei pigmenti della stagione che ancora deve nascere.
Le abbini, sognando il mare, la sabbia e l'afa insopportabile.
Spieghi, ripieghi e reimpili aspettando il momento, che vedrai che ripetitivo sicuramente arriverà.
Tocchi le stoffe, ne soppesi le consistenze, il vellutino, la taglia che ogni mese cresce.
Scopri quelle che già saranno piccole e le cambi d'armadio. Athena ne sarà la prossima proprietaria, cosa certa e sicura.
Ancora il grigio, la manica lunga con Calimero che “...sicuramente la Pupattola non vorrà coprire...” mi dici; la felpa, quella grande e pesante, il maglioncino di cotone che “... ma Alice Ginevra lo chiederà poi alle Dade? ...”, il pigiama rosa con il maialino VIP, quello invernale, quello che avevi già imbustato per il prossimo inverno (forse).
Dubbi, ancora incertezze, esitazione.
Mi chiami e cerchi il mio conforto. Crei la sfilata sul mezzo metro quadro del fasciatoio, riempiendomi di domande, nella speranza che io riesca a sciogliere il nodo della questione, che frantumi quel senso diafano di malcelata rabbia per tutti i tuoi piani saltati, per tutti quei gioiosi abitini adatti anche alle foto.
La tua principessa sarà ugualmente la più bella.
Mi chiedi, cerchi risposte, ma sono certo che, le mie risposte, non ti daranno le certezze che cerchi, la serenità che vorresti.
Non è facile rassicurare una Mamma che sa che la sua quasi quattrenne dormirà fuori la notte, dentro ad un sacco a pelo, lontana da lei, senza i suoi riti, senza il suo titto, senza tutte quelle cose che le regaliamo ogni sera.
Sono sicuro, conosco già le risposte, le leggo nei tuoi occhi, nelle piccole pieghe che si formano sulla tua fronte quando sei preoccupata.
Le leggo nelle piccole cose, nei sorrisi che mi lanci, negli sguardi che non mi fai mentre ti concentri nella ricerca della cosa giusta, nel tepore di casa e, soprattutto, di quello della mamma che solo per quella notte non potrà abbracciarla e darle la buona notte.
Io “macchio” (maschio), come dice Alice Ginevra nel suo lessico ancora imperfetto, sono molto più semplice, più facilone. Analizzo e rispondo solo con la logica, nascondendo accuratamente le mie preoccupazioni sotto a tutto quello che mi pare scontato. “Basta andare in terrazza e capisci che non sarà caldo...”.
Lo so che fatichi ad ascoltarmi, che non vuoi accettare l'eccesso di fresco che questa stagione di mezzo detiene, ma la realtà la senti sulla pelle, la vedi sui peli ritti delle mie braccia. Non è ancora stagione.
Cerco le risposte giuste per te, cerco tra le mie ovvietà di non trasmetterti anche le mie preoccupazioni.
Domani sarà l'avventura per la nostra quasi quattrenne. Sarà un'esperienza che ci racconterà (forse) nel tragitto verso casa.
La tensione si taglia con il coltello, quello affilato, quello, quel coltello che va riposto.
La tensione è il frutto della potenza dell'avventura che la Pupattola vivrà e di quella dei suoi genitori che passeranno la nottata ad immaginare, a fremere per tutti i pensieri che riempiranno la loro mente.
Il pomeriggio arriva ancora più impietoso del previsto. Tutti i piani, compresi i miei si arrotolano su se stessi.
Gli impegni che si allungano, i messaggi che riempiono il cellulare così come liberano il piccolo zaino.
Non è in preventivo uno zaino nuovo, ma devo trovare altri dieci minuti affannati per recuperarlo nel ritorno verso casa, scontrandomi con i vacanzieri del ponte che intasano l'autostrada alla volta del mare.
Se la vita è fatta di attimi, stranamente quei pochi minuti che riesco a racimolare diventano un nulla intenso, un fremito infinito.
Addomesticare l'ansia, a quanto pare, è una parte importante del mestiere del genitore ed è sicuramente una delle cose più difficili a cui fare fronte.
Finalmente a casa. Mezzora alla partenza.
“Ho fatto le mie scale tre alla volta...” e trovo Alice Ginevra stesa sul divano che si abbevera di cartoni animati, mentre tu ancora ti affanni, apri e mi mostri le scatoline con la frutta, i mirtilli che Alice Ginevra adora, i panini con la fesa di tacchino e la fogliolina di lattuga con una goccia di maionese, le pizzette che sei dovuta uscire una seconda volta perché le prime si sono bruciate.
La felpina, il maglioncino, la maglietta ed il resto dei cambi. “Ma gli stivali?” ti chiedo, “no quelli ora non servono più, basta un secondo paio di scarpe!” mi rispondi e mi mandi per un battito di ciglia in confusione.
Ho corso, mi sono affannato, dirottato dai vari whatsapp che mi leggevi, contando anche i secondi e le loro frazioni.
“Ma l'impresa eccezionale è essere normale...” Continuo a canticchiarmi il grande Lucio nella mente. Il tempo continua ad allungarsi, ad estendersi su una distesa di cose da fare e di altre già fatte.
Il tempo è una cosa strana, quando ne hai non ti basta mai, quando non ce n'è più riesci a trovarne ancora per ritardare tutti.
Alice Ginevra si siede sulla tazza ma non riesce ad esaudire il suo desiderio di liberarsi e, come è facile immaginare, la tensione che aleggia in casa di certo non l'aiuta. Ok, la farà a scuola, diventa la decisione finale.
Il giardino della scuola è già pieno, il vociare dei genitori riempie tutti gli spazi del parco.
Cerchiamo ancora conforto dalle dade, sdrammatizzo sbagliando, secondo te, il momento. Poi il pulmino bianco arriva e la partenza della avventuriera ormai è vicina.
Noi e il resto dei genitori ci avvolgiamo al mezzo di trasporto, telefonini pronti a memorizzare l'attimo, noi con la nostra bridge sembriamo i più vintage del gruppo.
Tento le foto ma i vetri riflettono solo i volti nostri che si specchiano sui finestrini fumé del pulmino.
Ma forse sono proprio i nostri visi quelli che è giusto ricordare. Volti felici per trasmettere sicurezza alla nostra avventuriera che passerà la notte a cercare nel bosco delle colline animali fantastici, rumori nuovi, le luci delle stelle ed il buio della notte.
Io e te, nel lettone che per una notte torna all'antico.
Tu ed io con gli occhi chiusi, nel sonno che fermenta i sogni, aspettando il mattino che, strano ma vero arriva quasi subito.
Mi rigiro nel letto cercando un filo di luce per illuminare il quadrante dell'orologio, muovendo il polso per dar luce alle lancette veloci ed a quelle lente.
La sveglia non suona, ma dolcemente ti sveglio. Lo so che è presto, lo so che alle dieci mancano ancora tre ore, lo so che ci vogliono solo venti minuti per andarla a prendere. Lo so!
L'aria della sera, frizzante e birichina non c'è più, il sole ha già riscaldato i dintorni e le mezze maniche danno sollievo.
Bologna è quasi vuota, frutto del ponte vacanziero iniziato.
Si sale per la collina verde e fresca, le chiome degli alberi si scuotono leggere alla brezza che all'ombra rinfresca l'aria.
Quattro passi in salita, con la piccola Athena Giada che corre verso la sorella, Athena Giada che nella notte profonda ha gridato il suo nome venti e più volte, nel sogno.
Arriviamo che lei fa il suo lavoro preferito. Gioca.
La piccola le corre incontro a braccia aperte, si abbracciano, si soffocano d'affetto.
Alice Ginevra, ti siamo mancati? No mamma! Falsa fino al midollo! Gli occhi si illuminano, brillano e ci abbraccia forte.



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I nostri pescivendoli di fiducia, a Comacchio, ci avevano raccomandato queste mazzancolle, appena pescate nel vero senso della parola. Impossibile resistere, considerando la freschezza visibile a occhio nudo, la carnosità e la tenerezza di questi crostacei.
Abbiamo deciso di portarli in tavola in, quasi purezza, semplicemente marinandoli con olio extravergine, succo di limone, sale, pepe e con l'aggiunta di una nota fresca e altrettanto profumata, quella delle fragole.


MAZZANCOLLE FRESCHISSIME ALLE FRAGOLE


Ingredienti:

500 g di mazzancolle freschissime
15 fragole mature e dolcissime
il succo di 2 grossi limoni spremuti
olio extravergine d'oliva di ottima qualità (noi siciliano)
sale grosso aromatizzato alla vaniglia, macinato al momento
pepe nero macinato

La condizione necessaria e fondamentale per la bontà del piatto è la freschezza delle mazzancolle, quindi per noi sono al bando quelle sottospecie di esemplari in vendita presso i banchi del supermercato, con provenienza d'oltreoceano e aspetto poco appetitoso. Detto questo, procediamo ad illustrare la preparazione del piatto.
Laviamo accuratamente le fragole e le tagliamo a pezzetti. Le irroriamo con un po' di succo di limone e le lasciamo riposare in frigorifero per circa mezzora.
Nel frattempo puliamo le mazzancolle, rimuovendo il carapace e il filetto nero addominale, con un po' di pazienza.
Disponiamo le mazzancolle in un piatto di portata. A parte, in una ciotolina prepariamo un'emulsione mescolando olio extravergine d'oliva di ottima qualità con il succo spremuto di 2 grossi limoni. Irroriamo generosamente le mazzancolle con la nostra marinatura e completiamo con alcune macinate di sale grosso aromatizzato alla vaniglia e con alcune macinate di pepe nero.
Aggiungiamo quindi le fragole e copriamo il piatto di portata con della pellicola trasparente.
Lasciamo riposare in frigorifero per un paio d'ore e serviamo aggiungendo un altro sottilissimo filo di olio extravergine d'oliva.
Accompagniamo il piatto con un freschissimo Lighea di Donna Fugata che ben esalta la delicatezza e il profumo di mare che questo delizioso antipasto ci regala.

lunedì 20 aprile 2015

TRA LE PARENTESI DI ALICE GINEVRA - PASSATELLI DI MARE CON GAMBERONI, CARCIOFI E CANNOCCHIE


Tra le parentesi di Alice Ginevra, dove i punti e le virgole sfiorano i più classici degli apostrofi rosa, ascoltarla è ogni volta una scoperta nuova.

ALICE GINEVRA E LE LINGUE

APRITO – COPRITO- SCOPRITO. Ha giusto appena qualche problemino con i participi passati, ma con orgoglio posso dire che pur non avendo compiuto ancora quattro anni, i suoi congiuntivi sono ineccepibili per non parlare degli imperativi. Con questi ultimi in particolare, è un portento. Impartire ordini e mettere tutti in riga è nella sua natura da leader.

“Mamma, hai sbagliato, non si dice così. Tu sei brava a parlare in inglese, ma io sono più meglio di te a parlare in italiano e poi io so parlare anche in inglese”.

“Alice Ginevra mi porti quel pennarello marrone per favore?”
“Mamma, dillo in inglese, devi dire brown oppure yellow o green, se vuoi altri colori, hai capito?”
 
 
 

LA FILOSOFIA DI ALICE GINEVRA

Sicuramente Epicuro sarebbe entusiasta di questa analisi, dove la poesia si mescola con la filosofia.

“Le nuvole, i batuffoli di cotone e la neve sono fatte della stessa materia e non è solida.”

“Il più grande mago dell’universo è madre natura ed è femmina, non maschio”.

“Io e te mamma, se litighiamo è perché siamo uguali e facciamo proprio coppia come quando giochiamo a carte e ne troviamo due uguali”.
 
 

ALICE GINEVRA E LE COSE DA DONNA

Sento rumori strani, mi affaccio sulla porta della camera da letto e la trovo intenta a curiosare tra le mie cose. Mi vede e nota il mio disappunto, così mi precede. “Mamma stai calma, sto solo guardando i tuoi gioielli, sono molto belli, ma stai tranquilla che sto molto attenta a non farli cadere, lo so che sono preziosi”. Le dico di rimetterli al loro posto e sottolineo che sono miei. “Sì sì, lo so, adesso li metto via, ma guarda come mi sta bene questo braccialetto. Adesso che ci penso, te l’ho regalato proprio io quando ero piccola quindi è anche mio”. La proprietà transitiva non le sfugge.

Sempre a proposito di gioielli, ogni tanto esordisce con “Mamma, io adoroooo i diamanti, sono le mie pietre preferite, le adoro. Quando potrò avere un diamante tutto per me? Quando?”.
“Quando diventerai una brava dottoressa” le risponde Luca. E lei “No, prima di diventare una dottoressa, da grande, voglio diventare una fatina”. Non c’è che dire, ha le idee confusamente chiare.

“Mi dai qualche soldino da mettere nel mio salvadanaio? Così quando sarà pieno ti posso fare un regalo”.

“Mamma, quando sarò più grande mi presti la tua macchina?” La bicicletta le va già stretta.

“Povera me!”
“Cosa succede Alice Ginevra?”
E lei: “Povera me, non ho nemmeno un tablet, nemmeno uno!”

Alice Ginevra è molto affezionata alle sue cose e tende a tenersele strette, ma al contempo pretende di fare suo anche quello che appartiene alla sorellina. Il suo ragionamento è “quello che è mio è mio e quello che è di Athena Giada è da condividere”. La piccolina, molto generosa di natura, non gliele lascia passare tutte però e difende fisicamente il suo territorio. Morale: Alice Ginevra esce puntualmente dalla baruffa con il segno di un graffio o di un morso mentre Athena Giada illesa sventola gioiosamente per aria il giocattolo riconquistato.
 

ALICE GINEVRA SICURA DI SE’

“Mi racconti la favola dei Sette Capretti?”. Inizio a raccontare, ma ogni tre parole mi corregge perché secondo lei non sono abbastanza precisa e dettagliata nelle descrizioni. Alla fine me la racconta lei, con interminabili annessi e connessi.

“Mamma, posso avere una casa sull'albero?”
“E come la vuoi questa casa?”
“Di legno, con dentro una camera, una cucina, un frigorifero pieno di frutta, una libreria grande, il computer di babbo, la tv, tanti vestiti, delle scarpe e dei gioielli e poi voglio le chiavi”.
In pratica vuole già andare a vivere da sola.

Mentre afferra qualcosa di fragile mi guarda e dice “Tranquilla, non lo rompo”. Se lo rigira tra le mani descrivendo ogni particolare a modo suo e mi fa “Hai visto? Non l’ho rotto”.
Già, non ancora, penso io con un certo stato d’ansia.
 

ALICE GINEVRA LE COSE LE SA

Alla sorellina:“Non toccare le cose sporche perché sono piene di batteri e di germi e sono molto pericolosi. Mi sono lavata molto bene anche i denti. Athena Giada, te li devi lavare molto bene anche tu sennò i denti diventano gialli e ti vengono i polipi in bocca”. (????)

“Athena Giada non si fa così, ti fai male. Athenaaaaaaaaaaaaa…devi ascoltare mamma, papà e anche me perché noi siamo grandi”.

“Mamma, dai vulcani esce la lava bollita, lo sapevi?”

Se le dici che una cosa è difficile da fare, lei ti rassicura e ti risponde “Ma no che non è difficile, ce la possiamo fare, vedrai”. E quando si arriva in fondo con successo lei ti guarda e ti dice “Visto? Te l’avevo detto che non era così difficile!”.

“Mamma come si chiama questo dinosauro?”
Guardo l’esemplare che mi indica e le rispondo poco convinta “Pterodattilo”. Lei mi corregge dicendo che lo pterodattilo è quell’altro e mi indica col ditino l’esemplare raffigurato a fianco. Oso con triceratopo, ma mi ride in faccia facendomi notare che “Non lo vedi che non ha le corna?”
Alla fine chiede aiuto a papà, urlando dalla cucina in direzione camera da letto “Papà che dinosauro è questo?”. Lui pur non vedendolo le chiede “Erbivoro o carnivoro?”. Lei risponde “Erbivoro”. Io rimango basita, ne sa più di me la pupattola. Luca risponde di rimando “E’ un brontosauro” e lei “Ecco, è proprio un brontosauro, mi ero dimenticata il nome.”
Scettica, mostro a Luca la fotografia e lui conferma che si tratta effettivamente di un brontosauro.
Alice Ginevra è soddisfatta, mi guarda e mi consiglia di allenarmi a riconoscere i dinosauri perché " Mamma, dai, puoi migliorare!"

Quando prepariamo qualche intingolo lei vuole assaggiare. Si porta il cucchiaio alla bocca e poi “Secondo me manca un ingrediente, manca qualcosa. Io ci aggiungerei un po’ di capperi. Tre cucchiai, no quattro. No, ho cambiato idea, ne basta uno”.

“Mamma mi puoi preparare il riso al formaggio? Servono solo due ingredienti, l’olio e il formaggio, mi raccomando ricordati che sono solo due”.

ALICE GINEVRA E… L’AMORE

“I principi e le principesse si baciano sulla bocca, non è incredibile?” 

“Mamma, posso invitare a casa nostra Leonardo? Prima guardiamo Cartoonito, a lui piace molto Cartoonito e poi andiamo a giocare in camera mia. Poi ti volevo chiedere se posso andare al mare con Leonardo, ma solo io, senza voi.”
Seh seh, pupattola, come no!
E poi continua, “Mamma, è così bello Leonardo”.
Almeno su questo siamo d’accordo, in fatto di gusti sa il fatto suo, il pupo che tra parentesi ha quasi sei anni e a settembre abbandonerà l’asilo per la scuola primaria (perciò urge cambio di fidanzatino), è il più carino della classe.

“Penso che voglio sposare il principe di Cenerentola perché adoooro quelle scarpette di cristallo. Al di fuori di lui non conosco altri principi che abitino qui, sono tutti nelle favole. Forse però se vado a qualche festa da ballo potrò incontrarlo”. Fa una pausa di riflessione e poi dice “Ma io non ho un vestito adatto per andare ad una festa da ballo. Posso averlo mammina, posso?”

ALICE GINEVRA E LA NATURA CON I SUOI MISTERI

“Ho avuto un’idea. Gli alberi che sono senza foglie avranno molto freddo, li vedi? Sembrano dei mostri, quello là mi sembra una strega rinsecchita. Che ne pensi se riattacchiamo le foglie con lo scotch? Che ne pensi, allora? Potrei anche dipingere i marciapiedi di rosso, giallo e blu, sono molto brava a dipingere io. Mamma, guarda come sono sporche quelle macchine parcheggiate vicino alla tua. Andiamo a prendere la nostra spugna così le puliamo.” Un pelino troppo volenterosa.

Punta il dito verso il cielo. “Quella stella è Venere ed è la stella di Athena Giada. La mia invece è la stella polare, ma anche la luna è mia. La luna è la mia preferita”.

Dopo avere comprato un cocco (che desiderava da giorni) e scoperto che all’interno era pieno di muffa, delusissima ha esclamato con un sospiro a rendere il tutto più drammatico “Io ho fatto l’impossibile per trovare un cocco (lei, mica noi a girare tre supermercati!), purtroppo è ammuffito, non ci posso credere, non ci posso credere…..”

“Le foglie con le spine sono foglie urticanti e bisogna fare molta attenzione a toccarle, ma non vi preoccupate, ci sono io e le so riconoscere.”

Alice Ginevra è anche questa.



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PASSATELLI DI MARE CON GAMBERONI, CARCIOFI E CANNOCCHIE


Ingredienti per 3 persone:

Per i passatelli:

160 g di pane grattugiato (noi abbiamo usato delle piccole mantovane di 3 giorni prima - perché i passatelli riescano bene e non si sbriciolino, il pane non deve essere troppo secco. Da evitare rigorosamente il pane grattugiato confezionato)
150 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
5 cucchiai colmi di farina di grano duro
4 uova fresche
la scorza grattugiata di 1/2 limone
noce moscata grattugiata


Per il condimento:

8 gamberoni freschissimi
12-15 cannocchie medio piccole ma freschissime
1 spicchio d'aglio tritato
1 cipollotto di Tropea fresco
1 carciofo (abbiamo usato una mammola)
1/2 bicchiere di vino bianco secco
un filo d'olio extravergine d'oliva
1/2 peperoncino fresco
1 pizzico di sale



Per la buona riuscita dei passatelli, evitare cioè che si sbriciolino una volta versati nel brodo caldo, l'importante è scegliere il giusto tipo di pane grattugiato. Al bando il pane grattugiato confezionato, in vendita nei supermercati, al suo posto consigliamo di acquistare un paio di mantovane e lasciarle "invecchiare" dai 2 ai 3 giorni. 



Grattugiamo quindi il pane e il parmigiano e versiamo entrambi in una ciotola capiente. Aggiungiamo la farina di semola per conferire ai passatelli ulteriore forza. Uniamo le uova, la scorza del limone grattugiata e una bella grattugiata di noce moscata. Amalgamiamo tutti gli ingredienti e impastiamo fino ad ottenere un panetto sodo e compatto. Se necessario, aggiungere altro pane grattugiato.
Lasciamo riposare il panetto in frigorifero, dopo averlo avvolto nella pellicola trasparente, per circa mezzora.
Con l'apposito attrezzo (uno schiacciapatate con i fori larghi) otteniamo i nostri passatelli.
Mentre l'impasto dei passatelli riposa in frigorifero, prepariamo il sugo di pesce.
Tritiamo finemente la cipolla fresca di Tropea, lo spicchio d'aglio e il peperoncino.
Scaldiamo un filo d'olio extravergine d'oliva in una padella antiaderente capiente e uniamo lo spicchio d'aglio tritato. Un attimo dopo aggiungiamo la cipolla e lasciamo rosolare dolcemente.
A parte puliamo le cannocchie e i gamberoni, lasciandone una metà interi mentre gli altri li tagliamo a pezzetti.
Puliamo anche il carciofo, eliminando le foglie esterne più dure e sbucciamo il gambo. Andiamo quindi a tritare finemente il gambo e tagliamo a striscioline il resto del carciofo.
Versiamo in padella anche il carciofo, mescoliamo, lasciamo andare qualche minuto. Uniamo quindi il peperoncino tritato e un pizzico di sale. Qualche minuto, in modo da fare intenerire il carciofo e aggiungiamo le cannocchie e i gamberoni. Essendo freschissimo, il pesce necessita di pochi minuti di cottura. Lasciamo sobbollire per qualche minuto poi sfumiamo con il vino bianco. Una volta evaporato, lasciamo cuocere per 5-6 minuti ancora e poi togliamo dal fuoco.
Facciamo cuocere i passatelli in un brodo vegetale, meglio ancora se si ha a disposizione un brodo di pesce. Quando quest'ultimo giunge a bollore, versiamo i passatelli con delicatezza. Un paio di minuti e li scoliamo rapidamente. Li facciamo quindi saltare in padella con il condimento e impiattiamo immediatamente.
Deliziosi. Da accompagnare con un ottimo vino bianco come un Picol, un Sauvignon Blanc del 2011 con i suoi favolosi 14 gradi.
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